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05 | marzo 05
31/01/05 Altre differenze.
Potrei
passare tutti e tre gli anni a raccontare le
infinite differenze tra i nostri due mondi.
Alcuni esempi: normalmente se troviamo nella
buca delle lettere volantini pubblicitari con
ipotetici buoni sconto su articoli incomprabili,
buttiamo tutto nella spazzatura senza neanche
guardarli, qui invece la gente comune fa la
spesa proprio utilizzando quei buoni sconto.
E nella buca ne trovo a centinaia! Oggi ho cercato
di imitare gli indigeni e ho utilizzato anch'io
uno di quei buoni. Su una spesa di $ 25 ho ottenuto
uno sconto di ben $ 5, cioè il 20%! Facendo
una scelta oculata dei prodotti (solo quelli
scontati) si riesce a risparmiare un bel gruzzoletto!
E bisogna far notare che questi volantini li
mette il postino vero, con una pazienza incredibile,
e non i "ragazzi volantinari". Il
postino inoltre è incaricato anche di
ritirare la posta in partenza, soprattutto per
le villette che hanno la classica cassetta delle
lettere sul ciglio della strada. Altra differenza?
Il water. Da noi è normalmente quasi
vuoto, c'è soltanto un piccolo ristagno
d'acqua in fondo, qui invece è pieno
quasi fino all'orlo! Quando si utilizza e si
tira lo scarico va tutto via e si riempie daccapo.
Lo spettacolo è "alquanto colorito".
Una differenza che invece Gianna digerirà
a fatica è il pane. Non esiste il pane
come lo intendiamo noi, panini tipo rosette
e pagnotte caserecce, esistono soltanto il pane
in cassetta, in tutte le forme e sapori, e i
panini morbidissimi tipo McDonald's. Ho trovato
fortunatamente un supermercato che vende baguettes
sia cotte che da cuocere e mi sto arrangiando
con quelle. E' incredibile mangiare pane che
non si sgranocchia! La comunità italiana
si è attrezzata: il pane se lo fanno
in casa, tutti i giorni. Pare che dopo i primi
tempi, con l'abitudine, diventi anche piacevole
cuocersi il pane fai-da-te. Altra differenza:
nel lavandino della cucina, in uno dei due scarichi
c'è una macchina infernale (sink disposer)
che tritura e digerisce tutto quello che gli
si fa cadere dentro. E' un po’ pericolosa per
le dita che non bisogna mai mettere dentro quando
è in funzione! Ma è comoda perchè
volendo si possono eliminare in quel modo quasi
tutti i rifiuti organici della cucina (eccezioni:
ossa e pelle di pollo).
La
mia postazione internet che si chiama BIP "Bathroom
Internet Point" .
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30/01/05 Fine della
terza settimana.
Sembra
tanto ma è ancora poco. Tre settimane
sono passate e ancora non mi sono abituato alla
nuova vita. Mi sembra sempre tutto così
precario. Mi manca qualcosa, mi manca qualcuno.
Ma pensiamo ad altro. Oggi sono stato invitato
da Antonio e Alicia. Sono stati molto gentili,
forse più interessati loro su com'è
la vita a Roma, piuttosto che io su com'è
la vita qui ad Huntsville. Essi infatti dovranno
andare via entro l'anno e cominciano a pensarci
su, con tutte le conseguenze (casa, lavoro,
scuola, etc.). Penso che Alicia bombarderà
Gianna su quali zone di Roma siano più
convenienti per acquistare o affittare una casa.
Hanno una bambina dolcissima, Sara di 21 mesi,
che ancora non sa quale lingua parlare: la mamma
parla spagnolo e francese, il papà parla
italiano e all'asilo naturalmente parlano inglese.
Se riesce a capirci qualcosa, potrà crescere
conoscendo quattro lingue senza difficoltà.
Hanno una casa molto bella, grande e luminosa.
La classica villetta americana ad un solo piano
con annesso garage. Penso che d'estate sia ancora
più bella con il giardino nel retro.
Non ho ancora detto che qui le case sono tutte
di legno. L'unica parte in cemento è
il basamento su cui montano tutta la struttura
di legno. Al limite fanno in mattoni soltanto
il rivestimento esterno ma soltanto per scopo
estetico, non sono muri portanti. Se devi costruire
una casa non chiami il muratore ma il falegname!
Effettivamente il legno è un ottimo isolante
e non si nota la differenza. E' come se vivessimo
all'interno di armadi giganteschi. L'unico rischio
sono gli incendi (un mozzicone ti potrebbe far
sparire la casa in pochi minuti) e i tornadi
che quando colpiscono se la portano letteralmente
via lasciando soltanto la base di cemento. In
quel caso non resta che ricostruire la casa
sulla stessa base e così via... In serata
siamo andati al bowling, all'interno della base.
E' un posto accogliente, non rumoroso, dove
si può passare un pomeriggio piacevole.
C'era anche il collega francese con tutta la
famiglia (moglie e tre figli, il quarto è
in Francia) che sembra molto disponibile, forse
anche perchè da queste parti i francesi
non sono visti di buon occhio e si sentono un
po' emarginati. Per la cronaca ho fatto tre
partite con Antonio e ho vinto 2-1 (105-113,
112-110, 123-115).
Altro
scorcio della nostra strada (con il sole).
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Oggi
non ho voglia di parlare degli americani. Voglio
parlare di me e di quello che mi sta passando
per la testa in queste lunghe giornate solitarie.
Se c'è un aspetto positivo di questo
periodo di ritiro (quasi) spirituale è
il fatto che ho molto tempo per pensare, per
riflettere su di me, sulla mia famiglia, sulle
mie due donne meravigliose. Normalmente la vita
(italiana) ci soffoca, ci sommerge di mille
cose da fare, mille azioni di compiere con brevissimi
spazi per il tempo libero, e quegli spazi sono
riempiti dal traffico, dalla TV, dall'occuparsi
della bambina. In questo periodo invece, sia
al lavoro che a casa, non ho molto da fare.
Se non ci fosse il computer sarei completamente
inattivo. Il maltempo non aiuta neanche a fare
una corsetta disintossicante. E allora c'è
tempo per dare valore a certe azioni, a dare
peso a certe emozioni, a dare rilevanza a piccoli
insignificanti ma edificanti episodi del passato
e del presente. E c'è spazio anche per
pensare al futuro. A quello che sarà
il nostro immediato futuro, nei prossimi tre
anni e in quelli che verranno ancora dopo. Allora
ci si rende conto di quante esperienze bisogna
ancora saggiare, per noi stessi e soprattutto
per Francesca. Francesca: un universo ancora
racchiuso in poco più di sette chili
di dolcezza. Una forza esplosiva che difficilmente
si riesce a contenere. Uno sguardo vivace, un
sorriso accattivante, un profumo da sogno. Francesca
è tutte queste cose insieme e chissà
quante altre, che mi sto perdendo in questi
giorni. Ma la vedo attraverso quel rettangolino
un po' sfocato, sento la sua voce un po' stridula
e falsata dalla virtualità del mezzo
elettronico. Mi manca e non riesco a capire
come possa mancarmi dopo soltanto 6 mesi di
convivenza spesso frantumata dalle mie assenze.
Mi mancano le sue manine delicate, mi mancano
le sue guance morbide e paffute. C'è
una complicità fra di noi che è
cominciata quel giorno che i nostri occhi si
incontrarono il 9 luglio in una fredda incubatrice
e non si è interrotta. Lo sento tutte
le volte che la vedo e che mi vede attraverso
il monitor, sa che ci sono e che non mancherò
mai. E poi volevo dedicare un pensiero a Gianna.
Io l'ho sempre saputo ma non ho mai avuto il
tempo e forse il coraggio di dirglielo: è
la donna che ogni uomo sognerebbe di avere nella
propria vita, come moglie, come amante, come
madre, come sorella, come figlia, come amica.
E io ho trovato in lei tutte queste cose. Ha
un carattere meraviglioso, ha una forza d'animo
incredibile. E' simpatica, è intelligente,
è generosa, è bella fuori e dentro,
e soprattutto ha una pazienza che farebbe sfigurare
anche Giobbe. L'ho strappata all'improvviso
alle sue cose, il suo lavoro, la sua famiglia
a cui è legatissima, alle sue amicizie
e l'ho portata in una città, Roma, per
lei straniera forse anche più di Huntsville.
Ma non si è persa d'animo, si è
rimboccata le maniche, ha subito trovato lavoro
e si è subito fatta voler bene da tutti.
Poi l'ho lasciata a se stessa, sono partito
per mille corsi e missioni in Italia e all'estero
e lei non si è mai persa d'animo. Si
è adeguata con rassegnazione. Ha voluto
fortemente un figlio e Dio sa quanto le sia
costato avere Francesca. E così quando
finalmente aveva la possibilità di godersela
con serenità l'ho costretta a rinunciare
di nuovo a tutto, alla nostra casa messa su
con tanta pazienza e sacrifici, alle nuove amicizie
che a fatica si era creata, alla sua famiglia
ancora qualche migliaio di chilometri più
distante. Eppure lei ha capito, non ha puntato
i piedi. Si è adeguata alla nuova situazione
ancora una volta con convinta rassegnazione,
senza scenate, cosciente di tutto ciò
che ci dovrà capitare in futuro. Ed io
ho scritto queste cose per far sapere al mondo
che conosco intimamente ogni suo pensiero, ogni
sua emozione anche se ad una distanza così
grande, e la apprezzo, e la stimo, e la amo
come il primo giorno, anzi, ogni giorno sempre
più. Sono fiero delle mie due donne.
Sono loro la mia forza, sono loro la mia vita.
Sono un uomo fortunato.
Le
mie due fantastiche donne.
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28/01/05 Un paese
di ciccioni.
Piano
piano sto cominciando a capire perchè
in USA ci sono tanti ciccioni. Non dipende soltanto
da quello che mangiano, che comunque è
esageratamente condito e grasso, ma anche e
soprattutto dal fatto che non fanno mai un passo
a piedi. Vivono in auto, ci fanno di tutto anche
le cose più impensabili. Ad esempio:
mangiano, esistono tantissimi fast food dove
è possibile ordinare, ritirare il cibo
e mangiare senza uscire dall'auto. Ma anche
le farmacie, le banche, le buche delle lettere
sono tutte predisposte per acquistare medicine,
versare un assegno, fare un bancomat, spedire
una lettera, senza dover mai scendere dalla
macchina. Le banche sembrano stazioni di servizio
dove invece di fare il pieno di benzina fai
il pieno di dollari. Non esistono aree pedonali,
passeggiate lungomare, un corso dove camminare
avanti e indietro, a volte non esistono neanche
i marciapiedi e anche le piste ciclabili sono
rare, troppo pericolose. Attraversare la strada
è un problema a volte insormontabile
sia perchè non ci sono le strisce pedonali,
in quanto non le userebbe nessuno, sia perchè
spesso occorre attraversare 6 o 8 corsie e dovresti
essere Flashman per arrivare dall'altra parte
prima che scatti il rosso! E così capita
spesso di incontrare persone enormi che faticano
a muoversi, a salire e scendere dall’auto, persino
a respirare. Hanno soprattutto dei sederi mastodontici.
Sembrano gonfiati a 1000 atmosfere! Impensabile
vivere in quelle condizioni. E i miei colleghi
continuano ad avvisarmi che con quello che si
mangia qui è facilissimo diventare come
loro, ingrassi senza accorgertene e quando te
ne rendi conto è troppo tardi. Quindi
è assolutamente fondamentale curare il
proprio fisico. Fare sport regolarmente e cercare
di autocontrollarsi nel cibo soprattutto evitando
le pessime abitudini americane.
Alcune
immagini direttamente dall'Italia, dove ho lasciato
ancora il mio cuore.
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27/01/05 Stereotipi
smentiti e confermati.
Le stranezze continuano. Noi pensiamo che gli americani
vivano solo di carte di credito, e invece
devo deludervi. Le carte sono certamente sempre
presenti e usatissime ma rispetto all'Italia
qui si fa un uso esagerato degli assegni.
Li usano quasi come banconote. Li usano per
tutto. Ho già accennato al fatto che
vengono normalmente inviati per posta per
pagare le bollette ma li
usano normalmente anche per pagare il conto
al supermercato: addirittura i registratori
di cassa sono in grado di compilarli automaticamente.
E poi sono intestati alla persona. Oggi mi
è arrivato un pacchetto che ne conteneva
almeno un centinaio con il mio nome e indirizzo
stampato sopra! Praticamente li usano come
biglietti da visita. E sono personalizzati
al punto che puoi scegliere il colore e lo
sfondo (personaggi di Walt Disney, paesaggi,
slogan patriottici, animali, bambini, sport...).
Oggi ho visto un'altra cosa che proprio non
avrebbe la possibilità di esistere
da noi. All'interno della base c'è
un posto dove puoi prendere in prestito qualsiasi
cosa per un periodo imprecisato (15 giorni,
1 mese) e serve proprio a quelli che come
me sono appena arrivati e stanno aspettando
l'arrivo dei propri mobili e degli effetti
personali. C'è di tutto, materassi,
lenzuola, aciugamani, pentole, piatti, posate,
tostapane, teiera, carrozzine per bambini,
di tutto di più, insomma tutto quello
che può servire ad una famiglia temporaneamente.
Si prende in prestito, ci si segna su un foglio,
e quando non serve più si restituisce
tutto. Così semplice che da noi sarebbe
inimmaginabile. E' un mondo del controsenso.
Mentre si possono comprare il 90% delle medicine
al supermercato, se ti serve una macchina
per l'aerosol devi firmare una quantità
infinita di moduli e autorizzazioni e costa
anche cara!. Io fortunatamente ho ricevuto
in eredità quella di Tommaso e mi sono
risparmiato questa seccatura. Il problema
sarà trovare la medicina da metterci
dentro!
Altri
giochi per bambini
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26/01/05 Un mondo
alieno.
Una sensazione veramente strana è quella che sto
vivendo da quando sono sbarcato nel nuovo mondo:
quella di essere in un altro mondo, in un universo
parallelo dove tutto è simile ma è
sempre diverso. Mi spiego meglio. A volte mi
sembra di vivere un film perchè vivo
situazioni, osservo particolari, che non sono
completamente nuovi, del resto li vediamo ogni
giorno in TV. Per esempio le lampade che si
accendono ruotando il pulsante invece di premerlo,
oppure le prese di corrente che hanno un'altra
forma, gli spettacoli che trasmettono in TV
(saranno famosi, chi vuol essere milionario,
beautiful, l'isola dei famosi, ok il prezzo
è giusto) sembra di aver vissuto sempre
in questo posto ma è in qualche modo
diverso. I cibi sono diversi, al supermercato
è difficile trovare le confezioni perchè
sono disposte in aree diverse e hanno forme
e colori diversi. Anche le auto hanno forme
diverse, sono quelle che noi siamo abituati
a vedere solo nei film e telefilm americani,
e a volte capita di incontrare proprio quelle
che circolavano nei telefilm anni '70. E i numeri
sono diversi, o meglio, le unità di misura.
Voi come vi sentireste se foste continuamente
bombardati di gradi farenheit, pollici, once,
libbre. Facciamo un esempio: mi hanno chiesto
"quanto sei alto?": facile 67 pollici,
e quanto peso? circa 210 libbre. E che temperatura
fa fuori?: freddissimo siamo sotto i 32 gradi.
Se vostro figlio avesse la febbre avrebbe più
di 100 gradi. Il mio ufficio dista 7 miglia
e la posta 200 yards. La benzina si misura in
galloni e l'appartamento in piedi quadrati.
La taglia della mie scarpe è 9 e 1/2,
e normalmente mangio 6 once di pasta. Ci capireste
qualcosa? Un po' difficile soprattutto all'inizio
poi... la mente umana si abitua facilmente,
l'importante e credere di vivere un film che
non durerà soltanto 2 ore ma poco di
più: 3 anni. Provare per credere.
Quella
rossa è la mia macchina che ho comprato da
Tommaso (Ford Escort del '97)
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25/01/05 Terzo scontro
con la burocrazia americana.
Terzo
scontro e terza sconfitta nei confronti dell'assurda
burocrazia americana. La prima volta mi avevano
detto che dovevano passare dieci giorni, la seconda
volta mi hanno detto che i dieci giorni erano lavorativi,
oggi hanno alzato le spalle in segno di rassegnazione
e mi hanno detto che non si sa quando potrò
avere quel maledetto SSN (Social Security Number)
senza il quale continuo a non esistere. Potrebbero
essere due o tre settimane o chissà... Intanto
io non posso avere carte di credito, non posso avere
il telefono, non posso prendere la patente, non
posso attivare l'assicurazione della macchina e
non posso neanche comprarla la macchina! Ovviamente
continuo ad andare avanti ma a mio rischio, e la
situazione comincia ad essere antipatica. Non riesco
a credere che il mio Stato mi mandi all'estero a
rappresentarlo e non mi garantisca un valido supporto
in quella che è l'attività primaria
qui in USA: ottenere il fatidico SSN. Meno male
che non sono stato solo in queste due settimane
e continuo a non esserlo grazie alla collaborazione
e alla solidarietà dei colleghi che hanno
passato le stesse disavventure qualche mese/anno
fa. Mi domando cosa avrei potuto fare, come avrei
potuto sopravvivere se fossi stato spedito in un
posto ancora più sperduto, magari quale unico
rappresentante straniero. Aspetto ancora qualche
giorno e poi mi farò sentire in ambasciata.
Anche se la situazione è abbondantemente
nota non riesco proprio a concepire come la nostra
rappresentanza diplomatica possa disinteressarsene
completamente. Per ora andiamo avanti ed aspettiamo
gli eventi.
Ci sono due cose che sono molto diverse che da noi:
il campanello della porta e il bidet. Non ci sono!
Mi manca tanto quel dolce suono che accarezzava
le orecchie quando veniva qualcuno a trovarci "din
don!". Qui invece chi bussa alla porta bussa
veramente! "knock knock" e se non senti,
perchè magari stai facendo la doccia, potrebbe
sfondare la porta o frantumarsi le dita a furia
di bussare. E il bidet? Mi domando ancora e se lo
chiedono tutti gli italiani che vivono qui: ma è
possibile che gli americani ogni volta che vanno
a bagno si fanno la doccia? E se non se la fanno,
vanno in giro sporchi? Questa è una cosa
che ci mancherà molto e dovremo trovare qualche
soluzione: imitare gli americani o utilizzare una
bacinella "ad hoc".
Uno
scorcio della nostra strada "8325 Whitesburg Way"
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24/01/05 Inizia
l'avventura lavorativa.
Oggi
ho ufficialmente assunto l'incarico che mi spetta
nel nuovo lavoro. Sono stato presentato a tutta l'assemblea
in seduta plenaria e ho ricevuto anche un applauso
di benvenuto. La frase tipica che in questi giorni
ho sentito centinaia di volte è: "welcome
on board" benvenuto a bordo che si addice più
ad un ambiente marino piuttosto che ad una base militare
terrestre che dista più di 500 km dal mare,
comunque l'idea è chiara, quella di un viaggio,
forse una crociera, l'importante e mantenere sempre
la rotta e non andare mai alla deriva. Oggi ho ricevuto
anche il passi per entrare nel "commissary"
che sarebbe un altro centro commerciale, questa volta
è proprio dentro la base e pare che si risparmi
parecchio rispetto alla concorrenza. Nei prossimi
giorni ci farò un salto. Penso che ci vorrà
qualche settimana per poter dire di aver visitato
tutti i centri commerciali della zona. Anche le chiese
sono numerose e sono incredibilmente in maggioranza
disposte tutte sulla stessa strada a pochi metri l'una
dall'altra. Sono tutte chiese protestanti (battiste
o evangeliste) e si fanno molta concorrenza tra di
loro. Nella buca delle lettere capita spesso di trovare
volantini pubblicitari di queste parrocchie che cercano
di attirare "clienti" offrendo corsi d'inglese,
baby sitting, assistenza varia e mille altre opportunità.
Mi raccontano che qui in generale sono molto bigotti,
figli e nipoti di quelli che fino ad alcuni anni fa
alimentavano il "Cucus clan". La comunità
locale è ancora oggi nettamente spaccata in
tre parti: bianchi, ispanici e neri.
Infatti agli inizi del secolo scorso qui si praticava
ancora lo schiavismo ed oggi alle due categorie, bianchi
e neri, si è aggiunta prepotentemente la foltissima
comunità messicana. Tutte le infrastrutture
sono bilingue, ovunque si parla sia inglese che spagnolo.
Questa
è una delle due mini-piscine che si trovano nel
residence.
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23/01/05 Fine della
seconda settimana.
E'
finita anche la seconda settimana. Ormai sono completamente
americano. Mangio schifezze cotte al microonde e bevo
litri di Coca Cola guardando il football americano in
TV! In realtà la mia giornata è una continua
lotta contro questi stereotipi e per ora sto ancora
resistendo. Oggi ho mangiato penne al ragù e
una bistecca con l'insalata però è sempre
più difficile resistere alla tentazione di assaggiare
quelle mostruosità che riempiono a dismisura
centinaia di scaffali in centinaia di supermercati.
Oggi come un vero americano medio ho passato mezza giornata
proprio a passeggiare dentro quei pachidermici centri
commerciali dove se non spendi ti senti un marziano
o un barbone. Ma anche la mia giornata in casa è
una continua scoperta. Ogni azione, anche la più
semplice, sembra un'avventura senza ritorno. Ho lavato
i panni con la lavatrice. E' tutta diversa, carica dall'alto
ma il cilindro ruota attorno ad un asse verticale! Non
c'è il posto dove mettere il detersivo, l'ammorbidente
e la candeggina. Comunque i panni sono venuti ugualmente
puliti e bianchi. Ho l'impressione che i prodotti per
la pulizia e i detersivi siano più efficaci dei
nostri. Comunque puzzano di più. Poi ho provato
l'asciugatrice. Effettivamente dopo una mezzoretta i
panni sono usciti caldi e asciutti, ora tocca soltanto
stirarli. Ma non converrà metterci capi delicati
perchè il filtro s'intasa, infatti ad ogni asciugaggio
si forma subito uno spesso strato di pelucchi. Ogni
mattina invece utilizzo il microonde. Basta mettere
la tazza di latte nel fornetto e dopo poco più
di 1 minuto la tazza è ancora fredda ma il contenuto
è fumante! L'unica cosa che non ho ancora utilizzato
è la lavastoviglie, ma vivendo da solo sporco
solo un piatto e una pentola e non vale la pena far
partire quest'altra macchina infernale.
Una cosa è certa: dovevo venire fin qui in america
per imparare a fare la casalinga perfetta!
Questo
è il soggiorno (versione aggiornata).
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22/01/05 Da oggi
sarò un po' più solo.
Abbiamo
finito il trasloco delle cose che Tommaso mi ha passato
in eredità. Probabilmente se fossi stato una donna,
avrei versato qualche lacrimuccia stasera. E' incredibile
come in certe situazioni lontano da casa, nella condizione
anomala di una quasi totale dipendenza da qualcun'altro,
ci si affezioni a dei perfetti sconosciuti come se fossero
stati invece dei grandi amici, quasi fratelli. Mi è
dispiaciuto salutare Tommaso, Lucia, Francesco e Mariachiara.
Non dimenticherò mai la mano, anzi, il cuore che
mi hanno dato i primi giorni qui in Alabama. Mi sono sentito
subito a mio agio. Probabilmente per carattere non l'ho
dimostrato in modo plateale ma ho apprezzato tantissimo
la loro accoglienza, la loro cortesia, la loro generosità.
Si sono affannati tanto per risolvere i miei problemi
quando loro stessi avevano un trasloco da organizzare.
Mi hanno regalato di tutto e di più. Giorno dopo
giorno si sono privati di un letto, di una lampada, di
una stoviglia, di una coperta, per permettermi di organizzare
per il meglio il mio soggiorno ad Huntsville nell'attesa
dell'arrivo dei miei mobili e delle mie cose. Ma soprattutto
nei loro occhi ho visto tanta serenità e questo
mi è stato di grande conforto. Sapere che dopo
tre anni, magari cominciati controvoglia, è possibile
lasciare questo posto con nostalgia, mi rincuora e mi
fa ben sperare per il nostro futuro americano. Loro hanno
avuto due figli e immagino che non sia stato facile lontano
dall'Italia, dai propri cari, soprattutto la prima volta.
Tuttavia guardando quei due gioielli, Francesco e Mariachiara,
la loro tranquillità, la loro serenità,
mi rendo conto che non sarà poi così negativo
portare qui Francesca, anzi. Inoltre mi hanno presentato
tanti loro amici che senz'altro diventeranno anche nostri
amici. Stasera per esempio siamo andati da Ersilia e Paul.
Lei è una donna ancora piacente malgrado l'età,
è nonna di 7 nipoti e 1 pronipote. Vive qui in
Alabama da 42 anni e sembra che si sia ambientata veramente
bene. Sento che con Gianna andrà facilmente daccordo.
Paul è il classico vecchietto americano con mille
ricordi e altrettanti hobbies, va a caccia, va a pesca
in alto mare, va per funghi, intaglia il legno, è
sempre di buonumore ed ha tanta pazienza con i bambini.
Francesco si è molto effezionato a loro e li chiama
nonni, penso che anche Francesca si troverà a suo
agio con loro.
La
cameretta di Francesca, che per ora utilizzo io.
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21/01/05 Lento avvicinamento
alla normalità.
Lentamente
ci avviciniamo alla normalità. L'appartamento sta assumento
sembianze umane. Ormai la cucina, il tinello e il soggiorno
sono completi. Anche la cameretta si può considerare
completa in attesa dell'arrivo del lettino e degli accessori
di Francesca. Abbiamo quasi finito tutto il trasloco da Tommaso
a casa nostra. Resta soltanto la lavatrice che sarà portata
"di peso" domani mattina.
Oggi è arrivata la prima bolletta: è la luce.
Dopo soltanto una settimana (7 giorni) è già stata
effettuata una lettura e mi tocca pagare. Le cose sono molto
differenti rispetto all'Italia. Intanto la forma della bolletta
è strana, sembra il cartoncino che viene inviato quando
si mandano le raccomandate con ricevuta di ritorno. Ci sono
scritte solo le informazioni essenziali (lettura precedente,
lettura attuale, intestatario e numero del contratto, cifra
da pagare) e la cosa più strana è che si paga
inviando un assegno per posta!!! Si prende una busta, si mette
una parte della bolletta, un assegno intestato alla società
elettrica con l'importo indicato (nel mio caso sono $ 14,39
per 216 KW/h) si chiude, si affranca e si spedisce. Incredibile
ma arriva a destinazione e nessuno si ruba l'assegno! Comunque
non appena avrò qualche carta di credito americana penso
che pagherò via internet, mi fido di più. La penale,
se non pago entro il 3 febbraio è di $ 0,72.
Stasera nella base si festeggia S.Barbara, c'è una cena
di gala con varie personalità. Io non ci vado perchè
non ho la divisa e sono contento perchè da solo sarebbe
stato deprimente e perchè mi raccontano che per $ 25
a testa ti danno poche cose da mangiare e anche poco buone e
comunque molto lontane dagli standard italiani.
Una
immagine con la nevicata del 2003
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20/01/05 Primo giorno
di scuola.
Come
se fosse un primo giorno di scuola oggi sono finalmente entrato in contatto
con quello che sarà il mio ambiente di lavoro per i prossimi
tre anni. Le difficoltà burocratiche non sono diminuite, anche
qui in USA esistono documenti che non possono essere rilasciati senza
la presenza di altri documenti che a loro volta sono legati ai primi
come in un assurdo giro viziono, un cane che si morde la coda. Il problema
è che io non sono il cane, forse sono la coda. Comunque alla
fine sono riuscito a sedermi su quella che da lunedì prossimo
sarà la mia sedia e appoggiare i gomiti su quella che sarà
la mia scrivania. L'avevo immaginata in modo diverso ma qui sono molto
spartani e concreti. Non ci sono fronzoli ma c'è tutto quello
che serve per lavorare. Da noi magari trovi il mobilio di legno pregiato,
poltrone in pelle umana, quadri d'autore, ma magari non c'è il
fax, o manca la carta o non puoi telefonare neanche per motivi di servizio.
Purtroppo sono capitato in un momento particolare perchè stanno
traslocando gli uffici quindi è tutto sottosopra o negli scatoloni,
ma nell'arco di un mese dovrebbe andare tutto a posto. La giornata è
passata in fretta, non riesco a ricordare nessuno tra i cento nomi delle
persone che mi hanno presentato oggi, ma non importa, forse loro si
ricorderanno di me. Comunque sono stanco, gli anfibi nuovi hanno cominciato
a corrodere la tenera carne dei miei piedini, del resto non posso fare
altrimenti, devo soffrire e aspettare che si ammorbidiscano. La distanza
da casa all'ufficio è di circa 6,5 miglia che equivalgono a circa
10 km. Sono stati sufficienti 10 minuti per percorrerla e questa è
una buona notizia.
Altro
scorcio dal patio al tramonto
torna all'inizio
19/01/05 Welcome
to Alabama.
Lo
scontro con la burocrazia americana continua. Mi avevano detto che occorrevano
10 giorni per iniziare la procedura per il rilascio del SSN e invece oggi
mi hanno detto che sono 10 giorni FERIALI e così si rimanda tutto
alla settimana prossima. Come sono contento! Perfettamente trasparente per
l'amministrazione americana, non potrò concludere nulla almeno fino
a martedi prossimo. L'unico mio appiglio verso la civiltà resta internet
finchè riuscirò a scroccare il collegamento wi-fi. Se dovesse
interrompersi anche questo allora saranno dolori. Forse riuscirò prima ad entrare finalmente nel mio
ufficio dove avrò un telefono e qualcuno mi potrà salutare
la mattina. Nel pomeriggio finalmente buone notizie: sono stato autorizzato
ad entrare nella base così domani potrò indossare la divisa
e cominciare le pratiche per l'accesso definitivo. Grazie a qualche conoscenza
sono riuscito anche ad aprire il conto in banca addirittura senza SSN. L'unica
limitazione è che non posso ancora avere una Credit Card però
posso già emettere assegni e prelevare con il bancomat. Alleluia!
Ora non resta che aspettare con più serenità l'arrivo del
SSN in modo da prendere la patente americana, attivare l'assicurazione per
l'auto ed effettuare il passaggio di proprietà.
Ecco
come vedo Gianna e Francesca (e sarà così per almeno altri
due mesi...)
torna all'inizio
Sembra che lo sport principale qui in USA sia organizzare “farewell parties”. Ogni volta che
qualcuno parte, o cambia incarico o soltanto cambia
ufficio, si organizza un raduno, normalmente presso un ristorante capiente,
dove, ognuno a spese proprie, si mangia e si saluta il partente. Oggi è toccato
a Tommaso che ha salutato i colleghi di lavoro ed è stata per me la prima occasione
di conoscere quelli che saranno i “miei” futuri colleghi di lavoro. E’
impossibile ricordare tutti anche perché il mio livello di inglese
non è ancora adeguato. Ho comunque rivisto John Reynolds ed ho conosciuto Billy “the boss” colui che comanda tutta la baracca da cui
dipenderò io. E’ un distinto uomo di colore che mi ha salutato amichevolmente.
Ho conosciuto quello che sarà il mio compagno di viaggio per i prossimi mesi,
Antonio con la moglie Alice che hanno una bambina Sara
di 20 mesi. C’era anche il rappresentante francese e tanta altra gente che sarà al mio fianco nel mio lavoro qui ad Huntsville. Per ora
non ricordo nessun nome ma non importa, ci sarà tempo
per conoscerli ed eventualmente descriverli uno ad uno.
Pian piano che vado avanti con questo “diario americano” mi
sto rendendo conto che in fondo potrebbe diventare interessante anche per chi
dall’Italia voglia conoscere uno scorcio di quella provincia americana così
lontana dal nostro standard di vita ma anche diversa da quella che normalmente
vediamo in TV. Sono tante le differenze, a volte piccole, insignificanti, sfumature,
ma comunque “differenze” che occorre conoscere per
vivere serenamente. Il mio punto di vista, tuttavia, sarà quello di un
privilegiato, uno che potrà osservare senza esserne completamente coinvolto, che
non dovrà lottare per guadagnarsi da vivere e che non si integrerà
mai completamente in vista di una data di partenza già prestabilita. Comunque sarà una descrizione senz’altro più approfondita di
quella di un semplice viaggiatore, un turista che si ferma una notte e via.
Dove mi trovo? In una cittadina di circa
170.000 abitanti sparsi in un’area molto grande. Non esiste
un centro, non ci sono riferimenti. Esistono soltanto due grandi strade
una che va da nord a sud (la “memorial park way”) e una che va da ovest ad est (la “University Drive”).
Sono due strade enormi, che in alcuni punti hanno anche 6 corsie per senso di
marcia, percorrendo le quali si può andare ovunque e
lungo le quali sono dislocati decine e decine di enormi centri commerciali (i
più grandi si chiamano “Mall”). Queste due strade formando
una croce dividono idealmente la città in quattro quadranti. La zona che
apparentemente sembra più centrale perché ci sono gli uffici distrettuali e
molte banche è quella dislocata nel quadrante nord-est. Nel quadrante
nord-ovest c’è la zona universitaria, nel quadrante sud-ovest c’è la base
militare, nel quadrante sud-est ci sono decine di chiese battiste e c’è anche il
nostro residence. I ristoranti più diffusi sono quelli
messicani (ho mangiato messicano tre volte in sette giorni)
ma ci sono anche tanti ristoranti italiani rigorosamente evitati dagli
italiani residenti perché sono particolarmente costosi e non conformi ai veri
standard italiani.
Una
piccola area giochi per i bambini del residence
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17/01/05
Martin Luther King
Day.
Oggi è festa nazionale. Si ricorda il sacrificio di Martin Luther King,
che combatté per i diritti degli emarginati per motivi razziali. Quindi oggi, se possibile, la vita è ancora più tranquilla
degli altri giorni. Sono riuscito finalmente ad attivare una connessione Wi-fi anche da casa mia il che è molto utile sia per i
collegamenti in video con l’Italia, sia per passare le lunghe ore solitarie,
sia per avere utili informazioni su come rendere più vivibile la mia permanenza
ad Huntsville. Così al costo di zero dollari posso videochattare, mandare sms e
probabilmente riuscirò in breve tempo anche a telefonare in Italia e a
scaricare software prezioso.
L’unica difficoltà è dovuta al
fatto che la stanza dove arriva la linea (anche se molto debole) è il bagno
piccolo (quello in camera da letto) il che non è il massimo della comodità. Comunque appena riuscirò ad ottenere il benedetto SSN
metterò la linea telefonica così potrò collegarmi, a pagamento, da qualsiasi
postazione senz‘altro più comoda.
In serata siamo andati in uno di quei
posti “eat all you want” cioè paghi una cifra
irrisoria (circa $ 8) e mangi a sbafo fino a saziarti. L’unico neo è che il
cibo è quello tipico americano pieno di colesterolo e
di ingredienti “ammazza fegato”. Se nei prossimi mesi
non mi andrà di cucinare, ogni tanto si potrà fare un’eccezione.
Altro panorama visibile dal patio
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16/01/05 E’
finita la prima settimana.
Prima settimana, primi bilanci. Sembra un secolo, sembra che
il tempo si sia inesorabilmente fermato e invece è passata
soltanto un minuscola settimana. Sarà dura resistere tanto tempo lontano dalle
mie donne. Non sarebbe estremamente difficile se
soltanto cominciassi ad andare regolarmente in ufficio, cominciassi a
interagire con qualche americano per perfezionare se non altro la conoscenza
dell'inglese. E invece sono segregato nel mio
appartamento che fortunatamente sta lentamente diventando sempre più
accogliente e personalizzato. Ormai posseggo un TV,
una poltrona, un tavolo e qualche sedia da giardino. Non mi posso lamentare.
Se la vita qui ad Huntsville è
normalmente tranquilla, immaginatevi quanto possa essere tranquilla la domenica
mattina! Anche il rumore del traffico in lontananza
sembra attutito dall'ovatta del torpore domenicale. Volendo potrei anche andare
in giro. Tommaso mi ha prestato la Cadillac, ma non ne ho molta voglia. Ho così tanto tempo avanti, tanti weekend in cui il principale
impegno sarà quello di ammazzare il tempo... Del resto non mi va di fare gite
nei dintorni da solo, senza la possibilità di condividere le nuove esperienze
con Gianna e Francesca. Così aspetto. Che vengano
presto tempi migliori.
Questo è il soggiorno (living room)
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15/01/05 Il
primo weekend americano.
Oggi malgrado il freddo sempre più
cane ci è toccato fare una buona parte di trasloco. Tommaso e Lucia stanno svuotando il loro appartamento e piano piano mi stanno dando tutto ciò che mi può essere dato pur
continuando a sopravvivere per un’altra settimana. Io per ora raccolgo tutto se
non altro perché così anch’io posso cominciare a sopravvivere soprattutto in
previsione della loro dipartita. Poi, quando verranno i mobili e soprattutto
Gianna, si deciderà su cosa tenere e cosa regalare
(qui normalmente invece di dare alla “pro infanzia” si da tutto quello che non
serve all’Esercito della Salvezza oppure si mette in vendita la domenica
mattina). In serata ci siamo ritrovati tutti al
ristorante messicano “Rosie’s Cantina” in occasione
della festa di addio “farewell party” dei coniugi Irrera.
C’erano molti volti nuovi e vecchie conoscenze. Ho rivisto Maurizio con la
moglie e la figlia dodicenne: sorpresa Maurizio a giugno diventerà papà per la
seconda volta. L’aria (o l’acqua) di Huntsville è molto fertile!!! C’era anche una coppia che forse ritornerà per la terza
volta (Adele e Domenico che hanno due figli, il primo di 5 anni e il secondo di
5 mesi). C’erano anche Vittorio (americano che parla italiano meglio di noi) e
la moglie Alessandra e un’altra coppia, lui di Roma e lei americana, ed altri 3
italiani che lavorano all’agenzia (uno è arrivato da
poco). Delle vecchie conoscenze c’erano di nuovo
Ersilia con il marito Paul, il figlio e la nuora
americana, Alfonso con Karen ed un nipotino, Fiorenza
e Mike con i due bambini. Sembra che lo sport
principale delle mogli sia di criticare questa cittadina, di spettegolare sulle
usanze degli americani e si lamentano della noia mortale che le
assale appena arrivati. Poi, dopo tre anni, piangono che non vogliono
andarsene più. Sarà così anche per noi?
L'ingresso del residence
Oggi fa un freddo cane. Sembra che
la caratteristica di questo luogo siano gli sbalzi termici repentini. Si passa
da +25 a -5 e viceversa nell'arco di 24-48 ore. Ma il
terrore della gente del posto sono i tornadi. Un po' come da noi per i
terremoti, tutte le strutture sono pensate e progettate in funzione
dell'ipotetico arrivo del padre di tutti i tornadi,
quello che con un touch-down distruggerebbe qualsiasi
cosa. Sono organizzati come durante la guerra con le sirene che suonano ogni
volta che si prospetta una lontana possibilità di rischio. Mi dicono che a casa mia il posto più sicuro dove ripararsi
nell'eventualità di una emergenza sia il closet (ripostiglio) che si trova in
cucina, dove sono la lavatrice e l'asciugatrice. In caso di un tornado che
schiantasse sulla casa un tronco (considerando che le case sono di legno) quel closet sarebbe il posto più riparato. Comunque nell'arco dell'anno non è questo il periodo più a
rischio. In genere la temperatura è più alta che in Italia (siamo sempre alla
latitudine della Tunisia) e le giornate veramente fredde sono poche, anche se
può capitare di avere qualche nevicata. In estate, invece,
pare che il caldo sia veramente insopportabile e la gente non fa altro che
stare chiusa in casa, in macchina, in ufficio, al supermercato, insomma tutti i
posti dove ci sia l'area condizionata. Per cercare un po' di fresco
occorre andare sulla collina a poche miglia da qui, ma ancora non so dov'è, nè com'è fatta.
Quello che si vede dal
patio
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13/01/05 Il
Wi-fi.
Non riesco ancora a capacitarmi. Qui in USA, ma forse è così
anche in Europa o forse lo sarà presto, è possibile, con una certa facilità,
agganciarsi su reti locali allestite da privati o uffici, che a volte sono
accessibili a chiunque provi ad agganciarsi. Io come al
solito sono sfortunato, il mio computer ne vede alcune ma sono tutte protette
da password. Invece Tommaso ha la fortuna di avere un
ignoto benefattore che gli concede gratuitamente la possibilità di connettersi
ad internet gratis a 56 Mbps. Per ora che ci sono i
coniugi Irrera ne approfitto
e scrocco anch’io almeno un collegamento al giorno. Poi si vedrà. Al limite, in futuro potrò sempre fermarmi “per caso” sotto
il loro ex-appartamento e collegarmi stando comodamente seduto in macchina.
Stamattina mi sono visto un film, scaricato da Tommaso, di Aldo Giovanni e Giacomo “La conosci Claudia”. Poi ha suonato la sirena dei tornadi, boh,
speriamo bene. Mi dicono che non sono così
frequenti questi avvertimenti e questa mattina c’è stata una sorta di benvenuto
nei miei confronti. In realtà il tornado non è passato ma il cielo nero e
minaccioso e la pioggia violenta successiva avevano fatto
temere il peggio.
Ho cominciato a conoscere alcuni dei grandi supermercati
della zona. Sono incredibilmente grandi, spesso sono a tema cioè
vendono solo una tipologia di merce (bricolage, auto, sport, …) e viene la
voglia di passarci giornate intere per vedere oggetti particolari, soluzioni
originali.
Nel pomeriggio sono andato per uffici: non ce la faccio più!
Ogni volta che devo fare qualcosa sono bloccato perché
non ho l’SSN né l’accesso alla base e ciò comporta che per il governo americano
io non esisto. Non posso comprare l’auto perché non posso stipulare
l’assicurazione in quanto non posso sostenere l’esame di guida per la patente
perché non posseggo ancora l’SSN. Non posso telefonare
con le carte economiche e non posso collegarmi ad internet e quindi non posso videochiamare l’Italia perché non ho ancora il telefono
fisso e il telefono fisso non si può mettere se non ho l’SSN.
Per non parlare del conto in banca che non posso aprire perché non ho l’SSN! E quindi non ho bancomat né
carta di credito. Senza l’SSN sono riuscito soltanto a
prendere la casa in affitto pagando con un assegno di Tommaso e ad attaccare la
luce, ed era previsto anche lì l’SSN ma per questa volta hanno chiuso un
occhio. In più poi le auto servono ancora a Tommaso e non me la sento di
requisirne una soltanto per fare un po’ di shopping:
lui e Lucia sono stati splendidi, finora, mi hanno trattato meglio di un
fratello.
La prima bozza di tinello
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12/01/05 L’incontro
con il futuro capo.
E’ mercoledì e non c’è nessuna novità sul fronte Redstone Arsenal.
Ho cominciato a studiare qualche fascicolo sul sistema MLRS che mi ha portato
Tommaso. A mezzogiorno ho incontrato quello che sarà il mio futuro capo John Reynolds un civile. Siamo
andati a pranzo in un ristorante messicano, discreto. Al posto della birra mi
hanno portato il tè ma va bene lo stesso. Sembra un
tipo abbastanza socievole, spiritoso. Viaggia con una canoa sul tetto della
macchina. Ha un viso tipicamente americano. Non credo abbia le idee molto
chiare su cosa farmi fare in questa situazione. Dopo
pranzo siamo andati a vedere per il corso d’inglese,
ho preso l’indirizzo della nuova scuola gratuita statale. Poi siamo passati
alla gelateria di Nicola (che non c’era) che dovrà essere inaugurata
presumibilmente entro la prossima settimana. C’era la seconda figlia di Alfonso che lavorerà lì. Ma non
è stata in grado di farci un caffé (macchinetta fredda).
Nel pomeriggio ho guidato per la prima volta la cadillac.
All’inizio sembra facile, poi ci si rende conto di essere piuttosto impacciati,
poi diventa facile veramente. La serata è stata tranquilla in
famiglia, poi ho presto tolto il disturbo. Ogni volto che torno a casa
Tommaso mi riempie di oggetti che piano piano stanno cominciando ad arredare quella desolazione di
appartamento sito in 8325 Whitesburg Way apt.1204.
Il tempo sta peggiorando. Fa sempre caldissimo (oltre i
venti gradi) ma tira un vento forte e minaccioso.
L’incubo dei tornadi è sempre presente.
La cucina
Sono soltanto poche ore che sono qui ad
Huntsville e sono già morto di noia. Forse è la reazione dopo tanti mesi di frenetiche
attività, prima per la nascita di Francesca ed il martoriato seguito, poi per i
preparativi per l’avventura americana.
Probabilmente rimpiangerò questo periodo di calma assoluta però in questo momento non riesco ancora a goderne
appieno.
Sono ancora tanti i pensieri e le cose sospese ed in via di
definizione. Innanzitutto la mancanza di Gianna e
Francesca. Tutte e due hanno la stessa capacità, quella di coinvolgerti
completamente a tempo pieno, in ogni istante della giornata. In questo momento
mi sento un po’ inutile, sprecato, senza meta se non quella di fare in modo che
l’arrivo dei miei due amori sia meno traumatico per loro.
E poi c’è ancora questa situazione di estremissima
precarietà: la casa è desolatamente vuota, non ho una sedia, un tavolo, la
linea telefonica, la tv. Il lavoro è ancora un tragico mistero con questa assurda impossibilità di accedere alla base, al mio
ufficio, alla mia scrivania.
Il tempo è particolarmente uggioso stamattina. Vedo
attraverso le tendine della mia camera un mondo grigio che va a rilento, un
uomo col cane, auto inutilmente enormi parcheggiate in perfetto ordine, qualche
voce di bambino che va a scuola, lontani rombi di un traffico quasi inesistente
ma mai completamente sopito.
Un’altra serata sociale. Questa volta per il compleanno
della padrona di casa Lucia che però non aveva avvisato nessuno della
ricorrenza. Eravamo 11 adulti e 5 bambini: Alfonso e Karen,
Ersilia e Paul, Mike e
Fiorenza con i due bambini adottati (Federica e Alessandro), di nuovo Giuseppe
e Nadia con la piccola Claudia, Lucia e Tommaso con Mariachiara
e Francesco ed io. Alfonso è un ex sottufficiale dell’Aeronautica che dopo un
corso qui ad Huntsville ha lasciato tutto e si è
stabilito in Alabama laureandosi e cominciando vari business con un ex collega
(Nicola). E’ simpatico, di Napoli, assomiglia un po’ ad
Handy Luotto e all’ingegner
Vacca, è nonno ed ha sposato un’americana. Ersilia invece è veneta, ha sposato
un ex militare americano che prestava servizio alla base NATO di Verona. Anche
loro sono nonni, hanno una bella villa con piscina. Mike è uno scienziato che lavora con Giuseppe e Nadia. Ha scritto molti articoli scientifici, è una mente. Con la
moglie Fiorenza hanno adottato due bambini praticamente
coetanei (che ora hanno circa 26 mesi), entrambi russi ma completamente
differenti: lei è bianchissima e biondissima, occhi azzurri, lui è di origine
gitana, di pelle e occhi scuri. Giuseppe e Nadia hanno salutato tutti perché
dopodomani vanno in Italia a far conoscere la loro bimba ai nonni, torneranno
il 7 febbraio. E’ stata una bella serata, i bambini si sono
scatenati.
Una vista del residence
su lato strada
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10/01/05 Il
primo giorno nel nuovo mondo.
Mi sono subito scontrato con la burocrazia locale. Servono
10 giorni per ottenere il fatidico SSN (Social Security Number) senza il quale,
specialmente dopo l’11 settembre, puoi essere considerato alla stessa stregua
di un terrorista, un barbone squattrinato, un emarginato, una spia. Senza quel
maledetto numero non posso far nulla, non posso aprire
un conto in banca, attivare un contratto del telefono, comprare la macchina, prendere
la patente.
Fino al 19 gennaio, per zio Sam
sono un perfetto sconosciuto, trasparente, inutile. Fortunatamente la corrente
c’è ed è intestata a me per cui posso cominciare
almeno a vivere per conto mio, in quella che sarà la nostra dimora per i prossimi
tre anni. Mi viene da pensare. In questa casa un giorno Francesca muoverà i
suoi primi passi, dirà le sue prime paroline, metterà
i suoi primi dentini. E’ un peccato che questi eventi, fondamentali per una
vita che sta cominciando ad affrontare il mondo, non avranno quei nobili
spettatori che i bambini normalmente e semplicemente chiamano nonni.
Prima serata sociale: abbiamo cenato con bisteccone
americane al barbecue da una coppia di fisici che lavorano alla NASA, lui è di Cassino (Giuseppe) lei (Nadia) di Isola Liri (FR). Hanno una bambina tranquillissima nata il 23
ottobre che si chiama Claudia.
Altro panorama con lo Space
Rocket Center
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09/01/05 Il viaggio.
Così comincia l’avventura americana. Volenti o nolenti i
prossimi 3 anni saranno un periodo che rimarrà indelebilmente impresso nella
pietra dei ricordi della vita mia e di quella dei miei
cari.
Sono tante le aspettative, i dubbi,
le incertezze sul futuro immediato e su quello più remoto. Ma
andiamo per ordine. Il viaggio: che massacro! Durante la sorvolata
dell’Atlantico ho visto il film “Il giro del mondo in
80 giorni”. Quel racconto mi è sembrato addirittura più semplice e comodo del
viaggio che ho percorso da Roma ad Huntsville.
Alzataccia alle 6 per poter essere all’aeroporto alle 9 e per poi imbarcarmi
alle 10,30 e decollare alle 11,15. Sull’aereo non ho
fatto altro che mangiare e bere. Le noccioline che ci hanno dato appena saliti
erano salatissime e mi hanno costretto a bere per tutto il giorno (ho bevuto
nell’ordine: succo d’arancia, caffè, acqua, te, coca
cola, limonata, di nuovo caffè, di
nuovo acqua, di nuovo coca cola, di nuovo acqua ed infine all’arrivo da
Tommaso avrò bevuto un altro litro d’acqua). Accanto a me c’era un
biologo/medico napoletano di nome Gennaro che non mi ha rivolto la parola per
tutto il volo fino a Philadelphia. L’aereo (nella business) era pieno di italiani o italo/americani. Oltre al film già citato ho visto “Collateral”
con Tom Cruise e un cartone
animato con gli squali. Tra mangiare, guardare film, studiare il manuale
per la patente americana e l’eccitazione inevitabile della novità, il volo Roma-Philadelphia è passato piuttosto in fretta. Ho fatto soltanto l’errore di viaggiare troppo formale con
giacca e cravatta, un maglione sarebbe stato molto meglio. Le cose sono
diventate pesanti all’arrivo alla dogana. Una fila lunga per
mostrare il passaporto (meno male che avevo il visto NATO2 e mi sono
risparmiato la foto e le impronte digitali), poi $ 3 per prendere un carrello
per fare pochi metri con le valigie che ci hanno restituito. Poi il
controllo doganale vero e proprio. Quindi ho
reimbarcato le valigie, poi altra fila lunghissima al metal detector. Ho dovuto tirar fuori il computer, ho dovuto togliere
giacca, giaccone, cintura, scarpe, orologio e poi di nuovo rimettere tutto a
posto. A questo punto sembrava tutto a posto ma dopo
un’attesa prevista di circa 2 ore, ho dovuto aspettare un’altra ora perché il
volo Philadelphia-Washington fosse pronto. Poi c’è
stato il contrattempo della cappelliera rotta, chiamata del tecnico, accrocco
con lo scotch e via. Insomma quei venti minuti di volo hanno impegnato quasi 4
ore di tempo con l’angoscia alimentata dal mio vicino di poltrona (un ingegnere
di Huntsville nevrastenico e con la valigetta piena di medicine) di non fare in
tempo per l’ultima coincidenza per Huntsville. Infatti
arriviamo a Washington 15 minuti dopo la partenza del volo per HSV. Corsa a
perdifiato poi, miracolosamente, ci rendiamo conto che
l’aereo (poco più di un aereo da turismo) ci aveva aspettato (eravamo 16
passeggeri in attesa) anzi, abbiamo dovuto aspettare noi lui. Passeggiata ridicola nel bus sulle piste dell’aeroporto alla
ricerca del nostro aereo finché finalmente è arrivato. Due ore di volo
tranquillo e finalmente sono arrivato ad Huntsville e
a casa di Tommaso Irrera (ore locali 22, in Italia le
5, esattamente 23 ore dopo la mia alzataccia a Roma).
Tommaso e Lucia sembrano gentili,
un po’ imbarazzati, non ci conoscevamo prima. Hanno due bambini
tranquillissimi, Francesco di quasi 2 anni e Mariachiara
di 6 mesi e mezzo.
Il panorama di Huntsville e della base
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