E' arrivata la civiltà anche a casa mia.
Stamattina mi è stato finalmente attivato
il telefono con l'ADSL. Sono completamente integrato
nella società americana. Sembra incredibile
quanto un oggetto così scontato, quasi
insignificante, che abbiamo in tutte le nostre
case, sia diventato uno strumento indispensabile
per un animale sociale come l'uomo. Ora posso
chiamare, posso essere chiamato, posso collegarmi
ad internet regolarmente. Spesso anche per fare
la spesa usando la carta di credito, ti chiedono
il numero del telefono, come se fosse un'altro
documento d'identità. E per fortuna che
è arrivato qualche giorno prima di Gianna...
se fosse arrivato dopo, non credo che lei sarebbe
sopravvissuta. Con l'ADSL è possibile
anche vedere qualcosa della TV italiana, i telegiornali,
alcuni sceneggiati, lo sport, qualche soap opera
registrata. Ho visto una puntata vecchia di
Nonno Libero e un'intervista a Bonolis prima
di San Remo. Sembra niente per chi sta in Italia
e invece tutto acquista un significato particolare
a tanti chilometri di distanza. Ora comincia
il lavoro più difficile. Quello di convincere
Gianna che è valsa la pena venire qui.
E' il compito più arduo che dovrò
affrontare nei prossimi mesi e un po' mi spaventa.
Essere giudicato per una decisione presa di
slancio. Forse anche più di quanto mi
dispiace per aver lasciato tutti, parenti, amici
per venire a vivere dall'altra parte del mondo.
Sono già passati due dei trentasei mesi
previsti. Ma non deve essere un conto alla rovescia
o non passerà più. Dovremo goderci
questa "villeggiatura", dovremo approfittare
di questa occasione. Non dovremo rinunciare
a nulla. Dovremo fare come tutti coloro che
ci hanno preceduti, che sono tornati in Italia
lasciando un pezzo del loro cuore in Alabama,
con il sogno, magari, di tornarci un giorno.
Chissà...
Anche
ad Huntsville c'è lo zoo.
torna all'inizio
Il lunghissimo weekend sta terminando. Anche
volendo uscire, fuori piove e fa freddo. Ho
avuto soltanto il coraggio di andare a messa
ma sono subito rientrato a casa alla fine della
funzione. Mi sento piano piano integrato nella
comunità locale. Ormai in chiesa vedo
sempre le stesse persone, compagni di viaggio
che si ritrovano. Non ho ancora scambiato parola
con nessuno ma sento che lentamente la mia presenza
viene digerita. Le prime volte all'uscita dalla
messa nessuno mi guardava o si rivolgeva a me,
neanche per darmi il volantino della parrocchia.
Adesso invece è cambiato tutto. Domenica
scorsa mi sono anche presentato al parroco.
Qui, come nella migliore tradizione anglosassone,
il parroco aspetta fuori, al termine della messa,
e saluta tutti, uno per uno. Comincio a seguire
le preghiere e soprattutto comincio a ricordare
i canti. Devo dire che è piacevole sentirli
cantare. La musica è attraente e orecchiabile,
viene spontaneo seguirli, come se fosse una
canzone americana da Hit Parade. L'inglese che
si parla in chiesa è abbastanza difficile.
Sono termini che non si usano normalmente nella
vita comune. Oggi ad esempio la parola "Worship"
è stata ripetuta infinite volte ed io
non capivo. Tornando a casa ho scoperto che
significa "culto, venerare, adorare".
Oppure l'aggettivo "Holy" che vuol
dire "Santo". C'è voluto un
po' per capirlo anche perchè pensavo
si dicesse "Saint". Il parroco oggi
ha descritto con grande enfasi ed ottime capacità
oratorie la splendida immagine della "Spring
of Water of Llife" la Sorgente dell'Acqua
della Vita. E' così che si impara una
lingua, vivendo ogni giorno tutti i giorni,
"twentyfour-seven" (24-7) come dicono
qui, cioè 24 ore al giorno e 7 giorni
alla settimana. O la impari, o parli spagnolo,
o non sopravvivi.
A
grande richiesta le immagini di Simona a Andrea,
come li vedo io.
torna all'inizio
In questi ultimi giorni, non sto facendo molto.
Le attività che dovevano essere completate
prima dell'arrivo di Gianna e Francesca, ad
eccezione dei mobili, sono concluse. La città
ormai la conosco bene e posso muovermi agevolmente,
anche perchè non ci vuole Einstein per
imparare le strade. I documenti sono a posto.
La macchina è mia. La casa va avanti
bene con quello che c'è, e quello che
mancava l'ho già comprato. Cosa posso
fare in un sabato qualunque senza le mie donne?
Sto a casa, naturalmente. Ho fatto i miei soliti
10 minuti di corsetta e... sono tornato al computer.
Mi sto facendo prendere dalla passione per la
storia. Non avevo l'avevo mai vista come hobby.
Mi ricordo che quando andavo a scuola era una
materia che mi piaceva ma il mio rendimento
non ha mai raggiunto i livelli che avevo in
altre materie, come la matematica o il disegno.
Ora la sto riscoprendo, naturalmente collegata
alla ricerca a distanza che sto facendo sulle
origini
dei Lo Conte e quindi della storia
di Ariano. E' incredibile come possa essere
possibile attingere ad una mole infinita di
informazioni, di riferimenti bibliografici,
stanno comodamente seduti davanti al monitor
del computer. Le notizie mi assalgono, mi sommergono
e mi risulta difficile riuscire a stare a galla,
a dominare la situazione. Ho raccolto dati che
per essere esaminati con attenzione richiederebbero
settimane o mesi di lavoro dedicato. Comunque
la mia ricerca è finalizzata a certi
particolari, per cui con un buon motore di ricerca
riesco a sistentizzare abbastanza bene. Ho raccolto
già una trentina di pagine e ne ho altrettante
in attesa di essere vagliate, confrontate, sfrondate
e ricucite. Ho trovato fonti diverse che a volte
di contraddicono, almeno nelle date. E' un lavoro
interessante che spero di completare prima che
arrivi la furia Francesca ad assorbire tutto
il mio futuro tempo libero. E non vedo l'ora.
Fra
pochi giorni potrò finalmente vederla in
modo diverso....
torna all'inizio
Oggi mi ero armato di buona volontà,
avevo visto la bellissima giornata di sole e
così ho preso una decisione e sono uscito.
Non sono andato a correre perchè lo avevo
già fatto nei due giorni precedenti e
il mio fisico, pur essendo statuario e prestante,
non mi garantisce le stesse prestazioni olimpioniche
per tre giorni consecutivi. Così ho preso
la macchina, ho fatto un salto all'aeroporto
per vedere che il biglietto aereo per Roma fosse
tutto regolare e per testare anche la possibilità
di lasciare l'auto al parcheggio dell'aeroporto
per 5 giorni. Poi mi sono recato in centro.
Effettivamente un centro esiste (in inglese
"downtown"). E' un rione dove le case
sono più alte, più fitte e più
antiche, anche se intervallate da edifici modernissimi,
solitamente uffici o banche. C'è una
miscellanea di stili incredibile. Tutti naturalmente
finti. Riproduzioni di palazzi veri che stanno
chissà dove. La sensazione di vivere
in un film o di muoversi all'interno di scenografie
cinematografiche hollywoodiane e sempre forte
e non si ridimensiona col passare dei giorni,
anzi forse aumenta perchè, riprendendo
un concetto già accennato, molti particolari,
dettagli, indizi che a noi sfuggono guardando
i film americani, qui prendono forma e significato.
Tornando alla downtown, c'è comunque
anche qualche chiesa più storica, c'è
la principale chiesa cattolica di Huntsville,
qualche museo e il palazzo della contea di Madison.
Felice di essere finalmente in un posto un po'
più simile all'Europa ho preso la telecamera
digitale per immortalare il paesaggio. Pronto
per realizzare un servizio fotografico d'autore...
Inquadro la chiesa cattolica, accendo la telecamera
e... non si accende! Avevo dimenticato di caricare
la batteria! Tanto sforzo sprecato. Ora mi toccherà
tornare un'altra volta, aspettare di nuovo la
bella giornata di sole e, dopo aver caricato
la batteria, finalmente scattare qualche fotografia.
Questa
foto avrei dovuto farla io.
torna all'inizio
Se non altro posso trovare ancora qualcosa di
positivo in questo mio esilio americano, in
attesa delle mie due donne: sono diventato un
perfetto casalingo. In realtà ero già
abituato a vivere e sopravvivere da solo, dai
tempi di Torino e poi di Nettuno (in tutto sono
stato da solo per quasi 10 anni). Tuttavia non
mi ero mai spinto così tanto. Ho sempre
fatto i servizi di casa, anche se sempre di
controvoglia, ma non mi ero mai dedicato alla
gastronomia. Ho fatto "di necessità
virtù" e così mi sono cimentato
con alterne fortune. Internet, anche in questo
caso, è fondamentale. Ti serve di sapere
se nella pasta alla carbonara ci va l'aglio
o la cipolla? Basta che vai su internet e non
solo trovi la risposta, ma mille altri consigli
su come diventare un perfetto chef. Ormai carbonara,
amatriciana, ragù, non hanno più
segreti per me. Sui secondi sono un po' più
pigro. Anche perchè la carne qui è
molto buona e tenerissima e non vale la pena
sofisticarla con condimenti complicati. E' sufficiente
una piastra calda, un po' di sale e la carne
è pronta. Le insalate invece si prestano
a qualche pizzico di fantasia in più,
comunque sono rimasto sempre nell'ambito delle
ricette e sapori italiani. Tutte le volte che
ho cambiato verso ingredienti più esotici...
mi sono pentito. Penso che al ritorno in Italia
non potremo più fare a meno di due elettrodomestici
che sto sfruttando tantissimo: il forno a microonde
e l'asciugatrice. E' incredibile quanto tempo
e fatica ti facciano risparmiare. Il microonde
ti permette di scongelare qualsiasi cosa hai
dimenticato nel freezer nel giro di 2 o 3 minuti
e ti risolve così rapidamente dall'impiccio.
Se hai dimenticato di comprato il pane, ma ce
l'hai congelato, non è più un
problema, anche soltanto 3 minuti prima di sederti
a tavola, lo metti nel microonde ed esce fumante.
Poi fa risparmiare tempo e fatica perchè
per molti alimenti è possibile cuocerli
direttamente nel piatto dove verranno mangiati
e quindi non si sporcano neanche le pentole.
Ad esempio per il latte, la mattina, ormai non
sporco più il pentolino, metto direttamente
la tazza e dopo 1 minuto e 50 secondi il latte
è pronto. Stessa comodità la offre
l'asciugatrice. Ieri sono andato a correre e
avevo la tuta sporca. L'ho messa in lavatrice
e poi nell'asciugatrice e dopo circa 1 ora e
mezza la tuta era pronta, calda, asciutta e
non c'è neanche stato bisogno di stirarla!
Sembra incredibile come alcune semplificazioni
della vita non prendano piede anche da noi (vedi
anche ad esempio il cambio automatico nelle
macchine), eppure siamo o non siamo un paese
di pigroni?
La
casa di Antonio e Alicia.
torna all'inizio
23/02/05 Le origini
dei Lo Conte.
Ultimamente
ho un "pochino" di tempo libero, così
ho passato qualche oretta a fare una ricerca
su internet ed in particolare sugli elenchi
telefonici italiani per vedere quanti Lo Conte
ci sono in Italia e come sono distribuiti sul
territorio nazionale. Ho scoperto alcune cose
interessanti. Intanto una mia convinzione era
completamente sbagliata: pensavo che i "Lo
Conte" fossero in prevalenza campani ed
i "Loconte" in prevalenza siciliani
e invece non è assolutamente così.
I Loconte vivono quasi tutti in Puglia ed in
particolare sono concentrati nella provincia
di Bari (315) di cui il 50% vive ad Andria (158)
ed i rimanenti nel quadrilatero tra Andria,
Barletta, Bari e Bitetto. I pochissimi altri
Loconte sparsi per l'Italia sono nelle regioni
tipicamente scelte dall'emigrazione pugliese
degli anni '60 (Lazio, Lombardia, Piemonte ed
Emilia Romagna). I Lo Conte invece vivono in
prevalenza in Campania e soprattutto in provincia
di Avellino (281) ed in particolare ad Ariano
Irpino (226) e questo si sapeva, come poteva
essere plausibile una loro forte presenza nelle
solite regioni di emigrazione campana (Toscana
e Prato in particolare, Lazio, Piemonte, Emilia
Romagna, Lombardia) ma esiste anche una discreta
presenza in Sicilia ed in particolare nella
provincia di Messina (22) ed a Mussumeli (CL)
(13). Esaminando
questi numeri ed osservando che in fondo Ariano
e Andria non sono così lontane, potrebbero
esserci validi elementi per affermare che le
due famiglie abbiano origini comuni. A questo
punto vengono spontanee alcune considerazioni,
anzi si possono fare almeno tre ipotesi:
1) volendo trascurare la presenza siciliana
(magari dovuta ad uno o più rami dei
Lo Conte che si trasferirono in un'epoca imprecisata),
se i Lo Conte-Loconte avessero origini comuni,
potrebbero essere confermate proprio ad Ariano
Irpino (che, ricordiamo, soltanto 60 anni fa
era un comune della Puglia). In un'epoca piuttosto
remota (suppongo almeno fine '700) un ramo si
trasferì nelle vicine Murge e nel trasferimento
cambiò cognome attaccando l'articolo.
Sarebbe stato interessante avere la stessa fotografia
della distribuzione dei cognomi magari risalente
a 80-100 anni fa.
Naturalmente
esisterà una quarta ipotesi, quella vera,
che ancora non sono riuscito ad individuare.
Ora viene da chiedersi, perchè proprio
Ariano Irpino e soprattutto, quando nacque la
dinastia Lo Conte e perchè si chiamano
proprio così? Molte domande ancora senza
risposta. Si faccia avanti chi ha qualche altra
ipotesi da proporre o, magari, conosce effettivamente
come andarono le cose nella realtà.
Per
vedere le figure in modo più leggibile, collegarsi
al sito: www.pietroloconte.it/famiglia/Italia.htm.
torna all'inizio
Sabato sera sono stato a cena da Antonio e Alicia
e c'era anche John Reynolds, il mio capo. Sembra
incredibile come a volte la mente umana riesca
a trovare somiglianze dove non ci sono, o forse
è ancora più incredibile che queste
somiglianze ci siano davvero anche se a migliaia
di chilometri di distanza. A questo punto penso
che sia vera la leggenda metropolitana che afferma
che ognuno di noi abbia nel mondo almeno un
sosia. La famiglia Reynolds: lui è molto
simile (o almeno me lo ricorda) a Richard Dreyfus
l'attore che ha recitato in molti film di Hollywood,
uno tra tutti "Incontri ravvicinati del
terzo tipo". La moglie è una sosia
di Lucrezia, una mia amica/parente di Roma.
Stesso sguardo, stesse lentiggini, stessa intonazione
della voce, è solo più vecchia
e si vede. Hanno due figlie, la prima di 10
e la seconda di 7 anni e mezzo, che assomigliano
più che fisicamente, come carattere ed
atteggiamenti, a Davide e Lorenzo. Sono la versione
femminile e americana dei miei primi due nipoti.
Ho passato la serata ad osservarle. La più
grande è più seria, precisa, ogni
tanto si appartava per leggere un libro proprio
come Davide. La seconda pur essendo più
piccola è alta come la sorella, è
un po' cicciottella, scatenata, non sta un attimo
ferma e la voce, l'intonazione dei discorsi,
le facce, gli sguardi, un Lorenzo in gonnellino!
Può darsi che i bambini si somiglino
un po' tutti, o può darsi che mi manchino
i miei nipoti al punto che li vedo ovunque,
sta di fatto che per me sono uguali. Vedremo
se anche Gianna troverà queste somiglianze.
Sara,
la futura amichetta di Francesca.
torna all'inizio
Gli americani festeggiano un'altra ricorrenza.
Oggi 21 febbraio, ma ogni anno cambia perchè
capita sempre il terzo lunedì di febbraio,
si ricordano i Presidenti americani. Da noi
sarebbe impensabile che si stabilisca come festa
nazionale un giorno in cui si ricordano i presidenti
della Repubblica Italiana. Anzi voglio sfidare
i lettori. Sapreste elencarli soltanto? Eppure
non sono tanti, sono soltanto 10 in 59 anni
della nostra storia... Se vi arrendete basta
fare un salto a questo link
ed avrete la risposta. Oggi per me è
anche un'altra ricorrenza, che festeggio insieme
a Ezio anche se penso che lui non se lo ricordi
neppure: è l'anniversario della nostra
laurea. Sono già passati 13 anni da quando
terminammo un periodo importante della nostra
vita. Da quando sono qui negli States mi domando
spesso cosa avrei pensato, allora, se avessi
saputo che un giorno avrei vissuto e lavorato
in America. Per i giovani, ma penso soprattutto
agli studenti di Ingegneria, di Fisica, di Matematica
poter studiare o lavorare in America è
un sogno che raramente diventa realtà.
Bisogna essere particolarmente dotati, volenterosi
e fortunati e queste tre qualità è
difficile trovarle tutte insieme in una persona.
Per me è un'occasione unica e, penso,
irripetibile. Dovrò sfruttarla al massimo
e fare in modo che anche Francesca e Gianna
ne approfittino al meglio. Oggi sono anche felice
perchè le persone a me più care
sono arrivate a casa sane e salve malgrado il
maltempo imperversi in tutta Italia. Ed anche
il collegamento ad internet, da oggi, funziona
non più soltanto in bagno ma in tutto
l'appartamento. Sono piccole soddisfazioni,
ma dopo tanti giorni di disguidi, lungaggini,
sacrifici, attese, mi sento un po' più
sereno. E il 3 marzo sta arrivando...
I
primi presidenti americani.
torna all'inizio
20/02/05 Una domenica
tranquilla.
Ormai ho già trascorso 6 settimane in
questo posto un po' particolare. La tensione
dei primi giorni è quasi scomparsa. Ho
risolto i miei problemi burocratici ed ora non
mi manca che aspettare il fatidico 3 marzo per
tornare in Europa. E' diverso parlare di Europa
da qui. Quando siamo nel nostro paese non ci
sentiamo europei, a volte non ci riconosciamo
neanche come italiani. Stando all'estero, al
di fuori di quel contesto, ci si può
rendere conto che comunque noi, europei, siamo
molto simili per quanto invece siamo diversi
dagli americani. In fondo scambiare due chiacchiere
con un francese, un tedesco o uno spagnolo e
poco più che tenere una discussione con
un piemontese, un lombardo o un siciliano. Duemila
anni di storia, dall'Impero Romano ad oggi,
non si possono cancellare. E non importa se
in questi duemila anni, ad eccezione degli ultimi
60 anni, ce le siamo date sempre di santa ragione.
Noi europei siamo come quei fratelli che da
piccoli si picchiavano costantemente ogni volta
che si guardavano negli occhi, ma oggi, crescendo,
maturando, darebbero la loro vita, reciprocamente.
Ieri sera chiacchierando a casa di Antonio,
a cena con il mio capo, John, mi sono reso conto
di quanto, soltanto fino a pochi anni fa, la
discriminazione razziale, soprattutto in Alabama,
era fortemente radicata nella struttura sociale.
Ancora oggi le due comunità, bianchi
e neri, sono nettamente distinte e separate.
Effettivamente, lo posso vedere anche al lavoro.
Anche se condividono gli stessi uffici, non
mi capita mai di trovare bianchi e neri chiacchierare
amichevolmente, ma i bianchi parlano con i bianchi
e i neri con i neri. Da noi non è così.
Ma forse perchè non riusciamo ancora
a vedere nel nero un possibile avversario, un
concorrente, un ostacolo nella scalata sociale.
Qui i neri non sono ai margini ma fanno parte
integrante della società, con radici
che nascono con la storia stessa degli Stati
Uniti per cui, quando vengono emarginati, non
lo accettano, oppure sono loro stessi ad emarginarsi
perchè non riconoscono nella struttura
sociale di estrazione bianca-anglosassone una
giusta tutela dei loro diritti. Ed allora li
vedi parlare una lingua differente, frequentare
centri commerciali differenti, avere anche abitudini
alimentari differenti.
Il
parco nazionale di Desoto.
torna all'inizio
Contrariamente
a quanto succede in Italia la targa dell'automobile
non identifica l'auto ma il suo proprietario,
quindi se dovessi vendere l'auto attuale potrei
trasferire la stessa targa su quella nuova,
oppure tenermela per ricordo e chiederne un'altra.
Se vogliamo analizzare più nel dettaglio
le targhe, ognuno dei 50 stati le personalizza
in qualche modo caratteristico, ad esempio mettendoci
uno slogan, un motto, una frase particolare.
La targa standard dell'Alabama che viene usata
in questo periodo porta la scritta "Stars
Fell On (Alabama)" (Le stelle caddero sull’Alabama)
con delle stelle e delle note musicali. E’ il
titolo di una canzone lirica del 1934. Accanto
alla scritta Alabama c'è un cuoricino
che contiene la scritta "Heart of Dixie"
che è stato lo slogan dell’Alabama fino
al 1982. Il significato è abbastanza
complesso comunque vuol dire che l’Alabama è
il cuore del vecchio sud. Il nostro bollo è
sostituito dai due adesivi. Quello in basso
a sinistra riporta il mese e quello in basso
a destra l'anno di scadenza. Io, per esempio,
dovrò rinnovare il bollo entro e non
oltre il prossimo mese di luglio 2005. La targa
inizia con il numero 47 che indica la contea
di Madison in cui si trova Huntsville (infatti
c'è un 47 anche nell'adesivo di destra).
E' possibile richiedere, con una spesa aggiuntiva,
una targa personalizzata sia come sfondo che
come testo e allora, previa approvazione per
scongiurare parole sconvenienti, ci si può
sbizzarrire con la fantasia. Ci sono targhe
speciali che riportano ad esempio indicazioni
sul proprietario (veterano disabile, militare
pensionato, studente, radioamatore, pompiere,
handicappato), o qualche slogan particolare
come "we support our troops" noi appoggiamo
i nostri soldati. Si usa soltanto la targa posteriore,
infatti se guardi le auto davanti sembrano tutte
ancora da immatricolare. Comunque lo spazio
ci sarebbe, infatti molti si sbizzarriscono
a personalizzare anche la targa anteriore, naturalmente
finta, senza freni alla fantasia. Tommaso ad
esempio aveva messo una bandiera italiana.
|
We lived our little drama
We kissed in a field of white
And stars fell on Alabama
Last night
I can't forget the glamour
Your eyes held a tender light
While stars fell on Alabama
Last night
I never planned in my imagination
A situation - so heavenly
A fairy land where no one else could enter
And in the center - just you and me
My heart beat like a hammer
Arms wound around you tight
And stars fell on Alabama
Last night
|
La targa e la canzone
"Stars Fell On Alabama"
torna all'inizio
18/02/05 Finalmente
americano.
Posso dire ormai di essere diventato americano.
Posso girare per le "freeways" a testa
alta senza dovermi sentire un verme, un clandestino,
un "Messicano" come dicono da queste
parti. Ho anch'io un'automobile, regolarmente
assicurata e registrata alla motorizzazione
con tanto di targa nuova. Si è rovesciata
la storia. Una volta diventare cittadini di
Roma significava essere finalmente civili e
godere di tutti i diritti. Oggi, duemila anni
dopo, un cittadino romano come me ha dovuto
faticare non poco per essere riconosciuto dalla
burocrazia americana in una maniera appena decente.
Come previsto, una volta ottenuto il benestare
con il rilascio del SSN tutto è diventato
facile. Mi è sembrato come mangiare quei
dolci buonissimi (italiani) duri fuori e morbidi
dentro come ad esempio la Creme Brulé,
o quei formaggi che hanno una corteccia un po'
dura da scalfire ma che una volta perforata
diventano molli come il burro. Stranamente l'assicurazione
per le auto, in un paese dove si vive solo di
auto, è obbligatoria soltanto da 5 anni.
E circolano ancora molte auto non assicurate.
Ciò determina una forte concorrenza e
prezzi relativamente bassi (sempre e soltanto
per chi ha la patente americana). Infatti ho
pagato per 6 mesi soltanto 250 dollari (circa
170 euro) ma quando verrà Gianna dovremo
ricontrattare. Poi sono andato a fare il "passaggio
di proprietà", immatricolazione,
ritiro della targa nuova e pagamento del bollo.
E' una cosa ridicola. Si fa tutto in una volta
in un ufficio che sta all'interno di un supermercato
alimentare. Cioè si entra nel supermercato,
dopo la frutta e prima del pane c'è una
stanza a vetri, tipo la macelleria che sta dentro
l'Auchan, e lì dentro si fa tutto. Ho
portato un pezzo di carta privato su cui il
venditore e il compratore dichiarano di aver
effettuato la compravendita e la cifra pattuita
(su cui si pagano le tasse). Ho portato la ricevuta
dell'assicurazione pagata e il "title"
che sarebbe praticamente il nostro libretto
dove c'è scritto il nome del proprietario
e sul retro l'eventuale acquirente. Ho pagato
64 dollari e mi hanno dato la ricevuta del bollo
pagato e la nuova targa (la vecchia la devo
spedire al vecchio proprietario). Ora non mi
resta che aspettare che mi arrivino per posta:
la Social Security Card originale, la patente
originale, il talloncino dell'assicurazione
originale e il "title" originale con
il mio nome stampato sopra. Per ora vado in
giro con tutti questi documenti in fotocopia,
ma pare che sia tutto normale.
Questa
è sempre la stessa macchina, ma con la targa
nuova.
torna all'inizio
Pare che oggi abbiano accettato la mia richiesta
per una linea telefonica. Se va bene il 28 febbraio
potrò finalmente sentire squillare in
casa mia qualcosa di diverso rispetto al microonde.
Qualche giorno dopo, il 2 marzo avrò
anche la linea ADSL. Stamane c'è stata
una cerimonia un po' singolare per noi, ma che
per gli americani è normalissima. Un
ex-maggiore dell'esercito USA è andato
in pensione qualche tempo fa passando nella
riserva, è stato riassunto come civile
ed ha continuato a lavorare esattamente nello
stesso ufficio dove era impiegato prima. La
cosa strana è che oggi è stato
promosso tenente colonnello! Si è rimesso
la divisa per un giorno e c'è stata una
cerimonia in cui il generale l'ha investito
del nuovo grado attaccandogli la stella sulla
spallina destra. Il festeggiato ha chiamato
in causa la moglie che era tra il pubblico con
tutta la famiglia e lei gli ha attaccato la
stella anche sull'altra spallina. Hanno ascoltato
il messaggio del presidente Bush, poi il neopromosso
ha fatto un breve ma significativo discorso
soprattutto dedicato alla moglie e ai suoi figli.
In particolare ha voluto sottolineare molte
volte la pazienza che ha avuto la moglie a sopportare
i disguidi, le lontananze, i sacrifici imposti
dal lavoro del marito: hanno subito ben 14 trasferimenti
e quando era lontano non era in villeggiatura,
ma in Afghanistan o in Iraq! E' stato molto
romantico, le dato un bacio e le ha regalato
un mazzo di fiori. Indovinate a chi stavo pensando
in quel momento! Dopo la cerimonia c’è
stato il rinfresco. Naturalmente non c’era nulla
che potesse ricordare le cose che normalmente
troviamo sulle nostre tavole. Le bevande erano
agrodolci, gli alimenti salati non erano ben
identificabili e la torta (naturalmente a forma
di bandiera americana) era pesantissima. Non
basterà soltanto imparare la lingua,
anche di questo Gianna si dovrà abituare…
Una
delle case più antiche di Huntsville, in
stile vittoriano.
torna all'inizio
Gli eventi si evolvono senza tregua. Dopo aver
ottenuto il Social Security Number il passo
successivo è la patente americana. Oggi
ho fatto l'esame scritto, l'esame pratico e
ho ritirato la patente, tutto in circa tre ore.
Ci fosse una cosa, dico una, che fosse uguale
all'Italia. Naturalmente non so come sia la
situazione attuale in Italia, i miei ricordi
risalgono al lontano 1982 (quasi 23 anni fa)
però non credo che sia cambiata molto.
Qui prendere la patente è forse la cosa
più semplice dopo mangiare un hamburger
col ketchup. E' sufficiente avere 16 anni (ma
già a 15 ti danno un patentino) e l'SSN
e puoi recarti all'ufficio patenti locale (quello
della mia zona non è ad Huntsville ma
nella vicina Decatur), compili qualche modulo,
paghi 5 dollari, ti fanno un rapido test per
la vista, e ti danno il foglio con le domande.
Sei da solo, hai a disposizione quanto tempo
vuoi, devi solo rispondere al quiz che è
composto da circa 40 domande. Sono abbastanza
semplici, se lo vuoi nella tua lingua (giapponese,
coreano, arabo, spagnolo ... ma non italiano)
lo puoi chiedere. Puoi commettere fino a 6 errori
e passi lo stesso. Poi si fa il test pratico.
Controllo della macchina, frecce, clacson, fari,
stop (la mia macchina ha il cambio manuale e
per loro sono un marziano). Il giro dell'isolato,
7 o 8 stop, un paio di semafori, un'inversione
ad U ed ho passato l'esame. Pagati altri 23
dollari, mi hanno fatto la foto e mi hanno dato
una fotocopia bianco e nero della patente che
mi arriverà per posta fra un paio di
settimane. C'è stata una dura lotta perdente
per il mio cognome. Comincio a capire perchè
i parenti americani hanno cambiato tutti nome:
non c'è stato modo di convincere le impiegate
che il mio cognome è uno ma composto
da due parole. Il computer non ne ha voluto
sapere e così da oggi, per la patente,
sono "Pietro Loconte". Altrimenti
sarei stato "Pietro Lo" oppure "Pietro
Conte". I miei antenati si rivolteranno
nella tomba... Naturalmente la giornata non
poteva essere completamente positiva. Sono stato
all'assicurazione soddisfatto di avere ottenuto
sia il SSN sia la patente. E invece mi hanno
rispedito al mittente: la mia patente non è
ancora stata inserita nel sistema e mi tocca
aspettare altre 48 ore per assicurare la macchina.
Come volevasi dimostrare....
Le
famose piantagioni di cotone dell'Alabama.
torna all'inizio
15/02/05 Il Social
Security Number.
E così venne il fatidico giorno in cui
anch'io, dopo 6 lunghe e tormentate settimane,
ricevetti l'agognato Social Security Number.
In realtà si tratta di una terna di numeri,
il primo a tre cifre, il secondo a due cifre
e il terzo a quattro cifre. Avere questo numero
significa esistere. Oggi tutti quelli che mi
incontravano mi dicevano Good Morning perchè
finalmente mi vedevano. Finora era trasparente,
ero clandestino, ero completamente inutile per
la società americana. Ma a che serve?
Il motivo principale, secondo me, è che
in una società fondata sul denaro e sul
patrimonio come questa, quel numero identifica
la tua classe sociale, il tuo pedigree, insomma
i tuoi crediti bancari. Ho scoperto che qui
tutte le attività che si intraprendono,
le spese, i mutui, i prestiti, vengono monitorate
e registrate attraverso questo numero e ci sono
società specializzate che sono autorizzate
a trattare questi dati strettamente personali
e possono venderli a chi è interessato
a comprarli, compreso il diretto interessato.
Pian piano che si guadagna e si spende e si
attivano prestiti e si deposita in banca o anche
ci si indebita, aumentano i crediti. Avere tanti
crediti porta le banche e le finanziarie ad
offrirti altri crediti. Attenzione però
che se chiedi una carta di credito e ti viene
rifiutata perchè non hai ancora sufficienti
crediti, questa richiesta ti scredita maggiormente
nei confronti del mondo finanziario e di conseguenza
perdi ulteriori crediti e per riottenere credito
devi faticare parecchio. Sembra uno scioglilingua
ma è la realtà. Oggi, preso dall'entusiasmo
del SSN, ho richiesto una linea telefonica,
attraverso internet, all'azienda telefonica
più nota in Alabama, la BellSouth. Dopo
aver perso mezz'ora per compilare i vari moduli
e scelte opzionali, tra le mille offerte, tariffe,
sconti e promozioni, ho finalmente ricevuto
un bel Congratulation e un nuovo numero telefonico
(256) 881 1404. Avevo già spedito e-mail
in giro per il mondo comunicando il mio nuovo
numero quando mi è arrivata la comunicazione
dalla BellSouth che la mia richiesta era stata
cancellata (e quindi anche il nuovo numero)
perchè c'era qualcosa che non andava
con il mio Social Security Number. Credevo di
impazzire! Ho chiamato una di queste famose
società che tratta i crediti (e quindi
il SSN) e mi hanno detto che era tutto a posto
però forse avevo agito troppo presto,
ci vogliono almeno 24 ore perchè io appaia
finalmente nel circuito finanziario. Anche l'operatore
della BellSouth mi ha confermato che devono
passare almeno 24 ore. Così dovrò
ricominciare daccapo, nuovi moduli, scelte opzionali,
offerte, tariffe, sconti, promozioni, un nuovo
numero ... e chissà se andrà in
porto. Poi naturalmente dovranno passare altri
10 giorni perchè la linea sia definitivamente
attivata. Non ne posso più di passare
le giornate ad aspettare sempre qualcosa di
più. E' una società che va al
rallentatore... altro che missili interplanetari!
Un
altro museo che naturalmente non ho ancora visitato.
torna all'inizio
E' divertente scoprire piano piano qualche nuovo
parente avendo a disposizione l'intero globo.
Insieme a David stiamo scandagliando internet
alla ricerca dei tasselli mancanti di un puzzle
che ha perso molti pezzi, è un mosaico
antichissimo dove il tempo ha cambiato i colori
ed anche la forma delle tessere. Ma questo rende
forse ancora più eccitante la ricerca.
Ed è un modo per passare le lunghe giornate
solitarie. Ho trovato una foto di Frank Loconto,
penso sia abbastanza recente. E' uno dei fratelli
che nei primi anni sessanta costituivano il
gruppo "The Lane Brothers". Sono i
figli di Oto Lo Conte, fratello del mio bisnonno
Antonio e quindi cugini di nonno Pietro. Non
avevamo più loro notizie da quando vennero
in Italia e cantarono alla base Nato di Napoli
nel 1962. In famiglia tutti ricordano quello
che fu un evento, ed io sono riuscito finalmente
a trovarne almeno uno. Da quanto sono riuscito
a ricostruire finora soltanto il fratello maggiore
Pietro è morto. Ma non ho ancora traccia
degli altri. A me risultavano in tutto 6 tra
fratelli e sorelle, ma in una sua intervista
lui parla di 10 figli! Frank è un impresario
(Loconto Studios oppure Loconto Productions)
e compositore abbastanza affermato nel mondo
della musica americana, tanto che recentemente
ha inciso un CD in cui ha messo in musica il
Santo Rosario e nel 2004 ha prodotto la colonna
sonora della campagna elettorale dello sfidante
di Bush che però ha perso le elezioni.
Per ora tutto quello che so l'ho tratto da internet
e dalle poche notizie che ha potuto darmi David,
del resto anche lui è in contatto con
Frank soltanto da poche settimane, e neanche
lui l'ha mai visto di persona. David mi ha detto
che Frank è molto interessato ad incontrarmi,
tuttavia non siamo ancora riusciti ad instaurare
un contatto. Nella foto che ho trovato c'è
al suo fianco uno che gli assomiglia tanto,
probabilmente è un suo fratello ma non
saprei assolutamente quale (Arturo, Riccardo
... o uno degli altri quattro).
Frank
è quello a sinistra con gli occhiali, ma
quello a destra gli assomiglia molto...
torna all'inizio
Anche se oggi non è ancora San Valentino
per me, lo è per chi legge in Italia,
quindi voglio inviare un milione di auguri a
tutti: a chi è innamorato di qualcuno,
chi è innamorato di se stesso e a chi
non lo è ancora ma spera di esserlo prima
o poi. Ricordo che prima di incontrare Gianna,
per me, una giornata come questa era un'autentica
sciagura. Ovunque posavo lo sguardo c'era qualcosa
che mi ricordava che io dovevo essere diverso
in tutto l'universo. Le vetrine dei negozi,
i supermercati, le edicole, i fiorai, le pasticcerie,
la TV non facevano altro che rigirare il coltello
nella piaga. Tutti avevano qualcuno da amare.
E naturalmente da coprire di regali per far
arricchire i commercianti avvoltoi e sanguisughe.
Oggi sono anch'io dall'altra parte della barricata
e non mi sono mai pentito di aver varcato la
soglia dell'amore. Gianna è una persona
stupenda che mi fa sentire ogni giorno importante,
unico, indispensabile, ed allo stesso modo lei
è importante, unica, indispensabile per
me. Quest'anno si è aggiunto un altro
amore, diverso, incommensurabile: Francesca.
Non è possibile paragonare l'amore per
una donna con l'amore per una figlia. Sono due
universi paralleli ed è possibile, ed
è bellissimo, vivere contemporaneamente
in entrambi. Si può essere protettivi
e passionali con entrambi in modo sicuramente
differente ma sempre meraviglioso. E sento di
essere un riferimento per entrambe e loro allo
stesso tempo sono il faro della mia vita. La
base su cui partono tutti i miei interessi,
le mie attività, i miei sogni. Anzi il
mio grande e unico sogno è che si realizzino
tutti i loro sogni, grandi e piccoli, fattibili
e impossibili, e non mi perderò mai d'animo,
non mi arrenderò mai, perchè tutti
i loro sogni si dovranno realizzare, dal primo
all'ultimo.
AUGURI!
torna all'inizio
23 anni fa moriva nonno Pasquale. Sembra un'eternità
a dirlo, ma non ci crederei se non fossi sicuro
della data: 12 febbraio 1982. Ultimamente ho
pensato molto a lui. Dovendo rinfrescare i ricordi
della famiglia Lo Conte con quel nuovo cugino
che ho trovato qui in Alabama, anche se non
c'entra niente, ho ripensato molte volte anche
a lui. Non tanto per quello che fu il nostro
rapporto, ero piccolo e non me lo ricorderei
neanche, piuttosto perchè in questo periodo,
da italiano che vive in America come fece lui
quasi ottant'anni fa, mi sono naturalmente sentito
a lui più vicino. Ho intravisto quali
possono essere stati i suoi problemi arrivando
dall'altra parte del mondo, nelle condizioni
in cui si trovava lui, senza le nostre comodità
quotidiane. Non mi sento un emigrante, perchè
le mie condizioni attuali sono infinitamente
migliori. Soprattutto non sono venuto in cerca
di fortuna, il mio governo mi ha mandato a rappresentarlo,
e non l'ho chiesto io. Per lui invece fu una
scelta coraggiosa, mettersi in gioco, scommettere
su qualcosa di ignoto, anche se in fondo neanche
lui aveva una estrema necessità di emigrare,
il suo lavoro ce l'aveva, anzi ne aveva due.
Voleva soltanto assicurare ai figli un futuro
migliore. Lontano dalle miserie italiane del
primo e del secondo dopoguerra. Ogni tanto penso
a quanti sacrifici abbia fatto per questo ideale.
Stare tanto tempo lontano dalla propria moglie,
dai propri figli, dai propri genitori, a così
tanti chilometri da casa senza la possibilità,
come è oggi, di poterli sentire al telefono,
di poterli vedere attraverso internet, di poter
trasmettere istantaneamente le proprie sensazioni
come sto facendo io in questo momento. E il
viaggio, trenta lunghi giorni a bordo di una
nave, nel cuore dell'oceano... Come doveva passare
le sue giornate solitarie? Probabilmente non
aveva il tempo per pensare, concentrato a lavorare,
ad accumulare quel denaro che gli serviva per
costruire una casa, soltanto per garantire ai
figli una vita migliore. E ci riuscì,
allora. Se penso all'Argentina, oggi, mi dispiace
veramente per lui, forse è meglio che
non abbia visto com'è diventata.
Lo
sport più praticato è il golf.
torna all'inizio
Oggi, verso le 16:30, per la prima volta sono
riuscito finalmente a trovare la forza di volontà
e il coraggio di indossare un paio di scarpe
da ginnastica (preventivamente ed accuratamente
comprate qualche giorno fa) e una tuta ginnica.
Ho dato uno sguardo al tempo (soleggiato e tiepido
primaverile), un po’ di riscaldamento mentale,
respirazione lunga e controllata … e via a correre!
Mi sembrava di essere una gazzella che sfreccia
leggera sulle praterie americane. Niente e nessuno
mi avrebbe fermato… I vecchietti con i cani
e le mamme con i passeggini, mi osservavano
passare e probabilmente si chiedevano chi fosse
quel magico atleta che aveva scelto il loro
residence per allenarsi per le prossime olimpiadi…
Non è durato molto. Il giro dell’isolato
per la bellezza di ben 300 secondi (5 minuti).
Ero completamente spompato. Ho ritirato la posta
e con la coda fra le gambe sono rientrato a
casa. Credo di aver bisogno di un lungo, lungo,
lungo allenamento. Del resto il mio lungo, lungo,
lungo weekend è appena cominciato… Sono
tornato in camera, comunque soddisfatto di aver
compiuto il mio dovere e mi sono allungato “un
attimo” sul letto… mi sono svegliato alle 21:45.
Dopo una dormita di 5 ore sarà veramente
dura riaddormentarmi e passare un’altra nottata.
Questo
è il "Ponte Rosso" (The Red Bridge)
nella Downtown di Huntsville.
torna all'inizio
10/02/05 Il Consolato
di Miami.
Ho scritto una e-mail al Consolato Italiano
di Miami per chiedere lumi sulla mia situazione
con il benedetto SSN. Prima di scrivere pensavo
al “duro lavoro” che devono compiere quei “poveri”
impiegati del Consolato di Miami. Deve essere
veramente difficile trovare la concentrazione
da dedicare all’attività lavorativa se
si è “costretti” a vivere in un posto
come Miami. Non ci sono mai stato ma nell’immaginario
collettivo Miami è un posto di quelli
dove lavorano soltanto gli addetti per i turismo,
ad esempio i Bay-Watch, che però più
che lavorare sembra che si divertano un mondo.
Comunque ho scritto una e-mail abbastanza decisa
e pungente ed ho aspettato la reazione. Contrariamente
ai miei preconcetti mi hanno risposto subito,
anzi mi hanno telefonato. Era una signora molto
gentile che ha voluto approfondire la mia problematica.
Naturalmente non mi ha risolto il problema,
ha detto che non è competenza del Consolato,
contrariamente a quanto mi avevano detto all’Ambasciata,
ma mi ha fatto capire che non è poi così
normale attendere più in un mese per
l’SSN. In definitiva mi ha suggerito di pazientare
almeno altre due settimane prima di provare
a compiere qualche azione più decisa.
Al termine di questo periodo penso che mi spetterà
l’oscar per la pazienza, come quello che regalammo
a papà una ventina di anni fa.
Un
altro scorcio di Cloudmont, il luogo dove sono stato
a "sciare" la settimana scorsa. La neve
era alle mie spalle...
torna all'inizio
09/02/05 Il primo
mese se n'è andato.
Oggi il primo mese se n'è andato ed è
anche il 7° complemese di Francesca. E'
il primo che festeggia lontano da me e la cosa
mi pesa un po'. Non so ancora come valutare
questo primo mese in Alabama. Senz’altro ho
già imparato molte cose, sugli americani,
su me stesso, sulla mia vita, su quella che
sarà la nostra vita nei prossimi tre
anni (meno un mese). Bilanci non se ne fanno
anche perché la mia famiglia non si è
ancora riunita e per me l’avventura americana
non è ancora cominciata. Il desiderio
più grande in questo momento è
quello di annullare la precarietà di
queste mie giornate solitarie e tornare ad essere
un padre di famiglia responsabile di due creature,
dolci e indifese. L’ho fatto per così
poco tempo finora che ancora non sono entrato
completamente nelle vesti del capofamiglia.
Sono ancora tante le interferenze, i suggerimenti,
i consigli, gli aiuti che arrivano dall’esterno,
dai parenti, dagli amici, ma non ho ancora avuto
la possibilità di impostare con la MIA
famiglia una NOSTRA condotta di vita, mia, di
mia moglie, di mia figlia e di nessun altro.
Venire in America è stata una scelta
forse un po’ avventata e incosciente ad un primo
acchito, ma forse nel mio subconscio c’era un
desiderio di svolta, di metterci ancora una
volta alla prova, per costruire finalmente un
futuro. E’ stata una scelta orientata esclusivamente
al futuro e per questo forse è un po’
difficile da comprendere oggi, per come siamo
ancorati al presente e, spesso troppo, al passato.
Una scelta sicuramente fatta per me stesso e
il mio lavoro, ma anche e soprattutto per Francesca
(non tanto per quello che potrà imparare
nei suoi primi tre anni di vita quanto per quello
che potremo seminare insieme e raccogliere al
nostro rientro in Italia) e perfino per Gianna.
Forse oggi non capirà appieno per quale
maledetto motivo abbiamo lasciato tutto, casa,
parenti, amici per l’ignoto. Ed io le chiedo
ancora una volta una prova di fiducia cieca.
Le chiedo di chiudere gli occhi, stringersi
forte a me e Francesca e fare un salto nel vuoto.
Fra tre anni potrà riaprire quei suoi
bellissimi occhi azzurri e scoprire di quanto
saremo cresciuti tutti e tre. Anzi io sono sicuro
che assieme a noi saranno cresciuti anche i
nostri cari in Italia. Ne riparleremo tra tre
anni.
Il
giardino botanico, un'altra "attrazione"
di Huntsville.
torna all'inizio
08/02/05 Il mondo
è piccolo.
E'
incredibile ma dopo soltanto un mese qui in
Alabama ho trovato un parente a circa 90 miglia
(150 km) di distanza. E' un professore universitario,
insegna Sociologia all'Università di
Jacksonville e si chiama David LoConto (il suo
sito web è http://www.jsu.edu/depart/soc/loconto/default.htm).
Dopo il trasferimento di suo nonno Pasquale
in America il cognome è stato modificato
in LoConto. Anche i famosi cugini cantanti,
"The Lane Brothers" si chiamano Loconto
ed è per questo motivo che non riuscivo
a trovarli. David è molto appassionato
sull'argomento, forse anche per il suo lavoro
di sociologo che studia le relazioni interetniche
italo-americane, e mi ha tempestato di domande
dandomi tante informazioni sui rami americani
della famiglia. Spero di continuare questa corrispondenza
in modo da ristabilire quel "ponte"
che si era interrotto quasi un secolo fa. Mi
ha raccontato di tantissimi Lo Conte che vivono
in USA ormai da molti decenni, si chiamano Loconto,
Lo Conto, Laconte, La Conte, Laconto, La Conto
ed anche soltanto Conte. Nessuno che abbia conservato
il cognome originario. Infatti tutte le mie
ricerche negli anni passati trovavano soltanto
italiani che si erano stabiliti in USA temporaneamente
per studio o per lavoro, ma nessun discendente
degli emigranti del secolo scorso. David vive
in Alabama ma è Californiano, ha un fratello
più grande e sua madre di 82 anni vive
a Las Vegas. Malgrado non sia mai stato in Italia
"sente" che Ariano Irpino è
la sua "casa" e non vede l'ora di
andare a trovare le sue origini. Probabilmente
ci andrà questa estate, invitato da una
studentessa pisana originaria di Ariano.
Questo
è David, notate qualche somiglianza?
torna all'inizio
07/02/05 E' iniziata
la quinta settimana.
Anche
se è iniziata la quinta settimana, niente
di nuovo sul fronte SSN (mi hanno risposto via
e-mail che NORMALMENTE ci vogliono dalle 2 alle
12 settimane) e per l’arrivo dei mobili (sempre
per le complicazioni post-11 settembre) la dogana
ultimamente si prende circa 1 MESE e quindi
non se ne parla almeno fino a Pasqua. Quanta
pazienza ci vuole! Non manca altro che girare
per centri commerciali. E questo è pericoloso
perché per spendere “money” invece è
tutto semplificato. Ad esempio usando la carta
bancomat (debit card) o la VISA (credit card)
alle casse, è possibile far scrivere
una cifra più alta e la cassiera vi da
la differenza in contanti senza battere ciglio,
anzi, è proprio il display della cassa
che la propone come un’opzione standard. Girando
per i centri commerciali sto notando altre piccole
differenze. Ad esempio appare così strano
ma in un paese così tecnologicamente
avanzato i barattoli di alimentari (tonno, piselli,
mais, fagioli) non sono mai provvisti della
linguetta tipo lattina di Coca Cola che tiri
e si apre. Qui bisogna imparare di nuovo ad
usare il vecchio e intramontato apriscatole.
Potresti morire di fame se non ne avessi uno!
Conoscendo più a fondo queste differenze
comincio a capire anche molte delle battute
delle sit-com americane e perché loro
ridono tanto. Una differenza abissale a cui
sarà difficile abituarsi sono i prezzi.
Ci sono cose che da noi sono inavvicinabili
e qui invece quasi le regalano e viceversa.
A volte sono oggetti o alimentari impensabili.
Per esempio un finocchio può costare
più di 3 dollari mentre un DVD meno di
un dollaro. L’abbigliamento è normalmente
più conveniente però gli americani
sono molto meno esigenti di noi europei. Una
cosa che mi dà fastidio è l’IVA
(8%) che non viene mai inclusa nel prezzo esposto,
quindi se vai con i soldi contati potresti trovare
brutte sorprese quando arrivi alla cassa.
Panorama
del "downtown" (è il centro ma
di "storico" non c'è niente).
torna all'inizio
Oggi
sono stato in chiesa. Ho cercato su internet
le chiese cattoliche di Huntsville e ne ho trovate
5. Anche le chiese, come tutto il resto, sono
fortemente segnate dall’imprenditoria americana.
Innanzitutto esiste una fortissima concorrenza
tra le varie religioni, o meglio, le varie espressioni
della fede cristiana. E questa concorrenza porta
ad essere altamente attraenti nei confronti
dei fedeli, con mille iniziative e “facilities”.
Intanto ogni chiesa è dotata di immensi
parcheggi e non poteva essere altrimenti. C’è
sempre un servizio di baby sitter, anzi, durante
la funzione, secondo la tradizione anglosassone,
i bambini vengono tenuti in un’area adiacente
dove ci sono insegnanti e catechisti che li
intrattengono, a seconda dell’età, con
attività ricreative ed educative. Dopo
l’offertorio rientrano tutti in chiesa portando
i lavoretti che hanno realizzato. La cerimonia
cattolica naturalmente rispetta la tradizione,
tuttavia si sente senz’altro una maggiore partecipazione
durante le varie fasi da parte di tutti. La
cosa che mi ha maggiormante colpito è
che mi sembrava di assistere ad una messa di
qualche decina di anni fa in cui tutti, dico
tutti, facevano la comunione. Con un ordine
e una disciplina assolutamente non latina, partendo
dal primo banco fino all’ultimo, con calma e
lentezza disarmante, tutti hanno fatto la comunione,
e molti hanno anche bevuto il vino dal calice.
Roma è molto lontana. Si nota che siamo
in provincia anche da questi particolari. Molti
avevano il vestito della festa, alcune bambine
avevano indosso quei vestiti di velluto che
avevano le bambole delle nostre nonne un secolo
fa! La parrocchia che ho scelto questa domenica,
il Buon Pastore (Good Shepherd) è forse
la più vicina o comunque la più
comoda perchè è vicina ad un centro
commerciale dove, dopo la cerimonia, si può
fare anche la spesa. Le persone che la frequentano
sono assolutamente eterogee ma c’è comunque
una forte predominanza bianca/anglosassone.
C’era qualche asiatico e qualche ispanico. Non
sono riuscito ad identificare italiani ma sono
sicuro che ce ne fossero.
La
Parrocchia del Buon Pastore (Good Shepherd).
torna all'inizio
Questa
volta ho qualcosa da raccontare. Dopo quasi
un mese ho messo il naso fuori Huntsville. Ho
finalmente visto qualcosa di diverso rispetto
ai soliti centri commerciali e strade a 10 corsie.
Antonio e Alicia sono stati così gentili
da invitarmi a fare una gita fuori porta, circa
120 km verso est, in un posto chiamato Cloudmont
vicino Mentone sempre in Alabama ma al confine
con la Georgia. Praticamente abbiamo seguito
per quasi tutto il viaggio il fiume Tennessee
fino ad arrivare ad una collina (niente di più)
dove l'imprenditoria americana ha trasformato
quelli che dovevano essere un tempo soltanto
dei prati per far pascolare i bufali o i cavalli
in un'attrazione turistica. Incredibile ma sono
riusciti ad associare il golf allo sci! Nella
stessa area è possibile praticare sia
il golf che è uno sport che normalmente
necessita di una vasta distesa in prato possibilmente
pianeggiante, sia lo sci che invece ha bisogno
di un pendio possibilmente ripido e soprattutto
pieno di neve! Qui è possibile fare tutte
e due le cose, magari male, ma comunque si possono
fare. In particolare la pista da sci è
piccola e per principianti, è naturalmente
artificiale con i cannoni che sparano una neve
che comunque riesce a reggere una giornata calda
e soleggiata come quella di oggi. Siamo arrivati
tardi e non valeva la pena affittare scarponi,
sci e maestro (tutto per soltanto $ 22, venendo
la mattina alle 10.00 costa un po' di più
$ 36). Alicia invece non ce l'ha fatta a resistere
e ha sciato per circa un'ora. Poi è calato
il sole, è arrivata la stanchezza e ha
desistito. Abbiamo fatto una passeggiata nella
campagna nei dintorni ed è possibile
ammirare degli chalet affittabili, magari per
il fine settimana, per passare qualche ora in
tranquillità. Ho notato molte famiglie
che passano il weekend in questi chalet. I ragazzi
passano tutta la giornata sugli sci e magari
i papà si fanno delle lunghe partite
a golf. Sembra niente, ma ogni tanto spezzare
la monotonia della vita quotidiana fa bene.
Anche
in Alabama è possibile sciare. Quelli in
primo piano sono Antonio e la piccola Sara.
torna all'inizio
04/02/05 Ersilia e
Paul .
Ho
già descritto Ersilia e Paul. Stasera
sono tornato a casa loro con Antonio, Alicia
e Sara. Sono stati veramente molto ospitali.
Ersilia è una donna tuttofare, la tipica
mamma italiana, che sta sempre in cucina, si
fa in quattro per gli ospiti e non le piace
fare brutta figura. E’ espertissima di Huntsville,
dove fare la spesa, a chi rivolgersi per ogni
problema. Sarà un valido aiuto nei prossimi
3 anni. Mi ha dato un pezzo di torta e un po’
di pesto da mangiare nei prossimi giorni. Fa
tutto in casa, ho assaggiato una marmellata
di fichi squisita, naturalmente i fichi erano
del suo orto come il radicchio che era nell’insalata.
Mentre i funghi che erano nelle tagliatelle
li ha raccolti il marito Paul qualche mese fa.
Ha anche fatto delle ottime bruschette al pomodoro
e questa è un’ottima notizia per Gianna.
Non è difficile pensare che ci troveremo
ottimamente con loro. Ormai sono soli, i figli
hanno preso la loro strada e quando possono
stanno con i nipoti, ma considerano ogni bambino
loro nipote. Fra qualche mese sarà ancora
più attraente andarli a trovare perché
hanno un bellissimo giardino con una piscina
che farà gola nelle afose giornate estive.
Hanno una casa veramente bella, grande, spaziosa,
raffinata, senza moquette. Ersilia è
veneta e si sente dal suo accento, mentre il
padre era napoletano. Paul è un americano
autentico ma a volte parla italiano meglio di
sua moglie. Con Lucia e Tommaso avevano legato
tantissimo e si vede che sono un po’ dispiaciuti
per la loro mancanza. Anche loro non vedono
l’ora che arrivino Gianna e Francesca.
Per
chi non sapesse dov'è l'Alabama e soprattutto
dov'è Huntsville...
torna all'inizio
Oggi
voglio parlare un po' delle auto americane.
La prima impressione è proprio quella
che ci si aspetta, sono incredibilmente enormi.
Se entrassero in uno dei nostri centri storici
rimarrebbero incastrate dopo pochi minuti. La
mia auto, che è una Ford Escort (leggermente
più piccola della Mondeo) sembra una
500 quando è parcheggiata vicino a quei
bestioni. Hanno motori incredibili (da 4000
cc in su) e sono tutte con il cambio automatico.
Effettivamente è irrazionale non adottare
anche da noi questa comodità. Anche se
immagino che sulle nostre strade consumerebbero
di più e da noi la benzina non è
così conveniente (quella americana costa
circa 1/4 di quella europea). Sono comodissime,
sono dei salotti viaggianti. Capita spesso di
trovarle parcheggiate con il motore acceso (probabilmente
per mantenere accesa l'aria condizionata) mentre
i proprietari sono in giro a fare shopping.
Hanno motori potenti ma sono lente. Anche perchè
i limiti di velocità sono molto severi
e rispettatissimi. Circolano continuamente macchine
della polizia con il radar che appena scorgono
un'infrazione partono all'inseguimento. Infatti
tutti gli italiani si sono dotati di "radar
warning", un sensore che suona se c'è
un radar della polizia nei paraggi. Anche le
strade e i parcheggi sono enormi e proporzionati
alle dimensioni delle auto. Infatti io posso
scendere dalla mia Escort aprendo completamente
la portiera e sono tranquillo che non sbatterà
mai contro quella del vicino. Anche il codice
stradale ha delle differenze. A parte la segnaletica
e i cartelli anche i semafori sono diversi,
anzi è diversa la loro interpretazione:
se hai il rosso e devi svoltare a destra, puoi
farlo! Devi solo stare attento a non tagliare
la strada a nessuno. Se il semoforo è
rosso ma lampeggia, puoi passare! Devi solo
stare attento che non passi nessuno. Se incroci
uno scuolabus nella corsia opposta che si ferma
ad una fermata, devi fermarti anche tu! Anche
se davanti a te non c'è nessuno! Devi
aspettare che i bambini siano scesi sul marciapiedi
opposto, e poi puoi ripartire. Comunque è
comodissimo guidare, tutto è fatto a
dimensione d'auto, il pedone non esiste. Quasi
tutte le strade hanno una corsia centrale che
possono utilizzare tutti quelli che devono svoltare
a sinistra in entrambi i sensi di marcia. In
questo modo anche le strade ad alta affluenza
non sono intralciate dalle auto che devono svoltare,
ogni tanto si rischia un frontale ma comunque
è comodo. Le marche più comuni
sono quasi tutte americane o coreano/giapponesi,
molte non le conosco. Riesco a riconoscere Cadillac,
Pontiac, Chrisler, e ci sono le più comuni
Honda, Hyundai, Toyota. A rappresentare l'europa
c'è soltanto qualche auto tedesca, BMW
e Mercedes. Se sono enormi la auto comuni figurarsi
i camion. Hanno quasi tutti la tipica forma
del tir del film "Duel" di Spielberg
dove quell'automobilista veniva perseguitato
da un camion enorme tipo terminator.
Una
immagine dello Space & Rocket Center.
torna all'inizio
Fuori
piove a dirotto. Non viene proprio voglia di
uscire. La casa è accogliente e calda.
La moquette attutisce anche i rumori. Ma sono
così pochi i rumori che a volte mi piacerebbe
sentire un'auto che passa, un tavolo che si
sposta, i tacchi della signora di sopra, due
persone che litigano, il pianto di un bambino.
E invece silenzio. Eppure non sono in una zona
isolata, il residence è pieno, si può
evincere dalle auto parcheggiate in strada.
Ma, come gatti, vivono tutti nel totale silenzio,
in punta di piedi. Chissà come passano
le serate in famiglia, chissà cosa fanno
la sera dopo cena (cioè dopo le 18.00),
chissà. Anch'io piano piano mi sto adeguando.
Ogni sera ceno 5-10 minuti prima, mi viene fame
e mangio. Ormai sono diventato quasi americano.
Il forno a microonde sempre pronto a scaldare
qualcosa, tutto il giorno senza scarpe nè
ciabatte, perchè sulla moquette non si
usano. Ho preso la macchina per fare 300 metri
(ma avevo la scusa che pioveva e non avevo l'ombrello).
Ho seguito con attenzione tutto il discorso
alla nazione di Bush. Piove. Non vedo l'ora
che arrivino le belle giornate primaverili,
le passeggiate sui prati con Gianna e Francesca,
a dar da mangiare agli scoiattoli, a rincorrere
quegli strani uccelli rossi, ad ammirare i colibrì.
Avremo tante cose da fare, posti nuovi da vedere,
scoperte, conoscenze, alcune conferme e anche
delusioni. Mi piace sognare e guardare avanti,
perchè è la mia forza e oggi non
c'è nient'altro da fare. Piove.
Particolare
della cucina e il microonde.
torna all'inizio
Gli
americani. Come descriverli? Forse
è un po' troppo presto, sarebbe meglio
aspettare la fine dei tre anni per tirare le
somme ed esprimere qualche impressione più
attendibile. Del resto io ho una finestra molto
ristretta sulla società americana. Quei
pochi rapporti sul posto di lavoro e negli uffici
pubblici sono comunque limitati alla dimensione
particolare della Pubblica Amministrazione.
Non ho ancora avuto contatti con gli indigeni
per come vivono in casa, in famiglia ma posso
immaginarlo. E comunque anche se avessi avuto
questi contatti sarebbero stati inevitabilmente
condizionati dal mio status di straniero (alien
allowed to work) in una realtà tipicamente
di provincia. A parte tutte queste premesse
qual è la prima impressione? Molto diversa
dalle attese naturalmente. Decenni di condizionamenti
televisivi non potevano che distorcere la realtà
e farcela credere molto diversa da quella che
è. La prima impressione è quella
di una società molto standardizzata,
dove tutti fanno le stesse cose, tutti posseggono
le stesse cose, tutti ambiscono alle stesse
aspettative. E' una società senza fantasia
dove ognuno si limita ad adempiere al proprio
compito, cercando di farlo bene per non essere
impietosamente licenziato, e comunque un altro
lavoro si trova facilmente. Mentre rispetto
a noi europei sono completamente fuori standard,
tra di loro la standardizzazione ha raggiunto
livelli incredibili. Del resto sono un intero
continente e soltanto con la standardizzazione
esasperata sono riusciti a crescere così
tanto riducendo i costi al minimo. Se cerchi
la guarnizione della lavatrice o il filtro del
condizionatore li troveresti facilmente in Alabama
come in Alaska o in California senza problemi
e senza rompersi la testa alla ricerca delle
dimensioni giuste: sono tutti uguali. La cultura,
pur essendo assolutamente eterogenea e multirazziale,
ha una fortissima predominanza anglosassone.
Italiani, Asiatici, Messicani, Afroamericani
una volta integrati negli USA si comportano
e la pensano esattamente come gli Inglesi. E
questo aspetto si nota guardando la stessa televisione.
Nelle pubblicità i personaggi positivi
sono sempre bianchissimi anglosassoni, mentre
i personaggi comici, un po' stupidi, limitati,
hanno colori più scuri, ispanici o neri.
E i peggiori razzisti sono proprio i non-bianchi!
In generale nella pubblica amministrazione ho
notato finora una eccessiva rigidità,
esasperata al punto che ogni impiegato è
fermo sulle proprie convinzioni su come sviluppare
una certa pratica e non accetta possibili varianti
anche se a proporgliele è un altro impiegato
del suo stesso ufficio!
Il
soggiorno e il tinello visti dal patio.
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