Febbraio 2005

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28/02/05    Il telefono.
E' arrivata la civiltà anche a casa mia. Stamattina mi è stato finalmente attivato il telefono con l'ADSL. Sono completamente integrato nella società americana. Sembra incredibile quanto un oggetto così scontato, quasi insignificante, che abbiamo in tutte le nostre case, sia diventato uno strumento indispensabile per un animale sociale come l'uomo. Ora posso chiamare, posso essere chiamato, posso collegarmi ad internet regolarmente. Spesso anche per fare la spesa usando la carta di credito, ti chiedono il numero del telefono, come se fosse un'altro documento d'identità. E per fortuna che è arrivato qualche giorno prima di Gianna... se fosse arrivato dopo, non credo che lei sarebbe sopravvissuta. Con l'ADSL è possibile anche vedere qualcosa della TV italiana, i telegiornali, alcuni sceneggiati, lo sport, qualche soap opera registrata. Ho visto una puntata vecchia di Nonno Libero e un'intervista a Bonolis prima di San Remo. Sembra niente per chi sta in Italia e invece tutto acquista un significato particolare a tanti chilometri di distanza. Ora comincia il lavoro più difficile. Quello di convincere Gianna che è valsa la pena venire qui. E' il compito più arduo che dovrò affrontare nei prossimi mesi e un po' mi spaventa. Essere giudicato per una decisione presa di slancio. Forse anche più di quanto mi dispiace per aver lasciato tutti, parenti, amici per venire a vivere dall'altra parte del mondo. Sono già passati due dei trentasei mesi previsti. Ma non deve essere un conto alla rovescia o non passerà più. Dovremo goderci questa "villeggiatura", dovremo approfittare di questa occasione. Non dovremo rinunciare a nulla. Dovremo fare come tutti coloro che ci hanno preceduti, che sono tornati in Italia lasciando un pezzo del loro cuore in Alabama, con il sogno, magari, di tornarci un giorno. Chissà...

Anche ad Huntsville c'è lo zoo.


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27/02/05    Domenica.
Il lunghissimo weekend sta terminando. Anche volendo uscire, fuori piove e fa freddo. Ho avuto soltanto il coraggio di andare a messa ma sono subito rientrato a casa alla fine della funzione. Mi sento piano piano integrato nella comunità locale. Ormai in chiesa vedo sempre le stesse persone, compagni di viaggio che si ritrovano. Non ho ancora scambiato parola con nessuno ma sento che lentamente la mia presenza viene digerita. Le prime volte all'uscita dalla messa nessuno mi guardava o si rivolgeva a me, neanche per darmi il volantino della parrocchia. Adesso invece è cambiato tutto. Domenica scorsa mi sono anche presentato al parroco. Qui, come nella migliore tradizione anglosassone, il parroco aspetta fuori, al termine della messa, e saluta tutti, uno per uno. Comincio a seguire le preghiere e soprattutto comincio a ricordare i canti. Devo dire che è piacevole sentirli cantare. La musica è attraente e orecchiabile, viene spontaneo seguirli, come se fosse una canzone americana da Hit Parade. L'inglese che si parla in chiesa è abbastanza difficile. Sono termini che non si usano normalmente nella vita comune. Oggi ad esempio la parola "Worship" è stata ripetuta infinite volte ed io non capivo. Tornando a casa ho scoperto che significa "culto, venerare, adorare". Oppure l'aggettivo "Holy" che vuol dire "Santo". C'è voluto un po' per capirlo anche perchè pensavo si dicesse "Saint". Il parroco oggi ha descritto con grande enfasi ed ottime capacità oratorie la splendida immagine della "Spring of Water of Llife" la Sorgente dell'Acqua della Vita. E' così che si impara una lingua, vivendo ogni giorno tutti i giorni, "twentyfour-seven" (24-7) come dicono qui, cioè 24 ore al giorno e 7 giorni alla settimana. O la impari, o parli spagnolo, o non sopravvivi.

A grande richiesta le immagini di Simona a Andrea, come li vedo io.


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26/02/05    Sabato.
In questi ultimi giorni, non sto facendo molto. Le attività che dovevano essere completate prima dell'arrivo di Gianna e Francesca, ad eccezione dei mobili, sono concluse. La città ormai la conosco bene e posso muovermi agevolmente, anche perchè non ci vuole Einstein per imparare le strade. I documenti sono a posto. La macchina è mia. La casa va avanti bene con quello che c'è, e quello che mancava l'ho già comprato. Cosa posso fare in un sabato qualunque senza le mie donne? Sto a casa, naturalmente. Ho fatto i miei soliti 10 minuti di corsetta e... sono tornato al computer. Mi sto facendo prendere dalla passione per la storia. Non avevo l'avevo mai vista come hobby. Mi ricordo che quando andavo a scuola era una materia che mi piaceva ma il mio rendimento non ha mai raggiunto i livelli che avevo in altre materie, come la matematica o il disegno. Ora la sto riscoprendo, naturalmente collegata alla ricerca a distanza che sto facendo sulle origini dei Lo Conte e quindi della storia di Ariano. E' incredibile come possa essere possibile attingere ad una mole infinita di informazioni, di riferimenti bibliografici, stanno comodamente seduti davanti al monitor del computer. Le notizie mi assalgono, mi sommergono e mi risulta difficile riuscire a stare a galla, a dominare la situazione. Ho raccolto dati che per essere esaminati con attenzione richiederebbero settimane o mesi di lavoro dedicato. Comunque la mia ricerca è finalizzata a certi particolari, per cui con un buon motore di ricerca riesco a sistentizzare abbastanza bene. Ho raccolto già una trentina di pagine e ne ho altrettante in attesa di essere vagliate, confrontate, sfrondate e ricucite. Ho trovato fonti diverse che a volte di contraddicono, almeno nelle date. E' un lavoro interessante che spero di completare prima che arrivi la furia Francesca ad assorbire tutto il mio futuro tempo libero. E non vedo l'ora.

Fra pochi giorni potrò finalmente vederla in modo diverso....


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25/02/05    Downtown.
Oggi mi ero armato di buona volontà, avevo visto la bellissima giornata di sole e così ho preso una decisione e sono uscito. Non sono andato a correre perchè lo avevo già fatto nei due giorni precedenti e il mio fisico, pur essendo statuario e prestante, non mi garantisce le stesse prestazioni olimpioniche per tre giorni consecutivi. Così ho preso la macchina, ho fatto un salto all'aeroporto per vedere che il biglietto aereo per Roma fosse tutto regolare e per testare anche la possibilità di lasciare l'auto al parcheggio dell'aeroporto per 5 giorni. Poi mi sono recato in centro. Effettivamente un centro esiste (in inglese "downtown"). E' un rione dove le case sono più alte, più fitte e più antiche, anche se intervallate da edifici modernissimi, solitamente uffici o banche. C'è una miscellanea di stili incredibile. Tutti naturalmente finti. Riproduzioni di palazzi veri che stanno chissà dove. La sensazione di vivere in un film o di muoversi all'interno di scenografie cinematografiche hollywoodiane e sempre forte e non si ridimensiona col passare dei giorni, anzi forse aumenta perchè, riprendendo un concetto già accennato, molti particolari, dettagli, indizi che a noi sfuggono guardando i film americani, qui prendono forma e significato. Tornando alla downtown, c'è comunque anche qualche chiesa più storica, c'è la principale chiesa cattolica di Huntsville, qualche museo e il palazzo della contea di Madison. Felice di essere finalmente in un posto un po' più simile all'Europa ho preso la telecamera digitale per immortalare il paesaggio. Pronto per realizzare un servizio fotografico d'autore... Inquadro la chiesa cattolica, accendo la telecamera e... non si accende! Avevo dimenticato di caricare la batteria! Tanto sforzo sprecato. Ora mi toccherà tornare un'altra volta, aspettare di nuovo la bella giornata di sole e, dopo aver caricato la batteria, finalmente scattare qualche fotografia.

Questa foto avrei dovuto farla io.


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24/02/05    Il casalingo.
Se non altro posso trovare ancora qualcosa di positivo in questo mio esilio americano, in attesa delle mie due donne: sono diventato un perfetto casalingo. In realtà ero già abituato a vivere e sopravvivere da solo, dai tempi di Torino e poi di Nettuno (in tutto sono stato da solo per quasi 10 anni). Tuttavia non mi ero mai spinto così tanto. Ho sempre fatto i servizi di casa, anche se sempre di controvoglia, ma non mi ero mai dedicato alla gastronomia. Ho fatto "di necessità virtù" e così mi sono cimentato con alterne fortune. Internet, anche in questo caso, è fondamentale. Ti serve di sapere se nella pasta alla carbonara ci va l'aglio o la cipolla? Basta che vai su internet e non solo trovi la risposta, ma mille altri consigli su come diventare un perfetto chef. Ormai carbonara, amatriciana, ragù, non hanno più segreti per me. Sui secondi sono un po' più pigro. Anche perchè la carne qui è molto buona e tenerissima e non vale la pena sofisticarla con condimenti complicati. E' sufficiente una piastra calda, un po' di sale e la carne è pronta. Le insalate invece si prestano a qualche pizzico di fantasia in più, comunque sono rimasto sempre nell'ambito delle ricette e sapori italiani. Tutte le volte che ho cambiato verso ingredienti più esotici... mi sono pentito. Penso che al ritorno in Italia non potremo più fare a meno di due elettrodomestici che sto sfruttando tantissimo: il forno a microonde e l'asciugatrice. E' incredibile quanto tempo e fatica ti facciano risparmiare. Il microonde ti permette di scongelare qualsiasi cosa hai dimenticato nel freezer nel giro di 2 o 3 minuti e ti risolve così rapidamente dall'impiccio. Se hai dimenticato di comprato il pane, ma ce l'hai congelato, non è più un problema, anche soltanto 3 minuti prima di sederti a tavola, lo metti nel microonde ed esce fumante. Poi fa risparmiare tempo e fatica perchè per molti alimenti è possibile cuocerli direttamente nel piatto dove verranno mangiati e quindi non si sporcano neanche le pentole. Ad esempio per il latte, la mattina, ormai non sporco più il pentolino, metto direttamente la tazza e dopo 1 minuto e 50 secondi il latte è pronto. Stessa comodità la offre l'asciugatrice. Ieri sono andato a correre e avevo la tuta sporca. L'ho messa in lavatrice e poi nell'asciugatrice e dopo circa 1 ora e mezza la tuta era pronta, calda, asciutta e non c'è neanche stato bisogno di stirarla! Sembra incredibile come alcune semplificazioni della vita non prendano piede anche da noi (vedi anche ad esempio il cambio automatico nelle macchine), eppure siamo o non siamo un paese di pigroni?

La casa di Antonio e Alicia.


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23/02/05    Le origini dei Lo Conte.
Ultimamente ho un "pochino" di tempo libero, così ho passato qualche oretta a fare una ricerca su internet ed in particolare sugli elenchi telefonici italiani per vedere quanti Lo Conte ci sono in Italia e come sono distribuiti sul territorio nazionale. Ho scoperto alcune cose interessanti. Intanto una mia convinzione era completamente sbagliata: pensavo che i "Lo Conte" fossero in prevalenza campani ed i "Loconte" in prevalenza siciliani e invece non è assolutamente così. I Loconte vivono quasi tutti in Puglia ed in particolare sono concentrati nella provincia di Bari (315) di cui il 50% vive ad Andria (158) ed i rimanenti nel quadrilatero tra Andria, Barletta, Bari e Bitetto. I pochissimi altri Loconte sparsi per l'Italia sono nelle regioni tipicamente scelte dall'emigrazione pugliese degli anni '60 (Lazio, Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna). I Lo Conte invece vivono in prevalenza in Campania e soprattutto in provincia di Avellino (281) ed in particolare ad Ariano Irpino (226) e questo si sapeva, come poteva essere plausibile una loro forte presenza nelle solite regioni di emigrazione campana (Toscana e Prato in particolare, Lazio, Piemonte, Emilia Romagna, Lombardia) ma esiste anche una discreta presenza in Sicilia ed in particolare nella provincia di Messina (22) ed a Mussumeli (CL) (13). Esaminando questi numeri ed osservando che in fondo Ariano e Andria non sono così lontane, potrebbero esserci validi elementi per affermare che le due famiglie abbiano origini comuni. A questo punto vengono spontanee alcune considerazioni, anzi si possono fare almeno tre ipotesi:
1) volendo trascurare la presenza siciliana (magari dovuta ad uno o più rami dei Lo Conte che si trasferirono in un'epoca imprecisata), se i Lo Conte-Loconte avessero origini comuni, potrebbero essere confermate proprio ad Ariano Irpino (che, ricordiamo, soltanto 60 anni fa era un comune della Puglia). In un'epoca piuttosto remota (suppongo almeno fine '700) un ramo si trasferì nelle vicine Murge e nel trasferimento cambiò cognome attaccando l'articolo.
Sarebbe stato interessante avere la stessa fotografia della distribuzione dei cognomi magari risalente a 80-100 anni fa.
2) oppure, invece che arianese, il ceppo originario era pugliese, considerando che sommando i cognomi Lo Conte/Loconte i pugliesi (464) sono più numerosi dei campani (315) tuttavia sembra improbabile che nel modificare il cognome si sia staccato l'articolo (di solito succede il contrario);
3) oppure il ceppo originario è proprio siciliano, nato come Lo Conte, e trasferitosi, per qualche misterioso motivo, quasi totalmente ad Ariano.
Naturalmente esisterà una quarta ipotesi, quella vera, che ancora non sono riuscito ad individuare. Ora viene da chiedersi, perchè proprio Ariano Irpino e soprattutto, quando nacque la dinastia Lo Conte e perchè si chiamano proprio così? Molte domande ancora senza risposta. Si faccia avanti chi ha qualche altra ipotesi da proporre o, magari, conosce effettivamente come andarono le cose nella realtà.

Per vedere le figure in modo più leggibile, collegarsi al sito: www.pietroloconte.it/famiglia/Italia.htm.


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22/02/05    Somiglianze.
Sabato sera sono stato a cena da Antonio e Alicia e c'era anche John Reynolds, il mio capo. Sembra incredibile come a volte la mente umana riesca a trovare somiglianze dove non ci sono, o forse è ancora più incredibile che queste somiglianze ci siano davvero anche se a migliaia di chilometri di distanza. A questo punto penso che sia vera la leggenda metropolitana che afferma che ognuno di noi abbia nel mondo almeno un sosia. La famiglia Reynolds: lui è molto simile (o almeno me lo ricorda) a Richard Dreyfus l'attore che ha recitato in molti film di Hollywood, uno tra tutti "Incontri ravvicinati del terzo tipo". La moglie è una sosia di Lucrezia, una mia amica/parente di Roma. Stesso sguardo, stesse lentiggini, stessa intonazione della voce, è solo più vecchia e si vede. Hanno due figlie, la prima di 10 e la seconda di 7 anni e mezzo, che assomigliano più che fisicamente, come carattere ed atteggiamenti, a Davide e Lorenzo. Sono la versione femminile e americana dei miei primi due nipoti. Ho passato la serata ad osservarle. La più grande è più seria, precisa, ogni tanto si appartava per leggere un libro proprio come Davide. La seconda pur essendo più piccola è alta come la sorella, è un po' cicciottella, scatenata, non sta un attimo ferma e la voce, l'intonazione dei discorsi, le facce, gli sguardi, un Lorenzo in gonnellino! Può darsi che i bambini si somiglino un po' tutti, o può darsi che mi manchino i miei nipoti al punto che li vedo ovunque, sta di fatto che per me sono uguali. Vedremo se anche Gianna troverà queste somiglianze.

Sara, la futura amichetta di Francesca.


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21/02/05     I Presidenti.
Gli americani festeggiano un'altra ricorrenza. Oggi 21 febbraio, ma ogni anno cambia perchè capita sempre il terzo lunedì di febbraio, si ricordano i Presidenti americani. Da noi sarebbe impensabile che si stabilisca come festa nazionale un giorno in cui si ricordano i presidenti della Repubblica Italiana. Anzi voglio sfidare i lettori. Sapreste elencarli soltanto? Eppure non sono tanti, sono soltanto 10 in 59 anni della nostra storia... Se vi arrendete basta fare un salto a questo link ed avrete la risposta. Oggi per me è anche un'altra ricorrenza, che festeggio insieme a Ezio anche se penso che lui non se lo ricordi neppure: è l'anniversario della nostra laurea. Sono già passati 13 anni da quando terminammo un periodo importante della nostra vita. Da quando sono qui negli States mi domando spesso cosa avrei pensato, allora, se avessi saputo che un giorno avrei vissuto e lavorato in America. Per i giovani, ma penso soprattutto agli studenti di Ingegneria, di Fisica, di Matematica poter studiare o lavorare in America è un sogno che raramente diventa realtà. Bisogna essere particolarmente dotati, volenterosi e fortunati e queste tre qualità è difficile trovarle tutte insieme in una persona. Per me è un'occasione unica e, penso, irripetibile. Dovrò sfruttarla al massimo e fare in modo che anche Francesca e Gianna ne approfittino al meglio. Oggi sono anche felice perchè le persone a me più care sono arrivate a casa sane e salve malgrado il maltempo imperversi in tutta Italia. Ed anche il collegamento ad internet, da oggi, funziona non più soltanto in bagno ma in tutto l'appartamento. Sono piccole soddisfazioni, ma dopo tanti giorni di disguidi, lungaggini, sacrifici, attese, mi sento un po' più sereno. E il 3 marzo sta arrivando...

I primi presidenti americani.


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20/02/05     Una domenica tranquilla.
Ormai ho già trascorso 6 settimane in questo posto un po' particolare. La tensione dei primi giorni è quasi scomparsa. Ho risolto i miei problemi burocratici ed ora non mi manca che aspettare il fatidico 3 marzo per tornare in Europa. E' diverso parlare di Europa da qui. Quando siamo nel nostro paese non ci sentiamo europei, a volte non ci riconosciamo neanche come italiani. Stando all'estero, al di fuori di quel contesto, ci si può rendere conto che comunque noi, europei, siamo molto simili per quanto invece siamo diversi dagli americani. In fondo scambiare due chiacchiere con un francese, un tedesco o uno spagnolo e poco più che tenere una discussione con un piemontese, un lombardo o un siciliano. Duemila anni di storia, dall'Impero Romano ad oggi, non si possono cancellare. E non importa se in questi duemila anni, ad eccezione degli ultimi 60 anni, ce le siamo date sempre di santa ragione. Noi europei siamo come quei fratelli che da piccoli si picchiavano costantemente ogni volta che si guardavano negli occhi, ma oggi, crescendo, maturando, darebbero la loro vita, reciprocamente. Ieri sera chiacchierando a casa di Antonio, a cena con il mio capo, John, mi sono reso conto di quanto, soltanto fino a pochi anni fa, la discriminazione razziale, soprattutto in Alabama, era fortemente radicata nella struttura sociale. Ancora oggi le due comunità, bianchi e neri, sono nettamente distinte e separate. Effettivamente, lo posso vedere anche al lavoro. Anche se condividono gli stessi uffici, non mi capita mai di trovare bianchi e neri chiacchierare amichevolmente, ma i bianchi parlano con i bianchi e i neri con i neri. Da noi non è così. Ma forse perchè non riusciamo ancora a vedere nel nero un possibile avversario, un concorrente, un ostacolo nella scalata sociale. Qui i neri non sono ai margini ma fanno parte integrante della società, con radici che nascono con la storia stessa degli Stati Uniti per cui, quando vengono emarginati, non lo accettano, oppure sono loro stessi ad emarginarsi perchè non riconoscono nella struttura sociale di estrazione bianca-anglosassone una giusta tutela dei loro diritti. Ed allora li vedi parlare una lingua differente, frequentare centri commerciali differenti, avere anche abitudini alimentari differenti.

Il parco nazionale di Desoto.


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19/02/05     La targa.
Contrariamente a quanto succede in Italia la targa dell'automobile non identifica l'auto ma il suo proprietario, quindi se dovessi vendere l'auto attuale potrei trasferire la stessa targa su quella nuova, oppure tenermela per ricordo e chiederne un'altra. Se vogliamo analizzare più nel dettaglio le targhe, ognuno dei 50 stati le personalizza in qualche modo caratteristico, ad esempio mettendoci uno slogan, un motto, una frase particolare. La targa standard dell'Alabama che viene usata in questo periodo porta la scritta "Stars Fell On (Alabama)" (Le stelle caddero sull’Alabama) con delle stelle e delle note musicali. E’ il titolo di una canzone lirica del 1934. Accanto alla scritta Alabama c'è un cuoricino che contiene la scritta "Heart of Dixie" che è stato lo slogan dell’Alabama fino al 1982. Il significato è abbastanza complesso comunque vuol dire che l’Alabama è il cuore del vecchio sud. Il nostro bollo è sostituito dai due adesivi. Quello in basso a sinistra riporta il mese e quello in basso a destra l'anno di scadenza. Io, per esempio, dovrò rinnovare il bollo entro e non oltre il prossimo mese di luglio 2005. La targa inizia con il numero 47 che indica la contea di Madison in cui si trova Huntsville (infatti c'è un 47 anche nell'adesivo di destra). E' possibile richiedere, con una spesa aggiuntiva, una targa personalizzata sia come sfondo che come testo e allora, previa approvazione per scongiurare parole sconvenienti, ci si può sbizzarrire con la fantasia. Ci sono targhe speciali che riportano ad esempio indicazioni sul proprietario (veterano disabile, militare pensionato, studente, radioamatore, pompiere, handicappato), o qualche slogan particolare come "we support our troops" noi appoggiamo i nostri soldati. Si usa soltanto la targa posteriore, infatti se guardi le auto davanti sembrano tutte ancora da immatricolare. Comunque lo spazio ci sarebbe, infatti molti si sbizzarriscono a personalizzare anche la targa anteriore, naturalmente finta, senza freni alla fantasia. Tommaso ad esempio aveva messo una bandiera italiana.
We lived our little drama
We kissed in a field of white
And stars fell on Alabama
Last night
I can't forget the glamour
Your eyes held a tender light
While stars fell on Alabama
Last night
I never planned in my imagination
A situation - so heavenly
A fairy land where no one else could enter
And in the center - just you and me
My heart beat like a hammer
Arms wound around you tight
And stars fell on Alabama
Last night

La targa e la canzone "Stars Fell On Alabama"

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18/02/05     Finalmente americano.
Posso dire ormai di essere diventato americano. Posso girare per le "freeways" a testa alta senza dovermi sentire un verme, un clandestino, un "Messicano" come dicono da queste parti. Ho anch'io un'automobile, regolarmente assicurata e registrata alla motorizzazione con tanto di targa nuova. Si è rovesciata la storia. Una volta diventare cittadini di Roma significava essere finalmente civili e godere di tutti i diritti. Oggi, duemila anni dopo, un cittadino romano come me ha dovuto faticare non poco per essere riconosciuto dalla burocrazia americana in una maniera appena decente. Come previsto, una volta ottenuto il benestare con il rilascio del SSN tutto è diventato facile. Mi è sembrato come mangiare quei dolci buonissimi (italiani) duri fuori e morbidi dentro come ad esempio la Creme Brulé, o quei formaggi che hanno una corteccia un po' dura da scalfire ma che una volta perforata diventano molli come il burro. Stranamente l'assicurazione per le auto, in un paese dove si vive solo di auto, è obbligatoria soltanto da 5 anni. E circolano ancora molte auto non assicurate. Ciò determina una forte concorrenza e prezzi relativamente bassi (sempre e soltanto per chi ha la patente americana). Infatti ho pagato per 6 mesi soltanto 250 dollari (circa 170 euro) ma quando verrà Gianna dovremo ricontrattare. Poi sono andato a fare il "passaggio di proprietà", immatricolazione, ritiro della targa nuova e pagamento del bollo. E' una cosa ridicola. Si fa tutto in una volta in un ufficio che sta all'interno di un supermercato alimentare. Cioè si entra nel supermercato, dopo la frutta e prima del pane c'è una stanza a vetri, tipo la macelleria che sta dentro l'Auchan, e lì dentro si fa tutto. Ho portato un pezzo di carta privato su cui il venditore e il compratore dichiarano di aver effettuato la compravendita e la cifra pattuita (su cui si pagano le tasse). Ho portato la ricevuta dell'assicurazione pagata e il "title" che sarebbe praticamente il nostro libretto dove c'è scritto il nome del proprietario e sul retro l'eventuale acquirente. Ho pagato 64 dollari e mi hanno dato la ricevuta del bollo pagato e la nuova targa (la vecchia la devo spedire al vecchio proprietario). Ora non mi resta che aspettare che mi arrivino per posta: la Social Security Card originale, la patente originale, il talloncino dell'assicurazione originale e il "title" originale con il mio nome stampato sopra. Per ora vado in giro con tutti questi documenti in fotocopia, ma pare che sia tutto normale.

Questa è sempre la stessa macchina, ma con la targa nuova.


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17/02/05     Una promozione.
Pare che oggi abbiano accettato la mia richiesta per una linea telefonica. Se va bene il 28 febbraio potrò finalmente sentire squillare in casa mia qualcosa di diverso rispetto al microonde. Qualche giorno dopo, il 2 marzo avrò anche la linea ADSL. Stamane c'è stata una cerimonia un po' singolare per noi, ma che per gli americani è normalissima. Un ex-maggiore dell'esercito USA è andato in pensione qualche tempo fa passando nella riserva, è stato riassunto come civile ed ha continuato a lavorare esattamente nello stesso ufficio dove era impiegato prima. La cosa strana è che oggi è stato promosso tenente colonnello! Si è rimesso la divisa per un giorno e c'è stata una cerimonia in cui il generale l'ha investito del nuovo grado attaccandogli la stella sulla spallina destra. Il festeggiato ha chiamato in causa la moglie che era tra il pubblico con tutta la famiglia e lei gli ha attaccato la stella anche sull'altra spallina. Hanno ascoltato il messaggio del presidente Bush, poi il neopromosso ha fatto un breve ma significativo discorso soprattutto dedicato alla moglie e ai suoi figli. In particolare ha voluto sottolineare molte volte la pazienza che ha avuto la moglie a sopportare i disguidi, le lontananze, i sacrifici imposti dal lavoro del marito: hanno subito ben 14 trasferimenti e quando era lontano non era in villeggiatura, ma in Afghanistan o in Iraq! E' stato molto romantico, le dato un bacio e le ha regalato un mazzo di fiori. Indovinate a chi stavo pensando in quel momento! Dopo la cerimonia c’è stato il rinfresco. Naturalmente non c’era nulla che potesse ricordare le cose che normalmente troviamo sulle nostre tavole. Le bevande erano agrodolci, gli alimenti salati non erano ben identificabili e la torta (naturalmente a forma di bandiera americana) era pesantissima. Non basterà soltanto imparare la lingua, anche di questo Gianna si dovrà abituare…

Una delle case più antiche di Huntsville, in stile vittoriano.


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16/02/05     La patente.
Gli eventi si evolvono senza tregua. Dopo aver ottenuto il Social Security Number il passo successivo è la patente americana. Oggi ho fatto l'esame scritto, l'esame pratico e ho ritirato la patente, tutto in circa tre ore. Ci fosse una cosa, dico una, che fosse uguale all'Italia. Naturalmente non so come sia la situazione attuale in Italia, i miei ricordi risalgono al lontano 1982 (quasi 23 anni fa) però non credo che sia cambiata molto. Qui prendere la patente è forse la cosa più semplice dopo mangiare un hamburger col ketchup. E' sufficiente avere 16 anni (ma già a 15 ti danno un patentino) e l'SSN e puoi recarti all'ufficio patenti locale (quello della mia zona non è ad Huntsville ma nella vicina Decatur), compili qualche modulo, paghi 5 dollari, ti fanno un rapido test per la vista, e ti danno il foglio con le domande. Sei da solo, hai a disposizione quanto tempo vuoi, devi solo rispondere al quiz che è composto da circa 40 domande. Sono abbastanza semplici, se lo vuoi nella tua lingua (giapponese, coreano, arabo, spagnolo ... ma non italiano) lo puoi chiedere. Puoi commettere fino a 6 errori e passi lo stesso. Poi si fa il test pratico. Controllo della macchina, frecce, clacson, fari, stop (la mia macchina ha il cambio manuale e per loro sono un marziano). Il giro dell'isolato, 7 o 8 stop, un paio di semafori, un'inversione ad U ed ho passato l'esame. Pagati altri 23 dollari, mi hanno fatto la foto e mi hanno dato una fotocopia bianco e nero della patente che mi arriverà per posta fra un paio di settimane. C'è stata una dura lotta perdente per il mio cognome. Comincio a capire perchè i parenti americani hanno cambiato tutti nome: non c'è stato modo di convincere le impiegate che il mio cognome è uno ma composto da due parole. Il computer non ne ha voluto sapere e così da oggi, per la patente, sono "Pietro Loconte". Altrimenti sarei stato "Pietro Lo" oppure "Pietro Conte". I miei antenati si rivolteranno nella tomba... Naturalmente la giornata non poteva essere completamente positiva. Sono stato all'assicurazione soddisfatto di avere ottenuto sia il SSN sia la patente. E invece mi hanno rispedito al mittente: la mia patente non è ancora stata inserita nel sistema e mi tocca aspettare altre 48 ore per assicurare la macchina. Come volevasi dimostrare....

Le famose piantagioni di cotone dell'Alabama.


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15/02/05     Il Social Security Number.
E così venne il fatidico giorno in cui anch'io, dopo 6 lunghe e tormentate settimane, ricevetti l'agognato Social Security Number. In realtà si tratta di una terna di numeri, il primo a tre cifre, il secondo a due cifre e il terzo a quattro cifre. Avere questo numero significa esistere. Oggi tutti quelli che mi incontravano mi dicevano Good Morning perchè finalmente mi vedevano. Finora era trasparente, ero clandestino, ero completamente inutile per la società americana. Ma a che serve? Il motivo principale, secondo me, è che in una società fondata sul denaro e sul patrimonio come questa, quel numero identifica la tua classe sociale, il tuo pedigree, insomma i tuoi crediti bancari. Ho scoperto che qui tutte le attività che si intraprendono, le spese, i mutui, i prestiti, vengono monitorate e registrate attraverso questo numero e ci sono società specializzate che sono autorizzate a trattare questi dati strettamente personali e possono venderli a chi è interessato a comprarli, compreso il diretto interessato. Pian piano che si guadagna e si spende e si attivano prestiti e si deposita in banca o anche ci si indebita, aumentano i crediti. Avere tanti crediti porta le banche e le finanziarie ad offrirti altri crediti. Attenzione però che se chiedi una carta di credito e ti viene rifiutata perchè non hai ancora sufficienti crediti, questa richiesta ti scredita maggiormente nei confronti del mondo finanziario e di conseguenza perdi ulteriori crediti e per riottenere credito devi faticare parecchio. Sembra uno scioglilingua ma è la realtà. Oggi, preso dall'entusiasmo del SSN, ho richiesto una linea telefonica, attraverso internet, all'azienda telefonica più nota in Alabama, la BellSouth. Dopo aver perso mezz'ora per compilare i vari moduli e scelte opzionali, tra le mille offerte, tariffe, sconti e promozioni, ho finalmente ricevuto un bel Congratulation e un nuovo numero telefonico (256) 881 1404. Avevo già spedito e-mail in giro per il mondo comunicando il mio nuovo numero quando mi è arrivata la comunicazione dalla BellSouth che la mia richiesta era stata cancellata (e quindi anche il nuovo numero) perchè c'era qualcosa che non andava con il mio Social Security Number. Credevo di impazzire! Ho chiamato una di queste famose società che tratta i crediti (e quindi il SSN) e mi hanno detto che era tutto a posto però forse avevo agito troppo presto, ci vogliono almeno 24 ore perchè io appaia finalmente nel circuito finanziario. Anche l'operatore della BellSouth mi ha confermato che devono passare almeno 24 ore. Così dovrò ricominciare daccapo, nuovi moduli, scelte opzionali, offerte, tariffe, sconti, promozioni, un nuovo numero ... e chissà se andrà in porto. Poi naturalmente dovranno passare altri 10 giorni perchè la linea sia definitivamente attivata. Non ne posso più di passare le giornate ad aspettare sempre qualcosa di più. E' una società che va al rallentatore... altro che missili interplanetari!

Un altro museo che naturalmente non ho ancora visitato.


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14/02/05     Indagini.
E' divertente scoprire piano piano qualche nuovo parente avendo a disposizione l'intero globo. Insieme a David stiamo scandagliando internet alla ricerca dei tasselli mancanti di un puzzle che ha perso molti pezzi, è un mosaico antichissimo dove il tempo ha cambiato i colori ed anche la forma delle tessere. Ma questo rende forse ancora più eccitante la ricerca. Ed è un modo per passare le lunghe giornate solitarie. Ho trovato una foto di Frank Loconto, penso sia abbastanza recente. E' uno dei fratelli che nei primi anni sessanta costituivano il gruppo "The Lane Brothers". Sono i figli di Oto Lo Conte, fratello del mio bisnonno Antonio e quindi cugini di nonno Pietro. Non avevamo più loro notizie da quando vennero in Italia e cantarono alla base Nato di Napoli nel 1962. In famiglia tutti ricordano quello che fu un evento, ed io sono riuscito finalmente a trovarne almeno uno. Da quanto sono riuscito a ricostruire finora soltanto il fratello maggiore Pietro è morto. Ma non ho ancora traccia degli altri. A me risultavano in tutto 6 tra fratelli e sorelle, ma in una sua intervista lui parla di 10 figli! Frank è un impresario (Loconto Studios oppure Loconto Productions) e compositore abbastanza affermato nel mondo della musica americana, tanto che recentemente ha inciso un CD in cui ha messo in musica il Santo Rosario e nel 2004 ha prodotto la colonna sonora della campagna elettorale dello sfidante di Bush che però ha perso le elezioni. Per ora tutto quello che so l'ho tratto da internet e dalle poche notizie che ha potuto darmi David, del resto anche lui è in contatto con Frank soltanto da poche settimane, e neanche lui l'ha mai visto di persona. David mi ha detto che Frank è molto interessato ad incontrarmi, tuttavia non siamo ancora riusciti ad instaurare un contatto. Nella foto che ho trovato c'è al suo fianco uno che gli assomiglia tanto, probabilmente è un suo fratello ma non saprei assolutamente quale (Arturo, Riccardo ... o uno degli altri quattro).

Frank è quello a sinistra con gli occhiali, ma quello a destra gli assomiglia molto...


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13/02/05     San Valentino.
Anche se oggi non è ancora San Valentino per me, lo è per chi legge in Italia, quindi voglio inviare un milione di auguri a tutti: a chi è innamorato di qualcuno, chi è innamorato di se stesso e a chi non lo è ancora ma spera di esserlo prima o poi. Ricordo che prima di incontrare Gianna, per me, una giornata come questa era un'autentica sciagura. Ovunque posavo lo sguardo c'era qualcosa che mi ricordava che io dovevo essere diverso in tutto l'universo. Le vetrine dei negozi, i supermercati, le edicole, i fiorai, le pasticcerie, la TV non facevano altro che rigirare il coltello nella piaga. Tutti avevano qualcuno da amare. E naturalmente da coprire di regali per far arricchire i commercianti avvoltoi e sanguisughe. Oggi sono anch'io dall'altra parte della barricata e non mi sono mai pentito di aver varcato la soglia dell'amore. Gianna è una persona stupenda che mi fa sentire ogni giorno importante, unico, indispensabile, ed allo stesso modo lei è importante, unica, indispensabile per me. Quest'anno si è aggiunto un altro amore, diverso, incommensurabile: Francesca. Non è possibile paragonare l'amore per una donna con l'amore per una figlia. Sono due universi paralleli ed è possibile, ed è bellissimo, vivere contemporaneamente in entrambi. Si può essere protettivi e passionali con entrambi in modo sicuramente differente ma sempre meraviglioso. E sento di essere un riferimento per entrambe e loro allo stesso tempo sono il faro della mia vita. La base su cui partono tutti i miei interessi, le mie attività, i miei sogni. Anzi il mio grande e unico sogno è che si realizzino tutti i loro sogni, grandi e piccoli, fattibili e impossibili, e non mi perderò mai d'animo, non mi arrenderò mai, perchè tutti i loro sogni si dovranno realizzare, dal primo all'ultimo.

AUGURI!


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12/02/05     Nonno Pasquale.
23 anni fa moriva nonno Pasquale. Sembra un'eternità a dirlo, ma non ci crederei se non fossi sicuro della data: 12 febbraio 1982. Ultimamente ho pensato molto a lui. Dovendo rinfrescare i ricordi della famiglia Lo Conte con quel nuovo cugino che ho trovato qui in Alabama, anche se non c'entra niente, ho ripensato molte volte anche a lui. Non tanto per quello che fu il nostro rapporto, ero piccolo e non me lo ricorderei neanche, piuttosto perchè in questo periodo, da italiano che vive in America come fece lui quasi ottant'anni fa, mi sono naturalmente sentito a lui più vicino. Ho intravisto quali possono essere stati i suoi problemi arrivando dall'altra parte del mondo, nelle condizioni in cui si trovava lui, senza le nostre comodità quotidiane. Non mi sento un emigrante, perchè le mie condizioni attuali sono infinitamente migliori. Soprattutto non sono venuto in cerca di fortuna, il mio governo mi ha mandato a rappresentarlo, e non l'ho chiesto io. Per lui invece fu una scelta coraggiosa, mettersi in gioco, scommettere su qualcosa di ignoto, anche se in fondo neanche lui aveva una estrema necessità di emigrare, il suo lavoro ce l'aveva, anzi ne aveva due. Voleva soltanto assicurare ai figli un futuro migliore. Lontano dalle miserie italiane del primo e del secondo dopoguerra. Ogni tanto penso a quanti sacrifici abbia fatto per questo ideale. Stare tanto tempo lontano dalla propria moglie, dai propri figli, dai propri genitori, a così tanti chilometri da casa senza la possibilità, come è oggi, di poterli sentire al telefono, di poterli vedere attraverso internet, di poter trasmettere istantaneamente le proprie sensazioni come sto facendo io in questo momento. E il viaggio, trenta lunghi giorni a bordo di una nave, nel cuore dell'oceano... Come doveva passare le sue giornate solitarie? Probabilmente non aveva il tempo per pensare, concentrato a lavorare, ad accumulare quel denaro che gli serviva per costruire una casa, soltanto per garantire ai figli una vita migliore. E ci riuscì, allora. Se penso all'Argentina, oggi, mi dispiace veramente per lui, forse è meglio che non abbia visto com'è diventata.

Lo sport più praticato è il golf.


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11/02/05     Jogging.
Oggi, verso le 16:30, per la prima volta sono riuscito finalmente a trovare la forza di volontà e il coraggio di indossare un paio di scarpe da ginnastica (preventivamente ed accuratamente comprate qualche giorno fa) e una tuta ginnica. Ho dato uno sguardo al tempo (soleggiato e tiepido primaverile), un po’ di riscaldamento mentale, respirazione lunga e controllata … e via a correre! Mi sembrava di essere una gazzella che sfreccia leggera sulle praterie americane. Niente e nessuno mi avrebbe fermato… I vecchietti con i cani e le mamme con i passeggini, mi osservavano passare e probabilmente si chiedevano chi fosse quel magico atleta che aveva scelto il loro residence per allenarsi per le prossime olimpiadi… Non è durato molto. Il giro dell’isolato per la bellezza di ben 300 secondi (5 minuti). Ero completamente spompato. Ho ritirato la posta e con la coda fra le gambe sono rientrato a casa. Credo di aver bisogno di un lungo, lungo, lungo allenamento. Del resto il mio lungo, lungo, lungo weekend è appena cominciato… Sono tornato in camera, comunque soddisfatto di aver compiuto il mio dovere e mi sono allungato “un attimo” sul letto… mi sono svegliato alle 21:45. Dopo una dormita di 5 ore sarà veramente dura riaddormentarmi e passare un’altra nottata.

Questo è il "Ponte Rosso" (The Red Bridge) nella Downtown di Huntsville.


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10/02/05     Il Consolato di Miami.
Ho scritto una e-mail al Consolato Italiano di Miami per chiedere lumi sulla mia situazione con il benedetto SSN. Prima di scrivere pensavo al “duro lavoro” che devono compiere quei “poveri” impiegati del Consolato di Miami. Deve essere veramente difficile trovare la concentrazione da dedicare all’attività lavorativa se si è “costretti” a vivere in un posto come Miami. Non ci sono mai stato ma nell’immaginario collettivo Miami è un posto di quelli dove lavorano soltanto gli addetti per i turismo, ad esempio i Bay-Watch, che però più che lavorare sembra che si divertano un mondo. Comunque ho scritto una e-mail abbastanza decisa e pungente ed ho aspettato la reazione. Contrariamente ai miei preconcetti mi hanno risposto subito, anzi mi hanno telefonato. Era una signora molto gentile che ha voluto approfondire la mia problematica. Naturalmente non mi ha risolto il problema, ha detto che non è competenza del Consolato, contrariamente a quanto mi avevano detto all’Ambasciata, ma mi ha fatto capire che non è poi così normale attendere più in un mese per l’SSN. In definitiva mi ha suggerito di pazientare almeno altre due settimane prima di provare a compiere qualche azione più decisa. Al termine di questo periodo penso che mi spetterà l’oscar per la pazienza, come quello che regalammo a papà una ventina di anni fa.

Un altro scorcio di Cloudmont, il luogo dove sono stato a "sciare" la settimana scorsa. La neve era alle mie spalle...


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09/02/05     Il primo mese se n'è andato.
Oggi il primo mese se n'è andato ed è anche il 7° complemese di Francesca. E' il primo che festeggia lontano da me e la cosa mi pesa un po'. Non so ancora come valutare questo primo mese in Alabama. Senz’altro ho già imparato molte cose, sugli americani, su me stesso, sulla mia vita, su quella che sarà la nostra vita nei prossimi tre anni (meno un mese). Bilanci non se ne fanno anche perché la mia famiglia non si è ancora riunita e per me l’avventura americana non è ancora cominciata. Il desiderio più grande in questo momento è quello di annullare la precarietà di queste mie giornate solitarie e tornare ad essere un padre di famiglia responsabile di due creature, dolci e indifese. L’ho fatto per così poco tempo finora che ancora non sono entrato completamente nelle vesti del capofamiglia. Sono ancora tante le interferenze, i suggerimenti, i consigli, gli aiuti che arrivano dall’esterno, dai parenti, dagli amici, ma non ho ancora avuto la possibilità di impostare con la MIA famiglia una NOSTRA condotta di vita, mia, di mia moglie, di mia figlia e di nessun altro. Venire in America è stata una scelta forse un po’ avventata e incosciente ad un primo acchito, ma forse nel mio subconscio c’era un desiderio di svolta, di metterci ancora una volta alla prova, per costruire finalmente un futuro. E’ stata una scelta orientata esclusivamente al futuro e per questo forse è un po’ difficile da comprendere oggi, per come siamo ancorati al presente e, spesso troppo, al passato. Una scelta sicuramente fatta per me stesso e il mio lavoro, ma anche e soprattutto per Francesca (non tanto per quello che potrà imparare nei suoi primi tre anni di vita quanto per quello che potremo seminare insieme e raccogliere al nostro rientro in Italia) e perfino per Gianna. Forse oggi non capirà appieno per quale maledetto motivo abbiamo lasciato tutto, casa, parenti, amici per l’ignoto. Ed io le chiedo ancora una volta una prova di fiducia cieca. Le chiedo di chiudere gli occhi, stringersi forte a me e Francesca e fare un salto nel vuoto. Fra tre anni potrà riaprire quei suoi bellissimi occhi azzurri e scoprire di quanto saremo cresciuti tutti e tre. Anzi io sono sicuro che assieme a noi saranno cresciuti anche i nostri cari in Italia. Ne riparleremo tra tre anni.

Il giardino botanico, un'altra "attrazione" di Huntsville.


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08/02/05     Il mondo è piccolo.
E' incredibile ma dopo soltanto un mese qui in Alabama ho trovato un parente a circa 90 miglia (150 km) di distanza. E' un professore universitario, insegna Sociologia all'Università di Jacksonville e si chiama David LoConto (il suo sito web è http://www.jsu.edu/depart/soc/loconto/default.htm). Dopo il trasferimento di suo nonno Pasquale in America il cognome è stato modificato in LoConto. Anche i famosi cugini cantanti, "The Lane Brothers" si chiamano Loconto ed è per questo motivo che non riuscivo a trovarli. David è molto appassionato sull'argomento, forse anche per il suo lavoro di sociologo che studia le relazioni interetniche italo-americane, e mi ha tempestato di domande dandomi tante informazioni sui rami americani della famiglia. Spero di continuare questa corrispondenza in modo da ristabilire quel "ponte" che si era interrotto quasi un secolo fa. Mi ha raccontato di tantissimi Lo Conte che vivono in USA ormai da molti decenni, si chiamano Loconto, Lo Conto, Laconte, La Conte, Laconto, La Conto ed anche soltanto Conte. Nessuno che abbia conservato il cognome originario. Infatti tutte le mie ricerche negli anni passati trovavano soltanto italiani che si erano stabiliti in USA temporaneamente per studio o per lavoro, ma nessun discendente degli emigranti del secolo scorso. David vive in Alabama ma è Californiano, ha un fratello più grande e sua madre di 82 anni vive a Las Vegas. Malgrado non sia mai stato in Italia "sente" che Ariano Irpino è la sua "casa" e non vede l'ora di andare a trovare le sue origini. Probabilmente ci andrà questa estate, invitato da una studentessa pisana originaria di Ariano.

Questo è David, notate qualche somiglianza?


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07/02/05     E' iniziata la quinta settimana.
Anche se è iniziata la quinta settimana, niente di nuovo sul fronte SSN (mi hanno risposto via e-mail che NORMALMENTE ci vogliono dalle 2 alle 12 settimane) e per l’arrivo dei mobili (sempre per le complicazioni post-11 settembre) la dogana ultimamente si prende circa 1 MESE e quindi non se ne parla almeno fino a Pasqua. Quanta pazienza ci vuole! Non manca altro che girare per centri commerciali. E questo è pericoloso perché per spendere “money” invece è tutto semplificato. Ad esempio usando la carta bancomat (debit card) o la VISA (credit card) alle casse, è possibile far scrivere una cifra più alta e la cassiera vi da la differenza in contanti senza battere ciglio, anzi, è proprio il display della cassa che la propone come un’opzione standard. Girando per i centri commerciali sto notando altre piccole differenze. Ad esempio appare così strano ma in un paese così tecnologicamente avanzato i barattoli di alimentari (tonno, piselli, mais, fagioli) non sono mai provvisti della linguetta tipo lattina di Coca Cola che tiri e si apre. Qui bisogna imparare di nuovo ad usare il vecchio e intramontato apriscatole. Potresti morire di fame se non ne avessi uno! Conoscendo più a fondo queste differenze comincio a capire anche molte delle battute delle sit-com americane e perché loro ridono tanto. Una differenza abissale a cui sarà difficile abituarsi sono i prezzi. Ci sono cose che da noi sono inavvicinabili e qui invece quasi le regalano e viceversa. A volte sono oggetti o alimentari impensabili. Per esempio un finocchio può costare più di 3 dollari mentre un DVD meno di un dollaro. L’abbigliamento è normalmente più conveniente però gli americani sono molto meno esigenti di noi europei. Una cosa che mi dà fastidio è l’IVA (8%) che non viene mai inclusa nel prezzo esposto, quindi se vai con i soldi contati potresti trovare brutte sorprese quando arrivi alla cassa.

Panorama del "downtown" (è il centro ma di "storico" non c'è niente).


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06/02/05     Chiese.
Oggi sono stato in chiesa. Ho cercato su internet le chiese cattoliche di Huntsville e ne ho trovate 5. Anche le chiese, come tutto il resto, sono fortemente segnate dall’imprenditoria americana. Innanzitutto esiste una fortissima concorrenza tra le varie religioni, o meglio, le varie espressioni della fede cristiana. E questa concorrenza porta ad essere altamente attraenti nei confronti dei fedeli, con mille iniziative e “facilities”. Intanto ogni chiesa è dotata di immensi parcheggi e non poteva essere altrimenti. C’è sempre un servizio di baby sitter, anzi, durante la funzione, secondo la tradizione anglosassone, i bambini vengono tenuti in un’area adiacente dove ci sono insegnanti e catechisti che li intrattengono, a seconda dell’età, con attività ricreative ed educative. Dopo l’offertorio rientrano tutti in chiesa portando i lavoretti che hanno realizzato. La cerimonia cattolica naturalmente rispetta la tradizione, tuttavia si sente senz’altro una maggiore partecipazione durante le varie fasi da parte di tutti. La cosa che mi ha maggiormante colpito è che mi sembrava di assistere ad una messa di qualche decina di anni fa in cui tutti, dico tutti, facevano la comunione. Con un ordine e una disciplina assolutamente non latina, partendo dal primo banco fino all’ultimo, con calma e lentezza disarmante, tutti hanno fatto la comunione, e molti hanno anche bevuto il vino dal calice. Roma è molto lontana. Si nota che siamo in provincia anche da questi particolari. Molti avevano il vestito della festa, alcune bambine avevano indosso quei vestiti di velluto che avevano le bambole delle nostre nonne un secolo fa! La parrocchia che ho scelto questa domenica, il Buon Pastore (Good Shepherd) è forse la più vicina o comunque la più comoda perchè è vicina ad un centro commerciale dove, dopo la cerimonia, si può fare anche la spesa. Le persone che la frequentano sono assolutamente eterogee ma c’è comunque una forte predominanza bianca/anglosassone. C’era qualche asiatico e qualche ispanico. Non sono riuscito ad identificare italiani ma sono sicuro che ce ne fossero.

La Parrocchia del Buon Pastore (Good Shepherd).


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05/02/05     Cloudmont.
Questa volta ho qualcosa da raccontare. Dopo quasi un mese ho messo il naso fuori Huntsville. Ho finalmente visto qualcosa di diverso rispetto ai soliti centri commerciali e strade a 10 corsie. Antonio e Alicia sono stati così gentili da invitarmi a fare una gita fuori porta, circa 120 km verso est, in un posto chiamato Cloudmont vicino Mentone sempre in Alabama ma al confine con la Georgia. Praticamente abbiamo seguito per quasi tutto il viaggio il fiume Tennessee fino ad arrivare ad una collina (niente di più) dove l'imprenditoria americana ha trasformato quelli che dovevano essere un tempo soltanto dei prati per far pascolare i bufali o i cavalli in un'attrazione turistica. Incredibile ma sono riusciti ad associare il golf allo sci! Nella stessa area è possibile praticare sia il golf che è uno sport che normalmente necessita di una vasta distesa in prato possibilmente pianeggiante, sia lo sci che invece ha bisogno di un pendio possibilmente ripido e soprattutto pieno di neve! Qui è possibile fare tutte e due le cose, magari male, ma comunque si possono fare. In particolare la pista da sci è piccola e per principianti, è naturalmente artificiale con i cannoni che sparano una neve che comunque riesce a reggere una giornata calda e soleggiata come quella di oggi. Siamo arrivati tardi e non valeva la pena affittare scarponi, sci e maestro (tutto per soltanto $ 22, venendo la mattina alle 10.00 costa un po' di più $ 36). Alicia invece non ce l'ha fatta a resistere e ha sciato per circa un'ora. Poi è calato il sole, è arrivata la stanchezza e ha desistito. Abbiamo fatto una passeggiata nella campagna nei dintorni ed è possibile ammirare degli chalet affittabili, magari per il fine settimana, per passare qualche ora in tranquillità. Ho notato molte famiglie che passano il weekend in questi chalet. I ragazzi passano tutta la giornata sugli sci e magari i papà si fanno delle lunghe partite a golf. Sembra niente, ma ogni tanto spezzare la monotonia della vita quotidiana fa bene.

Anche in Alabama è possibile sciare. Quelli in primo piano sono Antonio e la piccola Sara.


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04/02/05     Ersilia e Paul .
Ho già descritto Ersilia e Paul. Stasera sono tornato a casa loro con Antonio, Alicia e Sara. Sono stati veramente molto ospitali. Ersilia è una donna tuttofare, la tipica mamma italiana, che sta sempre in cucina, si fa in quattro per gli ospiti e non le piace fare brutta figura. E’ espertissima di Huntsville, dove fare la spesa, a chi rivolgersi per ogni problema. Sarà un valido aiuto nei prossimi 3 anni. Mi ha dato un pezzo di torta e un po’ di pesto da mangiare nei prossimi giorni. Fa tutto in casa, ho assaggiato una marmellata di fichi squisita, naturalmente i fichi erano del suo orto come il radicchio che era nell’insalata. Mentre i funghi che erano nelle tagliatelle li ha raccolti il marito Paul qualche mese fa. Ha anche fatto delle ottime bruschette al pomodoro e questa è un’ottima notizia per Gianna. Non è difficile pensare che ci troveremo ottimamente con loro. Ormai sono soli, i figli hanno preso la loro strada e quando possono stanno con i nipoti, ma considerano ogni bambino loro nipote. Fra qualche mese sarà ancora più attraente andarli a trovare perché hanno un bellissimo giardino con una piscina che farà gola nelle afose giornate estive. Hanno una casa veramente bella, grande, spaziosa, raffinata, senza moquette. Ersilia è veneta e si sente dal suo accento, mentre il padre era napoletano. Paul è un americano autentico ma a volte parla italiano meglio di sua moglie. Con Lucia e Tommaso avevano legato tantissimo e si vede che sono un po’ dispiaciuti per la loro mancanza. Anche loro non vedono l’ora che arrivino Gianna e Francesca.

Per chi non sapesse dov'è l'Alabama e soprattutto dov'è Huntsville...


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03/02/05     Le auto.
Oggi voglio parlare un po' delle auto americane. La prima impressione è proprio quella che ci si aspetta, sono incredibilmente enormi. Se entrassero in uno dei nostri centri storici rimarrebbero incastrate dopo pochi minuti. La mia auto, che è una Ford Escort (leggermente più piccola della Mondeo) sembra una 500 quando è parcheggiata vicino a quei bestioni. Hanno motori incredibili (da 4000 cc in su) e sono tutte con il cambio automatico. Effettivamente è irrazionale non adottare anche da noi questa comodità. Anche se immagino che sulle nostre strade consumerebbero di più e da noi la benzina non è così conveniente (quella americana costa circa 1/4 di quella europea). Sono comodissime, sono dei salotti viaggianti. Capita spesso di trovarle parcheggiate con il motore acceso (probabilmente per mantenere accesa l'aria condizionata) mentre i proprietari sono in giro a fare shopping. Hanno motori potenti ma sono lente. Anche perchè i limiti di velocità sono molto severi e rispettatissimi. Circolano continuamente macchine della polizia con il radar che appena scorgono un'infrazione partono all'inseguimento. Infatti tutti gli italiani si sono dotati di "radar warning", un sensore che suona se c'è un radar della polizia nei paraggi. Anche le strade e i parcheggi sono enormi e proporzionati alle dimensioni delle auto. Infatti io posso scendere dalla mia Escort aprendo completamente la portiera e sono tranquillo che non sbatterà mai contro quella del vicino. Anche il codice stradale ha delle differenze. A parte la segnaletica e i cartelli anche i semafori sono diversi, anzi è diversa la loro interpretazione: se hai il rosso e devi svoltare a destra, puoi farlo! Devi solo stare attento a non tagliare la strada a nessuno. Se il semoforo è rosso ma lampeggia, puoi passare! Devi solo stare attento che non passi nessuno. Se incroci uno scuolabus nella corsia opposta che si ferma ad una fermata, devi fermarti anche tu! Anche se davanti a te non c'è nessuno! Devi aspettare che i bambini siano scesi sul marciapiedi opposto, e poi puoi ripartire. Comunque è comodissimo guidare, tutto è fatto a dimensione d'auto, il pedone non esiste. Quasi tutte le strade hanno una corsia centrale che possono utilizzare tutti quelli che devono svoltare a sinistra in entrambi i sensi di marcia. In questo modo anche le strade ad alta affluenza non sono intralciate dalle auto che devono svoltare, ogni tanto si rischia un frontale ma comunque è comodo. Le marche più comuni sono quasi tutte americane o coreano/giapponesi, molte non le conosco. Riesco a riconoscere Cadillac, Pontiac, Chrisler, e ci sono le più comuni Honda, Hyundai, Toyota. A rappresentare l'europa c'è soltanto qualche auto tedesca, BMW e Mercedes. Se sono enormi la auto comuni figurarsi i camion. Hanno quasi tutti la tipica forma del tir del film "Duel" di Spielberg dove quell'automobilista veniva perseguitato da un camion enorme tipo terminator.

Una immagine dello Space & Rocket Center.


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02/02/05     Piove.
Fuori piove a dirotto. Non viene proprio voglia di uscire. La casa è accogliente e calda. La moquette attutisce anche i rumori. Ma sono così pochi i rumori che a volte mi piacerebbe sentire un'auto che passa, un tavolo che si sposta, i tacchi della signora di sopra, due persone che litigano, il pianto di un bambino. E invece silenzio. Eppure non sono in una zona isolata, il residence è pieno, si può evincere dalle auto parcheggiate in strada. Ma, come gatti, vivono tutti nel totale silenzio, in punta di piedi. Chissà come passano le serate in famiglia, chissà cosa fanno la sera dopo cena (cioè dopo le 18.00), chissà. Anch'io piano piano mi sto adeguando. Ogni sera ceno 5-10 minuti prima, mi viene fame e mangio. Ormai sono diventato quasi americano. Il forno a microonde sempre pronto a scaldare qualcosa, tutto il giorno senza scarpe nè ciabatte, perchè sulla moquette non si usano. Ho preso la macchina per fare 300 metri (ma avevo la scusa che pioveva e non avevo l'ombrello). Ho seguito con attenzione tutto il discorso alla nazione di Bush. Piove. Non vedo l'ora che arrivino le belle giornate primaverili, le passeggiate sui prati con Gianna e Francesca, a dar da mangiare agli scoiattoli, a rincorrere quegli strani uccelli rossi, ad ammirare i colibrì. Avremo tante cose da fare, posti nuovi da vedere, scoperte, conoscenze, alcune conferme e anche delusioni. Mi piace sognare e guardare avanti, perchè è la mia forza e oggi non c'è nient'altro da fare. Piove.

Particolare della cucina e il microonde.


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01/02/05       Gli americani.
Gli americani. Come descriverli? Forse è un po' troppo presto, sarebbe meglio aspettare la fine dei tre anni per tirare le somme ed esprimere qualche impressione più attendibile. Del resto io ho una finestra molto ristretta sulla società americana. Quei pochi rapporti sul posto di lavoro e negli uffici pubblici sono comunque limitati alla dimensione particolare della Pubblica Amministrazione. Non ho ancora avuto contatti con gli indigeni per come vivono in casa, in famiglia ma posso immaginarlo. E comunque anche se avessi avuto questi contatti sarebbero stati inevitabilmente condizionati dal mio status di straniero (alien allowed to work) in una realtà tipicamente di provincia. A parte tutte queste premesse qual è la prima impressione? Molto diversa dalle attese naturalmente. Decenni di condizionamenti televisivi non potevano che distorcere la realtà e farcela credere molto diversa da quella che è. La prima impressione è quella di una società molto standardizzata, dove tutti fanno le stesse cose, tutti posseggono le stesse cose, tutti ambiscono alle stesse aspettative. E' una società senza fantasia dove ognuno si limita ad adempiere al proprio compito, cercando di farlo bene per non essere impietosamente licenziato, e comunque un altro lavoro si trova facilmente. Mentre rispetto a noi europei sono completamente fuori standard, tra di loro la standardizzazione ha raggiunto livelli incredibili. Del resto sono un intero continente e soltanto con la standardizzazione esasperata sono riusciti a crescere così tanto riducendo i costi al minimo. Se cerchi la guarnizione della lavatrice o il filtro del condizionatore li troveresti facilmente in Alabama come in Alaska o in California senza problemi e senza rompersi la testa alla ricerca delle dimensioni giuste: sono tutti uguali. La cultura, pur essendo assolutamente eterogenea e multirazziale, ha una fortissima predominanza anglosassone. Italiani, Asiatici, Messicani, Afroamericani una volta integrati negli USA si comportano e la pensano esattamente come gli Inglesi. E questo aspetto si nota guardando la stessa televisione. Nelle pubblicità i personaggi positivi sono sempre bianchissimi anglosassoni, mentre i personaggi comici, un po' stupidi, limitati, hanno colori più scuri, ispanici o neri. E i peggiori razzisti sono proprio i non-bianchi! In generale nella pubblica amministrazione ho notato finora una eccessiva rigidità, esasperata al punto che ogni impiegato è fermo sulle proprie convinzioni su come sviluppare una certa pratica e non accetta possibili varianti anche se a proporgliele è un altro impiegato del suo stesso ufficio!

Il soggiorno e il tinello visti dal patio.


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