A questo punto dobbiamo parlare della città. Geograficamente si trova
in mezzo al deserto, nello stato del Nevada, ma a pochi chilometri dal confine
con la California e con l'Arizona. Il paesaggio nei dintorni è quello
classico del far west, infatti ci sono molte riserve di indiani. La città
è letteralmente una cattedrale nel deserto. Fondata all'inizio del
secolo scorso da un gangster che voleva riciclare il denaro sporco nei casinò.
Ci riuscì e fece anche una barca di soldi. La città è
ancora in continua espansione. Alberghi lussuosissimi e giganteschi nascono
come i funghi. E' una città unica perchè non ha abitanti veri
e propri. Gira tutto intorno agli alberghi e ogni albergo è una piccola
città. Potresti vivere e divertirti per settimane sempre all'interno
dello stesso albergo. Non c'è differenza tra il giorno e la notte.
Puoi cenare alle 3 di notte e andare in discoteca alle 10 del mattino. La
vita si svolge tutta lungo la strada principale detta "Strip" dove
si affacciano tutti gli alberghi più grandi e spettacolari. Ogni albergo
è un'attrazione da vivere profondamente. C'è il casinò,
decine di negozi eleganti ed esclusivi, ristoranti, giostre, discoteche e
tante altre attrazioni per i turisti. Ogni albergo ha tutte queste cose ambientate
a tema, per cui non si può dire "visto uno, visti tutti",
bisogna veramente entrare dentro ognuno e gustarsi la fantasia e l'ingegno
del relativo ideatore. In tre giorni, con il passeggino e le esigenze di Francesca,
non abbiamo avuto il tempo per vederli tutti con attenzione. Alcuni esempi.
Il Bellagio è il lusso e l'eleganza, ambientato sul lago di Como, ha
un affascinante giardino e una spettacolare fontana. Il Cesar Palace ha una
scenografia fedelissima allo stile romano, con tanto di Colosseo e Statua
di Cesare, e una serie di negozi made in Italy inimitabile. Davanti alla riproduzione
della Fontana di Trevi non abbiamo resistito alla tentazione di gettare una
monetina. Parigi, con la Tour Eiffel e l'Arco di Trionfo ti porta immediatamente
nell'atmosfera di Montmartre. La ricostruzione di Venezia lascia senza fiato.
E' identica fin nei minimi particolari, gondole comprese, ad eccezione dell'acqua
che è pulitissima. Poi c'è il Luxor, con la Sfinge e la Piramide,
ambientato nell'antico Egitto, un'atmosfera magica e un po' tenebrosa. Excalibur
invece è ambientato nel tempo di Re Artù e Mago Merlino e il
castello è molto simile a quello di Eurodisney. Treasure Island (l'Isola
del tesoro) invece ha una scenografia che richiama il mondo dei pirati, ed
anche il casinò ha quell'atmosfera, con molto fumo e fiaccole accese.
E New York con i suoi grattaceli e l'immancabile Statua della Libertà,
contiene discoteche e locali notturni esclusivi. Insomma ce n'è per
tutti i gusti e ancora di più. Una città finta che può
regalare divertimenti autentici. Provare per credere.
Domenica è stata un'avventura senza precedenti. Quante volte abbiamo
visto nei film americani qualche coppia pazza che si sposa nell'arco di poche
ore a Las Vegas? Quante volte ci siamo detti: che americanata, sono cose che
succedono soltanto nei film. E invece abbiamo partecipato veramente ad uno
di questi fantastici, caratteristici e un po' pazzi matrimoni lampo. Antonio
e Alicia hanno fatto la promessa al municipio di Las Vegas la sera di sabato,
appena arrivati, direttamente dall'aeroporto e la mattina dopo erano già
marito e moglie. Tutto organizzato, ci siamo recati in una delle tante cappelle
pronte all'uso. In particolare loro ne hanno scelta una all'aperto, sotto
un gazebo, romanticissima. Nell'aria c'era lo spirito di Elvis Presley che
aleggiava. Infatti la cappella si chiamava Viva Las Vegas come la canzone
omonima del mitico Elvis. Cerimonia breve e sobria, vista in diretta anche
in Italia e in Spagna attraverso internet, con un sermone che purtroppo hanno
sentito soltanto gli sposi, noi invitati eravamo troppo intenti a filmare
e fotografare. Anche il celebrante sembrava uscito da un film, bello, elegante,
distinto. Io mi sono anche tolto la soddisfazione di fare da testimone. A
dire la verità il mio compito è stato soltanto quello di firmare
il certificato di matrimonio. Non mi hanno chiesto documenti. Avrei potuto
firmare Diego Maradona o Napoleone Buonaparte, sarebbe stato lo stesso. Comunque
lo sfizio me lo sono tolto. A quanti di noi può capitare nella propria
vita di partecipare in modo attivo ad un matrimonio a Las Vegas? Accetto risposte!
Dopo il fatidico "I do" e il bacio appassionato, gli sposi si sono
avviati verso il ristorante a bordo di una delle mitiche Limousine, che a
Las Vegas sono più comuni che di quanto possono esserlo da noi le Fiat
Punto. Il pranzo è stato molto buono e raffinato presso uno dei migliori
locali che si trovano all'interno del Bellagio, l'hotel, uno dei migliori,
scelto dagli sposi per il pernottamento a Las Vegas. La vista sul laghetto
artificiale con tanto di show di fontane è assolutamente da non perdere.
(continua)
Dopo cinque giorni di caos metropolitano è difficile ma comunque piacevole
tornare alla pace di Huntsville. Cosa dire dell'esperienza appena trascorsa?
Quale bilancio? Io normalmente sono ottimista, riesco sempre a vedere il lato
positivo delle cose, ma devo dire che questa volta non c'è nulla che
possa darmi torto: è stata proprio una bella gita. I timori prima della
partenza erano molti, soprattutto per la possibile reazione di Francesca al
viaggio lungo, al nuovo letto, alle giornate intere da passare all'aperto,
in mezzo a tanta gente. E lei è stata fantastica. Il viaggio di andata,
a parte l'inconveniente che descriverò più tardi, è andato
benissimo, Francesca ha dormito quasi tutto il tempo. Noi ci siamo organizzati
bene con pappe, biberon, thermos, camomilla, giochini, e lei ci ha assecondati
con pazienza. Nel viaggio di andata abbiamo appreso un fondamentale insegnamento:
non fidarsi mai di chi sta per sposarsi e che, per l'emozione, può
avere visioni celestiali o leggere la riga sbagliata di un tabellone con gli
orari degli aerei. Noi siamo incappati in questa seconda categoria. Antonio,
forse per i pensieri collegati al fatto che entro poche ore avrebbe detto
SI davanti all'altare, ci ha guidati male nella corsa dal primo al secondo
aereo nell'aeroporto di Dallas e così abbiamo perso l'aereo e siamo
stati costretti ad aspettare il volo successivo. Due ore di attesa nella città
di J.R. mangiando hamburgers e siamo ripartiti. Un'auto presa a noleggio,
una Dodge Neon bianca con cambio automatico, bella e comoda malgrado fosse
piccola rispetto alla media americana, ci ha portato finalmente al residence
dopo quasi 12 ore complessive di viaggio, di cui 5 di volo effettivo. La prima
sera non abbiamo avuto la forza e il coraggio di affrontare, con la stanchezza
del viaggio e due ore di fuso orario sulle spalle, le follie del sabato sera
di Las Vegas. Peccato, sarà per la prossima volta, forse. (continua)
Siamo tornati da Las Vegas! E' abbastanza tardi e sarò molto sintetico.
Ci sarà tempo per approfondire sulla nostra gita nei prossimi giorni.
Intanto un piccolo assaggio con le prime foto in esclusiva.
Gianna: eccomi di nuovo qui. Oggi abbiamo toccato il fondo. Il problema era:
devo andare ad un matrimonio, devo farmi fare un'acconciatura adeguata. Niente
di più semplice, niente di più complicato. Ho chiesto ad Ersilia
un consiglio su dove andare, a chi rivolgermi, e lei è stata tanto
gentile da prenotare presso il suo parrucchiere che si chiama Jeff. Una tragedia!
Siamo stati mezz'ora a discutere con Jeff, io, Piero ed Ersilia al telefono,
per cercare di spiegargli come volevo i capelli. Dopo averli lavati avrebbe
dovuto fare una semplice messa in piega, sopra lisci e sotto ondulati, e tagliare
un po' la frangetta. E così non è stato... Mi ha lavato i capelli
(forse perchè shampoo si dice uguale) e mi ha tagliato la frangetta
perchè a gesti ha capito cosa volevo. Ad un certo punto si è
fermato all'improvviso e mi guardava, chiedendosi "perchè questa
sta ancora qui se ho finito il mio lavoro?" e io lo guardavo e pensavo
"perchè questo sta imbalsamato e mi tiene con tutti i capelli
bagnati?". A questo punto il panico. Non riusciva a capire cos'altro
volevo. E' uscito fuori a chiedere a Piero e lui gli ha detto che avrebbe
dovuto asciugarli, i capelli, e farli un po' ondulati alle punte. Lui ha detto
"All right" capito tutto, e invece continuava a non capire. Allora,
Ersilia al telefono ed io con il phon in mano gli abbiamo di nuovo spiegato
che doveva asciugarli i capelli. Ok, capito tutto. Ha preso un asciugacapelli
del 1800 che soffiava un leggero alito di vento, forse il suo ultimo respiro,
ed ha cominciato ad asciugarli tutti insieme, ogni tanto spazzolandomi distrattamente.
A questo punto ero esasperata. "Noooo" urlavo, ho preso in mano
il phon e la spazzola e gli ho mostrato come avrebbe dovuto fare. "All
right" capito tutto, capito niente. Abbiamo perso entrambi la pazienza.
Lui era sempre più nervoso "chi è questa qui che viene
da chissà dove a insegnarmi il mio mestiere" e io disperata "dove
sono capitata, ma chi me lo ha fatto fare?". Persino la frangetta non
è stato capace di stirarmela, così di nuovo "Noooo"
ho urlato e gli ho di nuovo strappato di mano il phon e la spazzola e me la
sono stirata da sola. Quando è arrivato Piero, ho detto io "all
right" pur di farla finita, ho chiesto il conto e me ne sono andata.
Jeff tremava dalla rabbia. Avermi fatto i capelli da sola mi è costato
anche 12 dollari. Io sono uscita pensando "questo non mi vedrà
mai più" e lui sicuramente avrà pensato "questa se
viene un'altra volta la uccido". Uscendo dal locale mi veniva da piangere
e Piero mi ha detto "ma dai, che stai bene", avrei strozzato anche
lui con le mie mani. Così ho comprato una lacca e stasera i capelli
me li farò di nuovo da sola. Qui sotto vi mostro in che condizioni
Jeff mi avrebbe mandata al matrimonio. Praticamente se mi avesse colto all'improvviso
un acquazzone e subito dopo avessi fatto una corsa in moto, sarebbero venuti
meglio.
Non abbiamo neanche finito di scartare i pacchi e sistemare il nostro guardaroba
ed eccoci di nuovo a fare le valigie. Fervono i preparativi per il viaggio
a Las Vegas in Nevada. Devo dire che c'è una certa emozione e preoccupazione
nell'aria, mista a sentimenti contrastanti. Siamo felici di cominciare a muoverci
sul territorio americano e finalmente riuscire a vedere l'America che tutti
ci aspettiamo, quella delle luci infinite, dei grattacieli, del lusso e della
modernità. Tuttavia siamo preoccupati per Francesca, abbiamo un po'
di paura a doverla sottoporre ad un nuovo viaggio in aereo, anche se più
breve dell'ultimo. Speriamo che questa volta reagisca meglio, non abbia problemi
durante il volo e non si stranisca molto all'arrivo. Inoltre siamo anche dispiaciuti.
Contemporaneamente al nostro viaggio in Nevada, in Italia si raduneranno tutti
i miei cari per l'evento dell'anno: la Prima Comunione di Davide e Lorenzo.
Mancheremo soltanto noi e ci mancheranno molto tutti quanti. Comunque quando
abbiamo deciso di fare questo passo sapevamo che avremmo dovuto rinunciare
a qualcosa. Con Davide e Lorenzo siamo già daccordo, quando torneremo
in Italia festeggeremo di nuovo insieme. Intanto Francesca è diventata
la regina della casa. Assorbe ogni istante della nostra vita e pretende sempre
di più. Comunque non ci possiamo lamentare. Se non ha problemi è
capace di dormire di notte anche 10 ore consecutive, e mangia senza doverla
forzare, anzi, se non sei abbastanza veloce, tra un boccone e l'altro, protesta
animatamente. Comincia ad essere veramente indipendente, gattona, vuole stare
in piedi da sola, chiede lei di uscire a fare una passeggiata e conosce già
i cassetti dove ci sono le cose che le interessano, come ad esempio la camomilla.
E' anche lei a decidere che tipo di musica ascoltare e quand'è ora
di andare a dormire. Oggi Gianna l'ha chiamata e lei ha risposto d'istinto
"Checca!" come se avesse voluto ripetere il suo nome. Comincia effettivamente
ad imitare, soprattutto la mamma, in ogni espressione, in ogni movimento,
in ogni verso. Non credo che impiegherà molto a cominciare a parlare
e a camminare. L'unico strumento che non ha ancora imparato ad usare è
il girello. Quando la mettiamo a sedere, invece di camminare in avanti, va
all'indietro e non si diverte molto. Preferisce farsi spingere da noi, che
pigrona...
Oggi un'altra emozione ci ha colti seppure a tanta distanza dalla nostra cara
piazza S.Pietro. Il successore di S.Pietro e di Giovanni Paolo II è
stato scelto. Ancora una volta ci siamo sentiti privare di qualcosa che avrebbe
potuto far parte più intima della nostra vita se soltanto fossimo stati
lì presenti come le migliaia di romani che nelle immagini via internet
e in mondovisione mostravano a tutti la loro gioia correndo verso il sacro
colonnato. Anche noi abbiamo corso con il nostro cuore e la nostra immaginazione,
anche noi eravamo lì ad applaudire, a commuoverci per questo evento
di portata cosmica, sia dal punto di vista storico che religioso. Io in particolare
l'ho sentito ancora più vicino. Il Cardinale Ratzinger era il titolare
della mia parrocchia Santa Maria Consolatrice di Casalbertone quando ero un
ragazzino che frequentava l'oratorio e il prete che coordinava i catechisti
era don Franco, quello che nella foto è alla sinistra del Santo Padre.
Don Franco, Cerimoniere di Sua Santità, per tanti anni ha accompagnato
anche Giovanni Paolo II. Cosa chiedere al nuovo Papa? Sappiamo che a Papa
Giovanni Paolo II avrebbe fatto piacere avere lui come successore, erano molto
amici e condividevano le loro idee. Possiamo chiedere a Papa Ratzinger che
continui il lavoro avviato dal suo predecessore, forse non c'è nessuno
al mondo che possa farlo meglio di lui. Un augurio sincero e un abbraccio
affettuoso anche da chi sta tanto lontano. Ah, dimenticavo, questa giornata
passerà alla storia anche perchè Francesca ha messo il secondo
dentino ed è il mio centesimo giorno ad Huntsville. Se non sono eventi
di portata mondiale anche questi...
"Domenica ti porterò sul lago...", oggi abbiamo seguito alla
lettera la canzone di Concato "Domenica Bestiale" e tutti e tre,
come una classica famigliola modello, siamo andati a fare un picnic in riva
al lago. Tra Atene (Athens) e Firenze (Florence), all'altezza di Rogersville
(Alabama) a circa 50 miglia da Huntsville, il fiume Tennessee si allarga e
forma un lago abbastanza grande con mille insenature. Qui è stato allestito
un parco nazionale, il Joe Wheeler State Park, dove è possibile fare
scampagnate, pescare, passare il weekend in chalet o anche soltanto ormeggiare
la barca e fare una passeggiata. Una tranquillità, una pace che in
Italia ce la sognamo. Una delle prime vere domenica di primavera, con il sole
ancora non troppo caldo ma assolutamente invitante. In Italia avremmo dato
l'assalto a tutto quello che poteva essere assaltato: laghi, mare, pinete,
montagna, tutti i fila per ore in uscita dalle città per poi rimettersi
in coda al rientro la sera. E quando arrivati, se l'impresa viene portata
a termine, fortunatamente, non c'è posto, c'è confusione, radioline,
cellulari, pallonate, cani, spazzatura. Qui invece, la pace assoluta, centinaia
di tavolini per il picnic con il barbeque già pronto da accendere,
alcuni al sole, altri all'ombra della folta vegetazione o di uno dei caratteristici
gazebo, tutti desolatamente vuoti. E i bagni, pulitissimi, persino con la
carta igienica... L'unico rumore che si può scorgere nel silenzio assoluto
è provocato dalle onde che si formano per una folata di vento o per
un motoscafo che passa al largo e che vanno ad accarezzare alcuni tronchi
galleggianti accanto alla riva. All'ingresso del parco c'è un caseggiato,
naturalmente disabitato, che funge da cassa per il pagamento del biglietto
d'ingresso: $1 per gli adutli e $0.50 per i bambini. C'è una cassetta
dove bisogna inserire i dollari per il pagamento del pedaggio "d'onore",
sulla fiducia e il buon cuore di chi entra. Chissà se anche da noi
tutti si fermerebbero e inserirebbero la cifra giusta...
Ecco un aspetto positivo della nostra permanenza qui in Alabama che non avevo
ancora previsto: Gianna si è data alla cucina. Da quando si trova a
dover passare il tempo cercando di non annoiarsi eccessivamente, quando Francesca
le dà qualche minuto di tregua, Gianna può dedicarsi più
tranquillamente ad altre cose, tra le quali la migliore, per ora, è
senz'altro l'arte culinaria. Saranno i mesi di visione della trasmissione
"la prova del cuoco", o una maggiore volontà o passione,
ma sta "sfornando" letteralmente degli ottimi pranzetti. Ultimo,
oggi, un dolce. In onore del paese che ci ospita come primo dolce in terra
americana ha scelto di realizzare il Plum-Cake. Per mancanza di uno stampino
adeguato l'ha realizzato a forma di ciambella ma devo dire che raramente ho
mangiato un dolce così buono. Una dote che Gianna aveva nascosto fin
troppo bene finora. Non vedo l'ora, domani mattina, di fare colazione e potermelo
gustare immergendolo nella ciotola del latte, al posto di quei noiosi Corn-Flakes.
Gianna ha detto che proverà a preparare un dolce diverso alla settimana,
ed io ho già l'acqualina in bocca....
Ieri sono andato a prendere Gianna alla scuola d'inglese. Mi ha ricevuto la
sua "teacher" con un sorriso smagliante. Aveva aspettato il mio
arrivo per conoscermi e dirmi che non si è mai divertita tanto come
con Gianna e non vede l'ora che arrivi mercoledì prossimo per un'altra
lezione all'insegna del divertimento. Avrà ottant'anni ma ha i denti
più bianchi e brillanti di una ventenne. E' una signora molto fine
e distinta ma con Gianna si è completamente sciolta. Ho l'impressione
che fra qualche mese avrà imparato più lei l'italiano che Gianna
l'inglese comunque va bene così. Ormai il mercoledì è
diventato il giorno più divertente della settimana. Arrivati a casa
ho cercato di indagare e capire cosa ci sia di tanto comico. Gianna mi ha
descritto la sua lezione tipo ed anch'io non sono riuscito a trattenermi dal
ridere. Non sono battute o svarioni particolari ma è tutta la situazione
che con Gianna, chissà perchè, diventa ridicola. Io penso che
altro che Sconsolata, con Gianna Zelig avrebbe gli ascolti alle stelle! Praticamente
è sorprendente come riesca, parlando un italiese, mezzo italiano e
mezzo inglese, a farsi capire perfettamente. Comunque a parte gli scherzi
devo dire che sta facendo molti progressi. Ha una memoria di ferro e, adottando
alcune mnemotecniche che le ho insegnato, penso che non impiegherà
molto tempo per farsi comprendere perfettamente. Anche Francesca, nel suo
piccolo, di può dire che parli più l'inglese che l'italiano.
Infatti dice "Hi!" (ciao quando ci si incontra) e "bye"
(ciao quando si saluta). Dice anche "daddy" che potrebbe essere
una traduzione di papà e "mum" che potrebbe essere mamma.
Invece in italiano ormai dice perfettamente "babà" e "mam".
Del resto siamo le uniche due persone che vede 24 ore su 24. Alla scuola invece
è completamente al centro dell'attenzione di tutte le insegnanti e
delle studentesse. Non fanno altro che ripetere continuamente "she's
beautiful", "she's cute", "honey", "sweet",
"what a beautiful smile!" e infatti lei è sempre dolcissima
con tutti e ride sempre radiosa. Più loro le fanno i complimenti e
più lei si eccita, ride e si diverte e naturalmente diventa sempre
più bella.
Gianna: sono tornata. Sono le 23.00 e Francesca non vuole dormire. Io e Piero
siamo distrutti e lei ha ancora tanta energia da spendere: vuole giocare,
ballare. Adesso le piace stare in piedi da sola, vuole camminare. Mia figlia
mi fa impazzire di gioia. Avrei preferito che avesse il carattere del padre,
calma e tranquilla e invece non sta un attimo ferma. Sono felicissima di avere
finalmente le mie cose. Finalmente posso gustare il vino pugliese, generosamente
regalatoci dal nostro amico Nicola. Anche se vivo a Roma da quasi cinque anni,
quando penso all'Italia penso a Cerignola. Il mio cuore è rimasto ancora
là anche perchè Huntsville un po' me lo ricorda, c'è
più contatto umano, le distanze non sono enormi a causa del traffico
e la gente quando la incontri ti saluta e ti sorride. Comunque anche a Roma
ci sono persone che mi mancano tantissimo, tutta la famiglia di Piero, Luciana
e Antonio, Teresa e Salvatore, Lina e tanti altri che non potrei elencare
in queste poche righe. E' vero, dopo un mese passato qui, un po' di malinconia
sta arrivando anche perchè, da quando sono arrivati i mobili, mi sento
effettivamente trasferita. Non è più una vacanza, un episodio
passeggero, ma sta iniziando un periodo della nostra vita che rimarrà
scolpito nei nostri ricordi. Ci sono momenti che tre anni mi sembrano tantissimi,
e momenti che invece sento che voleranno. Dipende dall'umore giornaliero e
da cosa sto facendo. Quando incontro altre famiglie italiane mi diverto e
mi piace ascoltare le loro esperienze e raccontare un po' delle mie, quando
invece sto a casa, Francesca dorme e ho fatto tutti i servizi casalinghi,
la noia mi assale e il tempo sembra che si fermi. Comunque le giornate si
stanno allungando e stanno diventando sempre più calde, così,
quando mi verrà la voglia, potrò uscire con Francesca e fare
lunghe passeggiate.
Giornate
di scadenze, ricorrenze e di eventi. In questo weekend abbiamo potuto ricordare
e festeggiare molte cose. Innanzitutto ho finito il terzo mese ad Huntsville.
Gianna e Francesca invece hanno terminato il loro primo mese americano. Ieri
Francesca ha finito i suoi primi 9 mesi e oggi l'evento più bello e
commovente... Abbiamo scattato un po' di foto, Francesca era particolarmente
radiosa oggi, come la calda giornata primaverile. Riguardando le foto con
attenzione abbiamo notato un piccolissimo particolare, praticamente insignificante
se non fosse stato il primo dentino di Francesca! Infatti, ingrandendo la
foto di almeno 10 volte, è apparso un piccolissimo puntino bianco che
al sole è diventato un faro nei nostri cuori. Successivamente, al contatto
delle dita, c'è stata la conferma: è minuscolo ma tagliente
come un rasoio. Tutti e tre siamo scoppiati a ridere di gioia e gli occhi
sono diventati lucidi per l'emozione... Con l'arrivo dei mobili, a parte la
stanchezza prevedibile per la sistemazione di tutte le nostre cose, siamo
ormai giunti alla completa serenità. Francesca ci riempie di gioia
in ogni momento della giornata, anche quando fa i capricci e non vuole dormire.
Ci sono dei vantaggi a stare qui, anche Gianna finalmente l'ha ammesso. Io
posso dedicare molto più tempo a entrambe e Gianna può godersi
Francesca completamente, 24 ore su 24. Non ci perdiamo neanche un istante
della sua giornata, dei suoi umori, delle sue eccitazioni. Non ci perdiamo
neanche uno dei suoi fantastici sorrisi. E' come una droga, una volta che
l'hai assaporata non puoi farne più a meno. Infatti stanno allestendo
dei centri di recupero in Italia per tutti i nostri parenti che sono in crisi
di astinenza, soprattutto le nonne Anna e Michela e la zia Patrizia. A parte
gli scherzi, anche i nostri cari, grazie ad Internet, hanno la possibilità
di vederla due o tre volte al giorno e possono seguire quotidianamente la
crescita di Francesca come se abitassimo a pochi metri di distanza. E' vero
che anche a loro sarebbe piaciuto poter toccare il dentino, ma spero che si
accontentino di poter vedere riflessa nei nostri occhi l'impagabile gioia
che proviamo noi, ogni volta che ce la stringiamo al petto, che ci fa una
carezza, che ci regala quei suoi incantevoli sorrisi.
Le tre scimmiette
e ... l'ingrandimento di un piccolo particolare.
Era
ora! Oggi sono arrivati i mobili e i vestiti e le stoviglie e i libri e i
giochi di Francesca ... tutta la nostra vita! Esattamente 3 mesi dopo averli
caricati nel container a Roma, sono giunti sani e salvi ad Huntsville. Era
il lontano 7 gennaio quando abbiamo chiuso tutti i pacchi, ormai avevo quasi
perso le speranze. Stasera finalmente potremo dormire nel nostro amato e soprattutto
comodissimo letto. Francesca ha potuto mangiare nel seggiolone, camminare
col girello, passare un bel po' di tempo con i suoi vecchi peluches nel box.
E stasera anche lei può dormire comoda nel suo lettino. Naturalmente
non è tutto così roseo. Ci tocca faticare tantissimo, scartare
i 99 pacchi e mettere tutto a posto. Abbiamo qualche difficoltà perchè
qui in America non si usano molto gli armadi, le credenze, le cassettiere,
così tutto quello che abbiamo portato rischia di non entrare. Ma ci
riusciremo a costo di comprare qualche altro mobile. Finalmente anche il computer
ha il suo mobiletto e non è più costretto a girovagare per la
casa con il suo codazzo di cavi ed accessori. Come sembrano lontani i tempi
in cui ero costretto a stare nel bagno quando volevo scrivere al computer
e navigare in internet. Gianna è eccitatissima. Finalmente si sente
a casa con tutti i suoi oggetti più cari a disposizione. Potremo impastare
la pizza e soprattutto, udite udite, potremo gustare una buonissima tazza
di caffè. E poi il sugo, l'olio, il vino pugliese. Non sembra vero
e siamo veramente entusiasti. L'unica che non sembra convinta della situazione
positiva è Francesca. L'ultima volta che ha visto una tale confusione
in casa, mille scatoloni sparsi per la casa, abbiamo traslocato e lei probabilmente
pensa che la storia possa ripetersi. Ci vorranno alcuni giorni per convincerla
che invece è tutto rientrato nella norma e soprattutto che io non partirò
un'altra volta lontano da lei.
Anche
se da noi è ancora giovedì, per chi legge in Italia oggi è
il giorno dell'ultimo saluto al Santo Padre. Quando ci sveglieremo domani
mattina sarà già tutto terminato, i milioni di persone che hanno
voluto stargli vicino fino all'ultimo saranno già sfollate e comunque
si saranno disperse tra la miriade di vicoli della città eterna. Sarà
stata un'occasione mancata per noi, speriamo che non ce ne siano altre almeno
nei prossimi tre anni, finchè saremo costretti in questo esilio dorato.
Ho un solo rimpianto, che non avrò più la possibilità
di scattare una foto bellissima come quella qui sotto, con Francesca al posto
della bambina baciata dal Papa. A te Santo Padre che ci osservi e ci ascolti
da lassù, una preghiera: nei tuoi ultimi giorni su questa terra, a
migliaia di chilometri da Roma, c'è stata una famigliola romana (Piero,
Gianna e Francesca) che ha fatto il tifo per te con grande passione. Poi,
ormai stanco di soffrire, te ne sei andato in cielo e quella famigliola ha
pianto e pregato con cuore sincero per la tua anima. Proteggili e intercedi
presso il Signore perchè ascolti le loro preghiere e soprattutto prega
per loro e per i loro cari in Italia, perchè quando torneranno finalmente
a casa, i nonni e gli zii possano godersi con serenità la loro nipotina
che tanto amano.
E'
un po' che non parlo di Francesca. Ogni giorno è una novità,
una conquista, una scoperta. I dentini che non si sono ancora fatti vedere
le hanno comunque dato un po' di tregua. Ormai si è completamente integrata
nel nuovo ambiente. Non le sembra vero che per un mese consecutivo non sia
stata costretta a cambiare lettino, casa, città, nazione. Ma come facilmente
prevedibile ci ha completamente soggiogati. Non esiste altra attività
quotidiana che non sia legata a lei, alle sue esigenze, ai suoi ritmi. Dormiamo
quando lei ha sonno, giochiamo quando lei vuol giocare, mangiamo come e quando
decide lei. Sarà un po' viziata? Non credo, si sta solo crogiolando
delle coccole e delle attenzioni che le spettano alla sua età. E lei
ci ricambia con sorrisi spettacolari, vere e proprie risate a crepapelle,
paroline, gesti, espressioni che sono tutto un programma. Ha raggiunto alcuni
piccoli traguardi: sa dire di no (muovendo il capo in maniera inconfondibile)
quando effettivamente lo direbbe a parole e sa rimanere in piedi da sola appoggiata
a qualche supporto alla sua altezza. Ogni volta che raggiunge un traguardo
è pienamente cosciente di quello che ha fatto e ne è entusiasta
e fiera. Pretende di ripeterlo all'infinito, da sola, completamente indipendente.
Naturalmente tutti i bambini sono uguali ma per i genitori i propri figli
hanno sempre qualcosa in più degli altri. E' un'emozione, una sensazione
indescrivibile che soltanto chi è stato genitore, e noi lo siamo ormai
a tempo pieno, può capire. Ama la musica, in particolare quella classica
e rilassante degli anni '40-'50 che canta Frank Loconto e che sente ininterrottamente
tutto il giorno. Ormai la musica di "zio" Frank rimarrà scolpita
nei ricordi di questo nostro soggiorno in Alabama.
Non
è ancora passata la tristezza per la perdita del Santo Padre. Io e
Gianna continuiamo a seguire tutte le vicende di piazza San Pietro minuto
per minuto attraverso internet. Possiamo quasi contare uno ad uno tutti i
pellegrini che fanno ore di attesa per rendere l'ultimo omaggio, l'ultimo
saluto a Papa Wojtila. La reazione dei media americani è stata adeguata
allo storico evento. Mi è parso di percepire più attenzione
da parte delle televisioni e dei giornali piuttosto che dalla stessa Chiesa
Cattolica americana. Domenica a messa il sacerdote non ha dedicato più
di quattro o cinque frasi alla memoria del Santo Padre, mentre i telegiornali
hanno riempito ore e ore di palinsesto con edizioni straordinarie, servizi,
tavole rotonde, commenti e previsioni sul futuro della Chiesa. Una prova è
il collegamento non-stop con San Pietro che il Washington
Post ha installato sul suo sito internet. Infatti ho scorto, tra le righe
degli editoriali, un forte disorientamento ed un certo timore soprattutto
su quale sarà la direzione che intraprenderà la Chiesa Cattolica
con il nuovo Papa. Il Papa polacco ha dimostrato con la sua vita che è
possibile vincere le battaglie, o addirittura le guerre mondiali come quella
fredda, anche senza spargere una goccia di sangue e da queste parti certe
teorie Gandhiane non sono molto ben accettate. Vivere questo tragico evento
da lontano, al di sopra delle parti, mi ha permesso di valutarlo con occhi
più obiettivi, anche se purtroppo avremmo voluto partecipare in modo
più attivo. A volte noi italiani, e noi romani in particolare, tendiamo
a considerare la Chiesa e il Papa come nostra proprietà intellettuale
e culturale. La Santa Romana Chiesa è nostra e basta. In realtà
vivere a questa distanza ci permette di renderci conto di quanto più
immensa sia stata la grandezza di quell'uomo e di quanto importante egli sia
stato per tutta l'umanità.
Una eloquente foto
del Santo Padre gentilmente inviatami da "zia Oriana".
Preghiamo
per la sua anima che è gia tra le braccia di Dio. I nostri cuori battono
tutti per lui. E' stato un grande uomo. Ha cambiato la storia. Ha fatto la
storia. E' stato stimato e temuto, amato e rispettato da tutti, di qualsiasi
religione, ideale, pensiero politico. Tutti piangono la scomparsa di un uomo
che ha saputo alzare la voce con i potenti del mondo ed è stato un
padre misericordioso con i poveri e gli emarginati, i malati, i sofferenti,
i carcerati, i perseguitati politici, i giovani di tutto il mondo. Ha voluto
abbracciare tutti, negli angoli più sperduti del mondo e tutti si sono
sentiti vicini a lui come mai a nessun altro. E' morto uno di noi. Uno che
sapeva leggere nei nostri cuori. Uno che ha pregato per noi fino all'ultimo
istante della sua vita. E siamo sicuri che continuerà a pregare per
noi, lassù in Paradiso.
Oggi
sarebbe una giornata da pesce d'aprile. Ma a dire la verità non c'è
per nulla voglia di scherzare. Magari fossero pesci d'aprile le notizie
che arrivano da piazza San Pietro. Oggi mi sento veramente lontano dall'Italia.
Vorrei tanto stringermi alle migliaia di pellegrini, di romani, di turisti
che sono sotto la finestra del Papa a pregare per la sua salute. Il mio
cuore, i nostri cuori sono con loro, li seguiamo minuto dopo minuto, ora
dopo ora con l'angoscia di chi non ha ormai più la speranza. Aggrappati
ad internet come se fosse un cordone ombelicale che ci tiene legati al simbolo
della nostra terra, a quell'uomo di pace che venne da tanto lontano e che
catturò con la sua simpatia e la sua saggezza i cuori di tutto il
mondo. Esattamente 22 anni fa moriva nonna Lucia, l'ultima dei miei nonni.
Sembra un destino che questa data sia legata a perdite di persone tanto
care. In fondo anche lui è il nostro ultimo nonno e non vogliamo
perderlo. Ricordo ancora il giorno che siamo andati al giubileo dei giovani
il 16 agosto 2000. Erano milioni i ragazzi accampati a Tor Vergata per stargli
vicino e noi c'eravamo. Quel giorno, come lui, ci siamo sentiti ancora più
giovani. E ricordo ancora più indietro nel tempo quando il Santo
Padre subì l'attentato. Io ero a San Giovanni in Laterano ed ho pregato
per ore e ore perchè superasse quel difficile momento, e ci riuscì.
Ma questa volta non ci sono. Non mi sento proprio di scherzare. Vorrei tanto
che fosse soltanto uno scherzo.