Gennaio 2005

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31/01/05       Altre differenze.
Potrei passare tutti e tre gli anni a raccontare le infinite differenze tra i nostri due mondi. Alcuni esempi: normalmente se troviamo nella buca delle lettere volantini pubblicitari con ipotetici buoni sconto su articoli incomprabili, buttiamo tutto nella spazzatura senza neanche guardarli, qui invece la gente comune fa la spesa proprio utilizzando quei buoni sconto. E nella buca ne trovo a centinaia! Oggi ho cercato di imitare gli indigeni e ho utilizzato anch'io uno di quei buoni. Su una spesa di $ 25 ho ottenuto uno sconto di ben $ 5, cioè il 20%! Facendo una scelta oculata dei prodotti (solo quelli scontati) si riesce a risparmiare un bel gruzzoletto! E bisogna far notare che questi volantini li mette il postino vero, con una pazienza incredibile, e non i "ragazzi volantinari". Il postino inoltre è incaricato anche di ritirare la posta in partenza, soprattutto per le villette che hanno la classica cassetta delle lettere sul ciglio della strada. Altra differenza? Il water. Da noi è normalmente quasi vuoto, c'è soltanto un piccolo ristagno d'acqua in fondo, qui invece è pieno quasi fino all'orlo! Quando si utilizza e si tira lo scarico va tutto via e si riempie daccapo. Lo spettacolo è "alquanto colorito". Una differenza che invece Gianna digerirà a fatica è il pane. Non esiste il pane come lo intendiamo noi, panini tipo rosette e pagnotte caserecce, esistono soltanto il pane in cassetta, in tutte le forme e sapori, e i panini morbidissimi tipo McDonald's. Ho trovato fortunatamente un supermercato che vende baguettes sia cotte che da cuocere e mi sto arrangiando con quelle. E' incredibile mangiare pane che non si sgranocchia! La comunità italiana si è attrezzata: il pane se lo fanno in casa, tutti i giorni. Pare che dopo i primi tempi, con l'abitudine, diventi anche piacevole cuocersi il pane fai-da-te. Altra differenza: nel lavandino della cucina, in uno dei due scarichi c'è una macchina infernale (sink disposer) che tritura e digerisce tutto quello che gli si fa cadere dentro. E' un po’ pericolosa per le dita che non bisogna mai mettere dentro quando è in funzione! Ma è comoda perchè volendo si possono eliminare in quel modo quasi tutti i rifiuti organici della cucina (eccezioni: ossa e pelle di pollo).

La mia postazione internet che si chiama BIP "Bathroom Internet Point" .


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30/01/05       Fine della terza settimana.
Sembra tanto ma è ancora poco. Tre settimane sono passate e ancora non mi sono abituato alla nuova vita. Mi sembra sempre tutto così precario. Mi manca qualcosa, mi manca qualcuno. Ma pensiamo ad altro. Oggi sono stato invitato da Antonio e Alicia. Sono stati molto gentili, forse più interessati loro su com'è la vita a Roma, piuttosto che io su com'è la vita qui ad Huntsville. Essi infatti dovranno andare via entro l'anno e cominciano a pensarci su, con tutte le conseguenze (casa, lavoro, scuola, etc.). Penso che Alicia bombarderà Gianna su quali zone di Roma siano più convenienti per acquistare o affittare una casa. Hanno una bambina dolcissima, Sara di 21 mesi, che ancora non sa quale lingua parlare: la mamma parla spagnolo e francese, il papà parla italiano e all'asilo naturalmente parlano inglese. Se riesce a capirci qualcosa, potrà crescere conoscendo quattro lingue senza difficoltà. Hanno una casa molto bella, grande e luminosa. La classica villetta americana ad un solo piano con annesso garage. Penso che d'estate sia ancora più bella con il giardino nel retro. Non ho ancora detto che qui le case sono tutte di legno. L'unica parte in cemento è il basamento su cui montano tutta la struttura di legno. Al limite fanno in mattoni soltanto il rivestimento esterno ma soltanto per scopo estetico, non sono muri portanti. Se devi costruire una casa non chiami il muratore ma il falegname! Effettivamente il legno è un ottimo isolante e non si nota la differenza. E' come se vivessimo all'interno di armadi giganteschi. L'unico rischio sono gli incendi (un mozzicone ti potrebbe far sparire la casa in pochi minuti) e i tornadi che quando colpiscono se la portano letteralmente via lasciando soltanto la base di cemento. In quel caso non resta che ricostruire la casa sulla stessa base e così via... In serata siamo andati al bowling, all'interno della base. E' un posto accogliente, non rumoroso, dove si può passare un pomeriggio piacevole. C'era anche il collega francese con tutta la famiglia (moglie e tre figli, il quarto è in Francia) che sembra molto disponibile, forse anche perchè da queste parti i francesi non sono visti di buon occhio e si sentono un po' emarginati. Per la cronaca ho fatto tre partite con Antonio e ho vinto 2-1 (105-113, 112-110, 123-115).

Altro scorcio della nostra strada (con il sole).


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29/01/05       Riflessioni.
Oggi non ho voglia di parlare degli americani. Voglio parlare di me e di quello che mi sta passando per la testa in queste lunghe giornate solitarie. Se c'è un aspetto positivo di questo periodo di ritiro (quasi) spirituale è il fatto che ho molto tempo per pensare, per riflettere su di me, sulla mia famiglia, sulle mie due donne meravigliose. Normalmente la vita (italiana) ci soffoca, ci sommerge di mille cose da fare, mille azioni di compiere con brevissimi spazi per il tempo libero, e quegli spazi sono riempiti dal traffico, dalla TV, dall'occuparsi della bambina. In questo periodo invece, sia al lavoro che a casa, non ho molto da fare. Se non ci fosse il computer sarei completamente inattivo. Il maltempo non aiuta neanche a fare una corsetta disintossicante. E allora c'è tempo per dare valore a certe azioni, a dare peso a certe emozioni, a dare rilevanza a piccoli insignificanti ma edificanti episodi del passato e del presente. E c'è spazio anche per pensare al futuro. A quello che sarà il nostro immediato futuro, nei prossimi tre anni e in quelli che verranno ancora dopo. Allora ci si rende conto di quante esperienze bisogna ancora saggiare, per noi stessi e soprattutto per Francesca. Francesca: un universo ancora racchiuso in poco più di sette chili di dolcezza. Una forza esplosiva che difficilmente si riesce a contenere. Uno sguardo vivace, un sorriso accattivante, un profumo da sogno. Francesca è tutte queste cose insieme e chissà quante altre, che mi sto perdendo in questi giorni. Ma la vedo attraverso quel rettangolino un po' sfocato, sento la sua voce un po' stridula e falsata dalla virtualità del mezzo elettronico. Mi manca e non riesco a capire come possa mancarmi dopo soltanto 6 mesi di convivenza spesso frantumata dalle mie assenze. Mi mancano le sue manine delicate, mi mancano le sue guance morbide e paffute. C'è una complicità fra di noi che è cominciata quel giorno che i nostri occhi si incontrarono il 9 luglio in una fredda incubatrice e non si è interrotta. Lo sento tutte le volte che la vedo e che mi vede attraverso il monitor, sa che ci sono e che non mancherò mai. E poi volevo dedicare un pensiero a Gianna. Io l'ho sempre saputo ma non ho mai avuto il tempo e forse il coraggio di dirglielo: è la donna che ogni uomo sognerebbe di avere nella propria vita, come moglie, come amante, come madre, come sorella, come figlia, come amica. E io ho trovato in lei tutte queste cose. Ha un carattere meraviglioso, ha una forza d'animo incredibile. E' simpatica, è intelligente, è generosa, è bella fuori e dentro, e soprattutto ha una pazienza che farebbe sfigurare anche Giobbe. L'ho strappata all'improvviso alle sue cose, il suo lavoro, la sua famiglia a cui è legatissima, alle sue amicizie e l'ho portata in una città, Roma, per lei straniera forse anche più di Huntsville. Ma non si è persa d'animo, si è rimboccata le maniche, ha subito trovato lavoro e si è subito fatta voler bene da tutti. Poi l'ho lasciata a se stessa, sono partito per mille corsi e missioni in Italia e all'estero e lei non si è mai persa d'animo. Si è adeguata con rassegnazione. Ha voluto fortemente un figlio e Dio sa quanto le sia costato avere Francesca. E così quando finalmente aveva la possibilità di godersela con serenità l'ho costretta a rinunciare di nuovo a tutto, alla nostra casa messa su con tanta pazienza e sacrifici, alle nuove amicizie che a fatica si era creata, alla sua famiglia ancora qualche migliaio di chilometri più distante. Eppure lei ha capito, non ha puntato i piedi. Si è adeguata alla nuova situazione ancora una volta con convinta rassegnazione, senza scenate, cosciente di tutto ciò che ci dovrà capitare in futuro. Ed io ho scritto queste cose per far sapere al mondo che conosco intimamente ogni suo pensiero, ogni sua emozione anche se ad una distanza così grande, e la apprezzo, e la stimo, e la amo come il primo giorno, anzi, ogni giorno sempre più. Sono fiero delle mie due donne. Sono loro la mia forza, sono loro la mia vita. Sono un uomo fortunato.

Le mie due fantastiche donne.


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28/01/05       Un paese di ciccioni.
Piano piano sto cominciando a capire perchè in USA ci sono tanti ciccioni. Non dipende soltanto da quello che mangiano, che comunque è esageratamente condito e grasso, ma anche e soprattutto dal fatto che non fanno mai un passo a piedi. Vivono in auto, ci fanno di tutto anche le cose più impensabili. Ad esempio: mangiano, esistono tantissimi fast food dove è possibile ordinare, ritirare il cibo e mangiare senza uscire dall'auto. Ma anche le farmacie, le banche, le buche delle lettere sono tutte predisposte per acquistare medicine, versare un assegno, fare un bancomat, spedire una lettera, senza dover mai scendere dalla macchina. Le banche sembrano stazioni di servizio dove invece di fare il pieno di benzina fai il pieno di dollari. Non esistono aree pedonali, passeggiate lungomare, un corso dove camminare avanti e indietro, a volte non esistono neanche i marciapiedi e anche le piste ciclabili sono rare, troppo pericolose. Attraversare la strada è un problema a volte insormontabile sia perchè non ci sono le strisce pedonali, in quanto non le userebbe nessuno, sia perchè spesso occorre attraversare 6 o 8 corsie e dovresti essere Flashman per arrivare dall'altra parte prima che scatti il rosso! E così capita spesso di incontrare persone enormi che faticano a muoversi, a salire e scendere dall’auto, persino a respirare. Hanno soprattutto dei sederi mastodontici. Sembrano gonfiati a 1000 atmosfere! Impensabile vivere in quelle condizioni. E i miei colleghi continuano ad avvisarmi che con quello che si mangia qui è facilissimo diventare come loro, ingrassi senza accorgertene e quando te ne rendi conto è troppo tardi. Quindi è assolutamente fondamentale curare il proprio fisico. Fare sport regolarmente e cercare di autocontrollarsi nel cibo soprattutto evitando le pessime abitudini americane.

Alcune immagini direttamente dall'Italia, dove ho lasciato ancora il mio cuore.


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27/01/05       Stereotipi smentiti e confermati.
Le stranezze continuano. Noi pensiamo che gli americani vivano solo di carte di credito, e invece devo deludervi. Le carte sono certamente sempre presenti e usatissime ma rispetto all'Italia qui si fa un uso esagerato degli assegni. Li usano quasi come banconote. Li usano per tutto. Ho già accennato al fatto che vengono normalmente inviati per posta per pagare le bollette ma li usano normalmente anche per pagare il conto al supermercato: addirittura i registratori di cassa sono in grado di compilarli automaticamente. E poi sono intestati alla persona. Oggi mi è arrivato un pacchetto che ne conteneva almeno un centinaio con il mio nome e indirizzo stampato sopra! Praticamente li usano come biglietti da visita. E sono personalizzati al punto che puoi scegliere il colore e lo sfondo (personaggi di Walt Disney, paesaggi, slogan patriottici, animali, bambini, sport...). Oggi ho visto un'altra cosa che proprio non avrebbe la possibilità di esistere da noi. All'interno della base c'è un posto dove puoi prendere in prestito qualsiasi cosa per un periodo imprecisato (15 giorni, 1 mese) e serve proprio a quelli che come me sono appena arrivati e stanno aspettando l'arrivo dei propri mobili e degli effetti personali. C'è di tutto, materassi, lenzuola, aciugamani, pentole, piatti, posate, tostapane, teiera, carrozzine per bambini, di tutto di più, insomma tutto quello che può servire ad una famiglia temporaneamente. Si prende in prestito, ci si segna su un foglio, e quando non serve più si restituisce tutto. Così semplice che da noi sarebbe inimmaginabile. E' un mondo del controsenso. Mentre si possono comprare il 90% delle medicine al supermercato, se ti serve una macchina per l'aerosol devi firmare una quantità infinita di moduli e autorizzazioni e costa anche cara!. Io fortunatamente ho ricevuto in eredità quella di Tommaso e mi sono risparmiato questa seccatura. Il problema sarà trovare la medicina da metterci dentro!

Altri giochi per bambini


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26/01/05       Un mondo alieno.
Una sensazione veramente strana è quella che sto vivendo da quando sono sbarcato nel nuovo mondo: quella di essere in un altro mondo, in un universo parallelo dove tutto è simile ma è sempre diverso. Mi spiego meglio. A volte mi sembra di vivere un film perchè vivo situazioni, osservo particolari, che non sono completamente nuovi, del resto li vediamo ogni giorno in TV. Per esempio le lampade che si accendono ruotando il pulsante invece di premerlo, oppure le prese di corrente che hanno un'altra forma, gli spettacoli che trasmettono in TV (saranno famosi, chi vuol essere milionario, beautiful, l'isola dei famosi, ok il prezzo è giusto) sembra di aver vissuto sempre in questo posto ma è in qualche modo diverso. I cibi sono diversi, al supermercato è difficile trovare le confezioni perchè sono disposte in aree diverse e hanno forme e colori diversi. Anche le auto hanno forme diverse, sono quelle che noi siamo abituati a vedere solo nei film e telefilm americani, e a volte capita di incontrare proprio quelle che circolavano nei telefilm anni '70. E i numeri sono diversi, o meglio, le unità di misura. Voi come vi sentireste se foste continuamente bombardati di gradi farenheit, pollici, once, libbre. Facciamo un esempio: mi hanno chiesto "quanto sei alto?": facile 67 pollici, e quanto peso? circa 210 libbre. E che temperatura fa fuori?: freddissimo siamo sotto i 32 gradi. Se vostro figlio avesse la febbre avrebbe più di 100 gradi. Il mio ufficio dista 7 miglia e la posta 200 yards. La benzina si misura in galloni e l'appartamento in piedi quadrati. La taglia della mie scarpe è 9 e 1/2, e normalmente mangio 6 once di pasta. Ci capireste qualcosa? Un po' difficile soprattutto all'inizio poi... la mente umana si abitua facilmente, l'importante e credere di vivere un film che non durerà soltanto 2 ore ma poco di più: 3 anni. Provare per credere.

Quella rossa è la mia macchina che ho comprato da Tommaso (Ford Escort del '97)


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25/01/05       Terzo scontro con la burocrazia americana.
Terzo scontro e terza sconfitta nei confronti dell'assurda burocrazia americana. La prima volta mi avevano detto che dovevano passare dieci giorni, la seconda volta mi hanno detto che i dieci giorni erano lavorativi, oggi hanno alzato le spalle in segno di rassegnazione e mi hanno detto che non si sa quando potrò avere quel maledetto SSN (Social Security Number) senza il quale continuo a non esistere. Potrebbero essere due o tre settimane o chissà... Intanto io non posso avere carte di credito, non posso avere il telefono, non posso prendere la patente, non posso attivare l'assicurazione della macchina e non posso neanche comprarla la macchina! Ovviamente continuo ad andare avanti ma a mio rischio, e la situazione comincia ad essere antipatica. Non riesco a credere che il mio Stato mi mandi all'estero a rappresentarlo e non mi garantisca un valido supporto in quella che è l'attività primaria qui in USA: ottenere il fatidico SSN. Meno male che non sono stato solo in queste due settimane e continuo a non esserlo grazie alla collaborazione e alla solidarietà dei colleghi che hanno passato le stesse disavventure qualche mese/anno fa. Mi domando cosa avrei potuto fare, come avrei potuto sopravvivere se fossi stato spedito in un posto ancora più sperduto, magari quale unico rappresentante straniero. Aspetto ancora qualche giorno e poi mi farò sentire in ambasciata. Anche se la situazione è abbondantemente nota non riesco proprio a concepire come la nostra rappresentanza diplomatica possa disinteressarsene completamente. Per ora andiamo avanti ed aspettiamo gli eventi.
Ci sono due cose che sono molto diverse che da noi: il campanello della porta e il bidet. Non ci sono! Mi manca tanto quel dolce suono che accarezzava le orecchie quando veniva qualcuno a trovarci "din don!". Qui invece chi bussa alla porta bussa veramente! "knock knock" e se non senti, perchè magari stai facendo la doccia, potrebbe sfondare la porta o frantumarsi le dita a furia di bussare. E il bidet? Mi domando ancora e se lo chiedono tutti gli italiani che vivono qui: ma è possibile che gli americani ogni volta che vanno a bagno si fanno la doccia? E se non se la fanno, vanno in giro sporchi? Questa è una cosa che ci mancherà molto e dovremo trovare qualche soluzione: imitare gli americani o utilizzare una bacinella "ad hoc".

Uno scorcio della nostra strada "8325 Whitesburg Way"


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24/01/05       Inizia l'avventura lavorativa.
Oggi ho ufficialmente assunto l'incarico che mi spetta nel nuovo lavoro. Sono stato presentato a tutta l'assemblea in seduta plenaria e ho ricevuto anche un applauso di benvenuto. La frase tipica che in questi giorni ho sentito centinaia di volte è: "welcome on board" benvenuto a bordo che si addice più ad un ambiente marino piuttosto che ad una base militare terrestre che dista più di 500 km dal mare, comunque l'idea è chiara, quella di un viaggio, forse una crociera, l'importante e mantenere sempre la rotta e non andare mai alla deriva. Oggi ho ricevuto anche il passi per entrare nel "commissary" che sarebbe un altro centro commerciale, questa volta è proprio dentro la base e pare che si risparmi parecchio rispetto alla concorrenza. Nei prossimi giorni ci farò un salto. Penso che ci vorrà qualche settimana per poter dire di aver visitato tutti i centri commerciali della zona. Anche le chiese sono numerose e sono incredibilmente in maggioranza disposte tutte sulla stessa strada a pochi metri l'una dall'altra. Sono tutte chiese protestanti (battiste o evangeliste) e si fanno molta concorrenza tra di loro. Nella buca delle lettere capita spesso di trovare volantini pubblicitari di queste parrocchie che cercano di attirare "clienti" offrendo corsi d'inglese, baby sitting, assistenza varia e mille altre opportunità. Mi raccontano che qui in generale sono molto bigotti, figli e nipoti di quelli che fino ad alcuni anni fa alimentavano il "Cucus clan". La comunità locale è ancora oggi nettamente spaccata in tre parti: bianchi, ispanici e neri.
Infatti agli inizi del secolo scorso qui si praticava ancora lo schiavismo ed oggi alle due categorie, bianchi e neri, si è aggiunta prepotentemente la foltissima comunità messicana. Tutte le infrastrutture sono bilingue, ovunque si parla sia inglese che spagnolo.

Questa è una delle due mini-piscine che si trovano nel residence.


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23/01/05       Fine della seconda settimana.
E' finita anche la seconda settimana. Ormai sono completamente americano. Mangio schifezze cotte al microonde e bevo litri di Coca Cola guardando il football americano in TV! In realtà la mia giornata è una continua lotta contro questi stereotipi e per ora sto ancora resistendo. Oggi ho mangiato penne al ragù e una bistecca con l'insalata però è sempre più difficile resistere alla tentazione di assaggiare quelle mostruosità che riempiono a dismisura centinaia di scaffali in centinaia di supermercati. Oggi come un vero americano medio ho passato mezza giornata proprio a passeggiare dentro quei pachidermici centri commerciali dove se non spendi ti senti un marziano o un barbone. Ma anche la mia giornata in casa è una continua scoperta. Ogni azione, anche la più semplice, sembra un'avventura senza ritorno. Ho lavato i panni con la lavatrice. E' tutta diversa, carica dall'alto ma il cilindro ruota attorno ad un asse verticale! Non c'è il posto dove mettere il detersivo, l'ammorbidente e la candeggina. Comunque i panni sono venuti ugualmente puliti e bianchi. Ho l'impressione che i prodotti per la pulizia e i detersivi siano più efficaci dei nostri. Comunque puzzano di più. Poi ho provato l'asciugatrice. Effettivamente dopo una mezzoretta i panni sono usciti caldi e asciutti, ora tocca soltanto stirarli. Ma non converrà metterci capi delicati perchè il filtro s'intasa, infatti ad ogni asciugaggio si forma subito uno spesso strato di pelucchi. Ogni mattina invece utilizzo il microonde. Basta mettere la tazza di latte nel fornetto e dopo poco più di 1 minuto la tazza è ancora fredda ma il contenuto è fumante! L'unica cosa che non ho ancora utilizzato è la lavastoviglie, ma vivendo da solo sporco solo un piatto e una pentola e non vale la pena far partire quest'altra macchina infernale.
Una cosa è certa: dovevo venire fin qui in america per imparare a fare la casalinga perfetta!

Questo è il soggiorno (versione aggiornata).


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22/01/05       Da oggi sarò un po' più solo.
Abbiamo finito il trasloco delle cose che Tommaso mi ha passato in eredità. Probabilmente se fossi stato una donna, avrei versato qualche lacrimuccia stasera. E' incredibile come in certe situazioni lontano da casa, nella condizione anomala di una quasi totale dipendenza da qualcun'altro, ci si affezioni a dei perfetti sconosciuti come se fossero stati invece dei grandi amici, quasi fratelli. Mi è dispiaciuto salutare Tommaso, Lucia, Francesco e Mariachiara. Non dimenticherò mai la mano, anzi, il cuore che mi hanno dato i primi giorni qui in Alabama. Mi sono sentito subito a mio agio. Probabilmente per carattere non l'ho dimostrato in modo plateale ma ho apprezzato tantissimo la loro accoglienza, la loro cortesia, la loro generosità. Si sono affannati tanto per risolvere i miei problemi quando loro stessi avevano un trasloco da organizzare. Mi hanno regalato di tutto e di più. Giorno dopo giorno si sono privati di un letto, di una lampada, di una stoviglia, di una coperta, per permettermi di organizzare per il meglio il mio soggiorno ad Huntsville nell'attesa dell'arrivo dei miei mobili e delle mie cose. Ma soprattutto nei loro occhi ho visto tanta serenità e questo mi è stato di grande conforto. Sapere che dopo tre anni, magari cominciati controvoglia, è possibile lasciare questo posto con nostalgia, mi rincuora e mi fa ben sperare per il nostro futuro americano. Loro hanno avuto due figli e immagino che non sia stato facile lontano dall'Italia, dai propri cari, soprattutto la prima volta. Tuttavia guardando quei due gioielli, Francesco e Mariachiara, la loro tranquillità, la loro serenità, mi rendo conto che non sarà poi così negativo portare qui Francesca, anzi. Inoltre mi hanno presentato tanti loro amici che senz'altro diventeranno anche nostri amici. Stasera per esempio siamo andati da Ersilia e Paul. Lei è una donna ancora piacente malgrado l'età, è nonna di 7 nipoti e 1 pronipote. Vive qui in Alabama da 42 anni e sembra che si sia ambientata veramente bene. Sento che con Gianna andrà facilmente daccordo. Paul è il classico vecchietto americano con mille ricordi e altrettanti hobbies, va a caccia, va a pesca in alto mare, va per funghi, intaglia il legno, è sempre di buonumore ed ha tanta pazienza con i bambini. Francesco si è molto effezionato a loro e li chiama nonni, penso che anche Francesca si troverà a suo agio con loro.

La cameretta di Francesca, che per ora utilizzo io.


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21/01/05       Lento avvicinamento alla normalità.
Lentamente ci avviciniamo alla normalità. L'appartamento sta assumento sembianze umane. Ormai la cucina, il tinello e il soggiorno sono completi. Anche la cameretta si può considerare completa in attesa dell'arrivo del lettino e degli accessori di Francesca. Abbiamo quasi finito tutto il trasloco da Tommaso a casa nostra. Resta soltanto la lavatrice che sarà portata "di peso" domani mattina.
Oggi è arrivata la prima bolletta: è la luce. Dopo soltanto una settimana (7 giorni) è già stata effettuata una lettura e mi tocca pagare. Le cose sono molto differenti rispetto all'Italia. Intanto la forma della bolletta è strana, sembra il cartoncino che viene inviato quando si mandano le raccomandate con ricevuta di ritorno. Ci sono scritte solo le informazioni essenziali (lettura precedente, lettura attuale, intestatario e numero del contratto, cifra da pagare) e la cosa più strana è che si paga inviando un assegno per posta!!! Si prende una busta, si mette una parte della bolletta, un assegno intestato alla società elettrica con l'importo indicato (nel mio caso sono $ 14,39 per 216 KW/h) si chiude, si affranca e si spedisce. Incredibile ma arriva a destinazione e nessuno si ruba l'assegno! Comunque non appena avrò qualche carta di credito americana penso che pagherò via internet, mi fido di più. La penale, se non pago entro il 3 febbraio è di $ 0,72.
Stasera nella base si festeggia S.Barbara, c'è una cena di gala con varie personalità. Io non ci vado perchè non ho la divisa e sono contento perchè da solo sarebbe stato deprimente e perchè mi raccontano che per $ 25 a testa ti danno poche cose da mangiare e anche poco buone e comunque molto lontane dagli standard italiani.

Una immagine con la nevicata del 2003


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20/01/05       Primo giorno di scuola.
Come se fosse un primo giorno di scuola oggi sono finalmente entrato in contatto con quello che sarà il mio ambiente di lavoro per i prossimi tre anni. Le difficoltà burocratiche non sono diminuite, anche qui in USA esistono documenti che non possono essere rilasciati senza la presenza di altri documenti che a loro volta sono legati ai primi come in un assurdo giro viziono, un cane che si morde la coda. Il problema è che io non sono il cane, forse sono la coda. Comunque alla fine sono riuscito a sedermi su quella che da lunedì prossimo sarà la mia sedia e appoggiare i gomiti su quella che sarà la mia scrivania. L'avevo immaginata in modo diverso ma qui sono molto spartani e concreti. Non ci sono fronzoli ma c'è tutto quello che serve per lavorare. Da noi magari trovi il mobilio di legno pregiato, poltrone in pelle umana, quadri d'autore, ma magari non c'è il fax, o manca la carta o non puoi telefonare neanche per motivi di servizio. Purtroppo sono capitato in un momento particolare perchè stanno traslocando gli uffici quindi è tutto sottosopra o negli scatoloni, ma nell'arco di un mese dovrebbe andare tutto a posto. La giornata è passata in fretta, non riesco a ricordare nessuno tra i cento nomi delle persone che mi hanno presentato oggi, ma non importa, forse loro si ricorderanno di me. Comunque sono stanco, gli anfibi nuovi hanno cominciato a corrodere la tenera carne dei miei piedini, del resto non posso fare altrimenti, devo soffrire e aspettare che si ammorbidiscano. La distanza da casa all'ufficio è di circa 6,5 miglia che equivalgono a circa 10 km. Sono stati sufficienti 10 minuti per percorrerla e questa è una buona notizia.

Altro scorcio dal patio al tramonto


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19/01/05       Welcome to Alabama.

Lo scontro con la burocrazia americana continua. Mi avevano detto che occorrevano 10 giorni per iniziare la procedura per il rilascio del SSN e invece oggi mi hanno detto che sono 10 giorni FERIALI e così si rimanda tutto alla settimana prossima. Come sono contento! Perfettamente trasparente per l'amministrazione americana, non potrò concludere nulla almeno fino a martedi prossimo. L'unico mio appiglio verso la civiltà resta internet finchè riuscirò a scroccare il collegamento wi-fi. Se dovesse interrompersi anche questo allora saranno dolori. Forse riuscirò prima ad entrare finalmente nel mio ufficio dove avrò un telefono e qualcuno mi potrà salutare la mattina. Nel pomeriggio finalmente buone notizie: sono stato autorizzato ad entrare nella base così domani potrò indossare la divisa e cominciare le pratiche per l'accesso definitivo. Grazie a qualche conoscenza sono riuscito anche ad aprire il conto in banca addirittura senza SSN. L'unica limitazione è che non posso ancora avere una Credit Card però posso già emettere assegni e prelevare con il bancomat. Alleluia! Ora non resta che aspettare con più serenità l'arrivo del SSN in modo da prendere la patente americana, attivare l'assicurazione per l'auto ed effettuare il passaggio di proprietà.

Ecco come vedo Gianna e Francesca (e sarà così per almeno altri due mesi...)


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18/01/05        I “farewell”.

Sembra che lo sport principale qui in USA sia organizzare “farewell parties”. Ogni volta che qualcuno parte, o cambia incarico o soltanto cambia ufficio, si organizza un raduno, normalmente presso un ristorante capiente, dove, ognuno a spese proprie, si mangia e si saluta il partente. Oggi è toccato a Tommaso che ha salutato i colleghi di lavoro ed è stata per me la prima occasione di conoscere quelli che saranno i “miei” futuri colleghi di lavoro. E’ impossibile ricordare tutti anche perché il mio livello di inglese non è ancora adeguato. Ho comunque rivisto John Reynolds ed ho conosciuto Billy “the boss” colui che comanda tutta la baracca da cui dipenderò io. E’ un distinto uomo di colore che mi ha salutato amichevolmente. Ho conosciuto quello che sarà il mio compagno di viaggio per i prossimi mesi, Antonio con la moglie Alice che hanno una bambina Sara di 20 mesi. C’era anche il rappresentante francese e tanta altra gente che sarà al mio fianco nel mio lavoro qui ad Huntsville. Per ora non ricordo nessun nome ma non importa, ci sarà tempo per conoscerli ed eventualmente descriverli uno ad uno.

Pian piano che vado avanti con questo “diario americano” mi sto rendendo conto che in fondo potrebbe diventare interessante anche per chi dall’Italia voglia conoscere uno scorcio di quella provincia americana così lontana dal nostro standard di vita ma anche diversa da quella che normalmente vediamo in TV. Sono tante le differenze, a volte piccole, insignificanti, sfumature, ma comunque “differenze” che occorre conoscere per vivere serenamente. Il mio punto di vista, tuttavia, sarà quello di un privilegiato, uno che potrà osservare senza esserne completamente coinvolto, che non dovrà lottare per guadagnarsi da vivere e che non si integrerà mai completamente in vista di una data di partenza già prestabilita. Comunque sarà una descrizione senz’altro più approfondita di quella di un semplice viaggiatore, un turista che si ferma una notte e via.

Dove mi trovo? In una cittadina di circa 170.000 abitanti sparsi in un’area molto grande. Non esiste un centro, non ci sono riferimenti. Esistono soltanto due grandi strade una che va da nord a sud (la “memorial park way”) e una che va da ovest ad est (la “University Drive”). Sono due strade enormi, che in alcuni punti hanno anche 6 corsie per senso di marcia, percorrendo le quali si può andare ovunque e lungo le quali sono dislocati decine e decine di enormi centri commerciali (i più grandi si chiamano “Mall”). Queste due strade formando una croce dividono idealmente la città in quattro quadranti. La zona che apparentemente sembra più centrale perché ci sono gli uffici distrettuali e molte banche è quella dislocata nel quadrante nord-est. Nel quadrante nord-ovest c’è la zona universitaria, nel quadrante sud-ovest c’è la base militare, nel quadrante sud-est ci sono decine di chiese battiste e c’è anche il nostro residence. I ristoranti più diffusi sono quelli messicani (ho mangiato messicano tre volte in sette giorni) ma ci sono anche tanti ristoranti italiani rigorosamente evitati dagli italiani residenti perché sono particolarmente costosi e non conformi ai veri standard italiani.

Una piccola area giochi per i bambini del residence


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17/01/05        Martin Luther King Day.

Oggi è festa nazionale. Si ricorda il sacrificio di Martin Luther King, che combatté per i diritti degli emarginati per motivi razziali. Quindi oggi, se possibile, la vita è ancora più tranquilla degli altri giorni. Sono riuscito finalmente ad attivare una connessione Wi-fi anche da casa mia il che è molto utile sia per i collegamenti in video con l’Italia, sia per passare le lunghe ore solitarie, sia per avere utili informazioni su come rendere più vivibile la mia permanenza ad Huntsville. Così al costo di zero dollari posso videochattare, mandare sms e probabilmente riuscirò in breve tempo anche a telefonare in Italia e a scaricare software prezioso.

L’unica difficoltà è dovuta al fatto che la stanza dove arriva la linea (anche se molto debole) è il bagno piccolo (quello in camera da letto) il che non è il massimo della comodità. Comunque appena riuscirò ad ottenere il benedetto SSN metterò la linea telefonica così potrò collegarmi, a pagamento, da qualsiasi postazione senz‘altro più comoda.

In serata siamo andati in uno di quei posti “eat all you want” cioè paghi una cifra irrisoria (circa $ 8) e mangi a sbafo fino a saziarti. L’unico neo è che il cibo è quello tipico americano pieno di colesterolo e di ingredienti “ammazza fegato”. Se nei prossimi mesi non mi andrà di cucinare, ogni tanto si potrà fare un’eccezione.

Altro panorama visibile dal patio


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16/01/05        E’ finita la prima settimana.

Prima settimana, primi bilanci. Sembra un secolo, sembra che il tempo si sia inesorabilmente fermato e invece è passata soltanto un minuscola settimana. Sarà dura resistere tanto tempo lontano dalle mie donne. Non sarebbe estremamente difficile se soltanto cominciassi ad andare regolarmente in ufficio, cominciassi a interagire con qualche americano per perfezionare se non altro la conoscenza dell'inglese. E invece sono segregato nel mio appartamento che fortunatamente sta lentamente diventando sempre più accogliente e personalizzato. Ormai posseggo un TV, una poltrona, un tavolo e qualche sedia da giardino. Non mi posso lamentare.

Se la vita qui ad Huntsville è normalmente tranquilla, immaginatevi quanto possa essere tranquilla la domenica mattina! Anche il rumore del traffico in lontananza sembra attutito dall'ovatta del torpore domenicale. Volendo potrei anche andare in giro. Tommaso mi ha prestato la Cadillac, ma non ne ho molta voglia. Ho così tanto tempo avanti, tanti weekend in cui il principale impegno sarà quello di ammazzare il tempo... Del resto non mi va di fare gite nei dintorni da solo, senza la possibilità di condividere le nuove esperienze con Gianna e Francesca. Così aspetto. Che vengano presto tempi migliori.

Questo è il soggiorno (living room)


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15/01/05        Il primo weekend americano.

Oggi malgrado il freddo sempre più cane ci è toccato fare una buona parte di trasloco. Tommaso e Lucia stanno svuotando il loro appartamento e piano piano mi stanno dando tutto ciò che mi può essere dato pur continuando a sopravvivere per un’altra settimana. Io per ora raccolgo tutto se non altro perché così anch’io posso cominciare a sopravvivere soprattutto in previsione della loro dipartita. Poi, quando verranno i mobili e soprattutto Gianna, si deciderà su cosa tenere e cosa regalare (qui normalmente invece di dare alla “pro infanzia” si da tutto quello che non serve all’Esercito della Salvezza oppure si mette in vendita la domenica mattina). In serata ci siamo ritrovati tutti al ristorante messicano “Rosie’s Cantina” in occasione della festa di addio “farewell party”  dei coniugi Irrera. C’erano molti volti nuovi e vecchie conoscenze. Ho rivisto Maurizio con la moglie e la figlia dodicenne: sorpresa Maurizio a giugno diventerà papà per la seconda volta. L’aria (o l’acqua) di Huntsville è molto fertile!!! C’era anche una coppia che forse ritornerà per la terza volta (Adele e Domenico che hanno due figli, il primo di 5 anni e il secondo di 5 mesi). C’erano anche Vittorio (americano che parla italiano meglio di noi) e la moglie Alessandra e un’altra coppia, lui di Roma e lei americana, ed altri 3 italiani che lavorano all’agenzia (uno è arrivato da poco). Delle vecchie conoscenze c’erano di nuovo Ersilia con il marito Paul, il figlio e la nuora americana, Alfonso con Karen ed un nipotino, Fiorenza e Mike con i due bambini. Sembra che lo sport principale delle mogli sia di criticare questa cittadina, di spettegolare sulle usanze degli americani e si lamentano della noia mortale che le assale appena arrivati. Poi, dopo tre anni, piangono che non vogliono andarsene più. Sarà così anche per noi?

L'ingresso del residence


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14/01/05        La meteorologia.

 

Oggi fa un freddo cane. Sembra che la caratteristica di questo luogo siano gli sbalzi termici repentini. Si passa da +25 a -5 e viceversa nell'arco di 24-48 ore. Ma il terrore della gente del posto sono i tornadi. Un po' come da noi per i terremoti, tutte le strutture sono pensate e progettate in funzione dell'ipotetico arrivo del padre di tutti i tornadi, quello che con un touch-down distruggerebbe qualsiasi cosa. Sono organizzati come durante la guerra con le sirene che suonano ogni volta che si prospetta una lontana possibilità di rischio. Mi dicono che a casa mia il posto più sicuro dove ripararsi nell'eventualità di una emergenza sia il closet (ripostiglio) che si trova in cucina, dove sono la lavatrice e l'asciugatrice. In caso di un tornado che schiantasse sulla casa un tronco (considerando che le case sono di legno) quel closet sarebbe il posto più riparato. Comunque nell'arco dell'anno non è questo il periodo più a rischio. In genere la temperatura è più alta che in Italia (siamo sempre alla latitudine della Tunisia) e le giornate veramente fredde sono poche, anche se può capitare di avere qualche nevicata. In estate, invece, pare che il caldo sia veramente insopportabile e la gente non fa altro che stare chiusa in casa, in macchina, in ufficio, al supermercato, insomma tutti i posti dove ci sia l'area condizionata. Per cercare un po' di fresco occorre andare sulla collina a poche miglia da qui, ma ancora non so dov'è, com'è fatta.


Quello che si vede dal patio


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13/01/05        Il Wi-fi.

 

Non riesco ancora a capacitarmi. Qui in USA, ma forse è così anche in Europa o forse lo sarà presto, è possibile, con una certa facilità, agganciarsi su reti locali allestite da privati o uffici, che a volte sono accessibili a chiunque provi ad agganciarsi. Io come al solito sono sfortunato, il mio computer ne vede alcune ma sono tutte protette da password. Invece Tommaso ha la fortuna di avere un ignoto benefattore che gli concede gratuitamente la possibilità di connettersi ad internet gratis a 56 Mbps. Per ora che ci sono i coniugi Irrera ne approfitto e scrocco anch’io almeno un collegamento al giorno. Poi si vedrà. Al limite, in futuro potrò sempre fermarmi “per caso” sotto il loro ex-appartamento e collegarmi stando comodamente seduto in macchina.

Stamattina mi sono visto un film, scaricato da Tommaso, di Aldo Giovanni e Giacomo “La conosci Claudia”. Poi ha suonato la sirena dei tornadi, boh, speriamo bene. Mi dicono che non sono così frequenti questi avvertimenti e questa mattina c’è stata una sorta di benvenuto nei miei confronti. In realtà il tornado non è passato ma il cielo nero e minaccioso e la pioggia violenta successiva avevano fatto temere il peggio.

Ho cominciato a conoscere alcuni dei grandi supermercati della zona. Sono incredibilmente grandi, spesso sono a tema cioè vendono solo una tipologia di merce (bricolage, auto, sport, …) e viene la voglia di passarci giornate intere per vedere oggetti particolari, soluzioni originali.

Nel pomeriggio sono andato per uffici: non ce la faccio più! Ogni volta che devo fare qualcosa sono bloccato perché non ho l’SSN né l’accesso alla base e ciò comporta che per il governo americano io non esisto. Non posso comprare l’auto perché non posso stipulare l’assicurazione in quanto non posso sostenere l’esame di guida per la patente perché non posseggo ancora l’SSN. Non posso telefonare con le carte economiche e non posso collegarmi ad internet e quindi non posso videochiamare l’Italia perché non ho ancora il telefono fisso e il telefono fisso non si può mettere se non ho l’SSN. Per non parlare del conto in banca che non posso aprire perché non ho l’SSN! E quindi non ho bancomat né carta di credito. Senza l’SSN sono riuscito soltanto a prendere la casa in affitto pagando con un assegno di Tommaso e ad attaccare la luce, ed era previsto anche lì l’SSN ma per questa volta hanno chiuso un occhio. In più poi le auto servono ancora a Tommaso e non me la sento di requisirne una soltanto per fare un po’ di shopping: lui e Lucia sono stati splendidi, finora, mi hanno trattato meglio di un fratello.


La prima bozza di tinello


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12/01/05        L’incontro con il futuro capo.

 

E’ mercoledì e non c’è nessuna novità sul fronte Redstone Arsenal. Ho cominciato a studiare qualche fascicolo sul sistema MLRS che mi ha portato Tommaso. A mezzogiorno ho incontrato quello che sarà il mio futuro capo John Reynolds un civile. Siamo andati a pranzo in un ristorante messicano, discreto. Al posto della birra mi hanno portato il tè ma va bene lo stesso. Sembra un tipo abbastanza socievole, spiritoso. Viaggia con una canoa sul tetto della macchina. Ha un viso tipicamente americano. Non credo abbia le idee molto chiare su cosa farmi fare in questa situazione. Dopo pranzo siamo andati a vedere per il corso d’inglese, ho preso l’indirizzo della nuova scuola gratuita statale. Poi siamo passati alla gelateria di Nicola (che non c’era) che dovrà essere inaugurata presumibilmente entro la prossima settimana. C’era la seconda figlia di Alfonso che lavorerà lì. Ma non è stata in grado di farci un caffé (macchinetta fredda).

Nel pomeriggio ho guidato per la prima volta la cadillac. All’inizio sembra facile, poi ci si rende conto di essere piuttosto impacciati, poi diventa facile veramente. La serata è stata tranquilla in famiglia, poi ho presto tolto il disturbo. Ogni volto che torno a casa Tommaso mi riempie di oggetti che piano piano stanno cominciando ad arredare quella desolazione di appartamento sito in 8325 Whitesburg Way apt.1204.

Il tempo sta peggiorando. Fa sempre caldissimo (oltre i venti gradi) ma tira un vento forte e minaccioso. L’incubo dei tornadi è sempre presente.


La cucina


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11/01/05        Arriva la noia.

Sono soltanto poche ore che sono qui ad Huntsville e sono già morto di noia. Forse è la reazione dopo tanti mesi di frenetiche attività, prima per la nascita di Francesca ed il martoriato seguito, poi per i preparativi per l’avventura americana.

Probabilmente rimpiangerò questo periodo di calma assoluta però in questo momento non riesco ancora a goderne appieno.

Sono ancora tanti i pensieri e le cose sospese ed in via di definizione. Innanzitutto la mancanza di Gianna e Francesca. Tutte e due hanno la stessa capacità, quella di coinvolgerti completamente a tempo pieno, in ogni istante della giornata. In questo momento mi sento un po’ inutile, sprecato, senza meta se non quella di fare in modo che l’arrivo dei miei due amori sia meno traumatico per loro.

E poi c’è ancora questa situazione di estremissima precarietà: la casa è desolatamente vuota, non ho una sedia, un tavolo, la linea telefonica, la tv. Il lavoro è ancora un tragico mistero con questa assurda impossibilità di accedere alla base, al mio ufficio, alla mia scrivania.

Il tempo è particolarmente uggioso stamattina. Vedo attraverso le tendine della mia camera un mondo grigio che va a rilento, un uomo col cane, auto inutilmente enormi parcheggiate in perfetto ordine, qualche voce di bambino che va a scuola, lontani rombi di un traffico quasi inesistente ma mai completamente sopito.

Un’altra serata sociale. Questa volta per il compleanno della padrona di casa Lucia che però non aveva avvisato nessuno della ricorrenza. Eravamo 11 adulti e 5 bambini: Alfonso e Karen, Ersilia e Paul, Mike e Fiorenza con i due bambini adottati (Federica e Alessandro), di nuovo Giuseppe e Nadia con la piccola Claudia, Lucia e Tommaso con Mariachiara e Francesco ed io. Alfonso è un ex sottufficiale dell’Aeronautica che dopo un corso qui ad Huntsville ha lasciato tutto e si è stabilito in Alabama laureandosi e cominciando vari business con un ex collega (Nicola). E’ simpatico, di Napoli, assomiglia un po’ ad Handy Luotto e all’ingegner Vacca, è nonno ed ha sposato un’americana. Ersilia invece è veneta, ha sposato un ex militare americano che prestava servizio alla base NATO di Verona. Anche loro sono nonni, hanno una bella villa con piscina. Mike è uno scienziato che lavora con Giuseppe e Nadia. Ha scritto molti articoli scientifici, è una mente. Con la moglie Fiorenza hanno adottato due bambini praticamente coetanei (che ora hanno circa 26 mesi), entrambi russi ma completamente differenti: lei è bianchissima e biondissima, occhi azzurri, lui è di origine gitana, di pelle e occhi scuri. Giuseppe e Nadia hanno salutato tutti perché dopodomani vanno in Italia a far conoscere la loro bimba ai nonni, torneranno il 7 febbraio. E’ stata una bella serata, i bambini si sono scatenati.


Una vista del residence su lato strada


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10/01/05        Il primo giorno nel nuovo mondo.

 

Mi sono subito scontrato con la burocrazia locale. Servono 10 giorni per ottenere il fatidico SSN (Social Security Number) senza il quale, specialmente dopo l’11 settembre, puoi essere considerato alla stessa stregua di un terrorista, un barbone squattrinato, un emarginato, una spia. Senza quel maledetto numero non posso far nulla, non posso aprire un conto in banca, attivare un contratto del telefono, comprare la macchina, prendere la patente.

Fino al 19 gennaio, per zio Sam sono un perfetto sconosciuto, trasparente, inutile. Fortunatamente la corrente c’è ed è intestata a me per cui posso cominciare almeno a vivere per conto mio, in quella che sarà la nostra dimora per i prossimi tre anni. Mi viene da pensare. In questa casa un giorno Francesca muoverà i suoi primi passi, dirà le sue prime paroline, metterà i suoi primi dentini. E’ un peccato che questi eventi, fondamentali per una vita che sta cominciando ad affrontare il mondo, non avranno quei nobili spettatori che i bambini normalmente e semplicemente chiamano nonni.

Prima serata sociale: abbiamo cenato con bisteccone americane al barbecue da una coppia di fisici che lavorano alla NASA, lui è di Cassino (Giuseppe) lei (Nadia) di Isola Liri (FR). Hanno una bambina tranquillissima nata il 23 ottobre che si chiama Claudia.


Altro panorama con lo Space Rocket Center


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09/01/05        Il viaggio.

Così comincia l’avventura americana. Volenti o nolenti i prossimi 3 anni saranno un periodo che rimarrà indelebilmente impresso nella pietra dei ricordi della vita mia e di quella dei miei cari.

Sono tante le aspettative, i dubbi, le incertezze sul futuro immediato e su quello più remoto. Ma andiamo per ordine. Il viaggio: che massacro! Durante la sorvolata dell’Atlantico ho visto il film “Il giro del mondo in 80 giorni”. Quel racconto mi è sembrato addirittura più semplice e comodo del viaggio che ho percorso da Roma ad Huntsville. Alzataccia alle 6 per poter essere all’aeroporto alle 9 e per poi imbarcarmi alle 10,30 e decollare alle 11,15. Sull’aereo non ho fatto altro che mangiare e bere. Le noccioline che ci hanno dato appena saliti erano salatissime e mi hanno costretto a bere per tutto il giorno (ho bevuto nell’ordine: succo d’arancia, caffè, acqua, te, coca cola, limonata, di nuovo caffè, di nuovo acqua, di nuovo coca cola, di nuovo acqua ed infine all’arrivo da Tommaso avrò bevuto un altro litro d’acqua). Accanto a me c’era un biologo/medico napoletano di nome Gennaro che non mi ha rivolto la parola per tutto il volo fino a Philadelphia. L’aereo (nella business) era pieno di italiani o italo/americani. Oltre al film già citato ho visto “Collateral” con Tom Cruise e un cartone animato con gli squali. Tra mangiare, guardare film, studiare il manuale per la patente americana e l’eccitazione inevitabile della novità, il volo Roma-Philadelphia è passato piuttosto in fretta. Ho fatto soltanto l’errore di viaggiare troppo formale con giacca e cravatta, un maglione sarebbe stato molto meglio. Le cose sono diventate pesanti all’arrivo alla dogana. Una fila lunga per mostrare il passaporto (meno male che avevo il visto NATO2 e mi sono risparmiato la foto e le impronte digitali), poi $ 3 per prendere un carrello per fare pochi metri con le valigie che ci hanno restituito. Poi il controllo doganale vero e proprio. Quindi ho reimbarcato le valigie, poi altra fila lunghissima al metal detector. Ho dovuto tirar fuori il computer, ho dovuto togliere giacca, giaccone, cintura, scarpe, orologio e poi di nuovo rimettere tutto a posto. A questo punto sembrava tutto a posto ma dopo un’attesa prevista di circa 2 ore, ho dovuto aspettare un’altra ora perché il volo Philadelphia-Washington fosse pronto. Poi c’è stato il contrattempo della cappelliera rotta, chiamata del tecnico, accrocco con lo scotch e via. Insomma quei venti minuti di volo hanno impegnato quasi 4 ore di tempo con l’angoscia alimentata dal mio vicino di poltrona (un ingegnere di Huntsville nevrastenico e con la valigetta piena di medicine) di non fare in tempo per l’ultima coincidenza per Huntsville. Infatti arriviamo a Washington 15 minuti dopo la partenza del volo per HSV. Corsa a perdifiato poi, miracolosamente, ci rendiamo conto che l’aereo (poco più di un aereo da turismo) ci aveva aspettato (eravamo 16 passeggeri in attesa) anzi, abbiamo dovuto aspettare noi lui. Passeggiata ridicola nel bus sulle piste dell’aeroporto alla ricerca del nostro aereo finché finalmente è arrivato. Due ore di volo tranquillo e finalmente sono arrivato ad Huntsville e a casa di Tommaso Irrera (ore locali 22, in Italia le 5, esattamente 23 ore dopo la mia alzataccia a Roma).

Tommaso e Lucia sembrano gentili, un po’ imbarazzati, non ci conoscevamo prima. Hanno due bambini tranquillissimi, Francesco di quasi 2 anni e Mariachiara di 6 mesi e mezzo.


Il panorama di Huntsville e della base


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