Gianna:
sono tornata e sono già stanca. Mi ero abituata così bene! Ogni
giorno trovavo il piatto pronto e spesso non mi dovevo neanche preoccupare
di Francesca, era sempre in buone mani. E invece in questa prima settimana
sono tornata alla dura realtà: cucinare, cucinare e cucinare, pulire,
disfare le valigie, lavare, stirare e, nei momenti di pausa, tenere in braccio
Francesca che non pesa più un chilo e mezzo come quando è nata.
In Italia ero sempre in compagnia, allegra e impegnatissima. Qui invece non
vedo mai nessuno, uffà! Ho sempre sonno, non solo per il fuso orario
ma anche per la noia. L'unico vantaggio è che posso tranquillamente
seguire la mia dieta senza le grandi tentazioni italiane. Solo il pensiero
che devono passare 9 - 10 mesi per tornare in italia mi sento male. Mi mancano
tutti, in particolare i miei 5 nipotini. Mi mancano le lunghe chiacchierate
con le mie amiche quelle che mi conoscono veramente. A dire la verità
qui ho conosciuto altre ragazze, una in particolare si chiama Adele, una ragazza
semplice e sincera e mi sembra di conoscerla da sempre. Ha due bimbi, è
sempre impegnata ma trova sempre il tempo per farti una telefonata o solo
per ascoltarti. Sono doti poco comuni, almeno da queste parti...
Innanzitutto
tanti auguri di buon onomastico a nonna Michela che festeggia insieme a tutti
i Raffaele, Michele e Gabriele (auguri anche al cuginetto). Francesca non
riesce ancora ad abituarsi completamente al nuovo fuso orario. Per alcune
sere è sembrato che si fosse adeguata velocemente e invece quando arrivano
le 19,30 - 20 comincia a fare i capricci tipici dei bambini che muoiono dal
sonno. E la mattina alle 4,30 - 5 è già in piedi sveglia e pimpante.
Naturalmente per noi diventa difficile assecondarla e così, esattamente
come era successo all'andata in Italia (per tre sere consecutive ha preso
sonno alle 4 del mattino), soffriamo il fuso orario per riflesso a causa del
"fattore Francesca". Soltanto il tempo e le giornate che passano
potranno darci una mano. Per quanto riguarda il resto della giornata Francesca
è tornata quella di sempre, serena, tranquilla, passa il tempo a commentare
a voce alta tutto quello che vede, sente e tocca. Ma è molto esigente.
Pretende che 24 ore al giorno la nostra attenzione sia completamente focalizzata
su di lei, esattamente come succedeva quando c'erano i nonni ad assecondarla
e giocarla notte e giorno. Sicuramente farà più fatica ad abituarsi
della loro assenza piuttosto che del fuso orario...
In
questi 50 giorni italiani Francesca ha fatto notevoli progressi sotto tutti
i punti di vista. E' diventata una chiacchierona! Ogni parola che sente la
ripete, a modo suo, cercando di imitarne il suono. E capisce perfettamente
tutto quello che le diciamo. Le sono spuntati quasi improvvisamente un'infinità
di dentini (almeno 9), che le hanno permesso di mangiare veramente di tutto.
E l'ultima settimana ha anche cominciato a camminare. Sembra una paperetta,
sempre barcollante ma determinata. Si vedeva che ormai le mancava soltanto
il coraggio di lanciarsi e finalmente il 21 settembre ha iniziato la sua nuova
era, quella dell'indipendenza motoria! Da allora non vuole più essere
aiutata, va ovunque e vuole essere sempre presente in ogni attività
quotidiana. Ieri al supermercato ha preteso di spingere il carrello (naturalmente
con il nostro aiuto) ed ha divertito tutti quanti, clienti e commesse. Era
così minuscola che spariva dietro al carrello, pesantissimo e colmo
fino all'orlo, ma lo spingeva con tutta la sua forza e si arrabbiava se per
caso incontrava qualche ostacolo. Ogni giorno è sempre più difficile
dominarla, ha un carattere molto forte e non si piega facilmente. Ogni istante
può essere fonte di pericolo. Non appena la si allontana da qualcosa
che le piace, ne trova immediatamente un'altra ancora più pericolosa.
Ma si fa voler bene istantaneamente con i suoi magici sorrisi. Ci sono parecchi
cuori infranti, in Italia, che piangono la sua partenza: nonni, zii, amici,
piccoli corteggiatori...
Siamo
tornati finalmente a casa. Naturalmente in Italia si stava bene però
dopo quasi due mesi c'era il desiderio di tornare alle proprie cose, i propri
oggetti, le proprie abitudini. Siamo appena tornati e il fuso orario si sente
tutto, quindi abbiamo un sonno esagerato. Ma non potevamo non salutare tutti
coloro che ci vogliono bene e che probabilmente erano in pensiero per noi,
Abbiamo fatto un buon viaggio, Francesca ha dormito 6 ore e devo dire che
siamo proprio fortunati, è una bambina meravigliosa. E' vivace, indipendente.
ma capisce, quando si viaggia, che deve stare buona e attendere con estrema
pazienza la fine del viaggio. Appena arrivati ha dato la chiara impressione
che si ricordasse perfettamente di tutto, dei mobili, dei suoi giochi, Era
felice... anche se un po' titubante a camminare sulla morbida moquette. Beh,
il sonno ci sta sommergendo ... buonanotte.
La
lunga vacanza italiana per Gianna e Francesca sta per finire. Sto partendo
per andare a riprenderle, infatti penso che se non le trascinassi di peso
non verrebbero mai in Alabama di loro spontanea volontà. Una permanenza
così lunga è anche deleteria, perchè ci si abitua alle
comodità, al cibo, agli affetti e diventa difficile rinunciare a tutto
e riprendere i ritmi americani. A dire la verità non si tratta di accelerare
ma di rallentare i ritmi e questo è positivo. Osservando gli italiani
e gli americani di Huntsville si può notare abbastanza facilmente quanto
diverse siano le loro giornate. L'assenza di traffico, di caos, di rumore
rende tutto più placido, tranquillo, scontato. Il tempo si dilata enormemente
e si trova lo spazio per occuparsi di tante altre cose. Purtroppo l'aspetto
negativo è che le relazioni sociali sono molto scarse, quasi inesistenti.
Io in fondo ci sono abituato, avendo vissuto la mia vita tra Torino, città
fredda e distaccata, e Roma metropoli caotica ma a volte più fredda
di Torino, per quanto riguarda i rapporti tra le persone. In fondo anche a
Roma e Torino non andavo oltre al "buongiorno e buonasera" con il
dirimpettaio dello stesso pianerottolo. Qui cambia la lingua, "Hi, hello,
how are you doing?" ma i rapporti interpersonali non cambiano. Anche
per questo non vedo l'ora che arrivino Gianna e Francesca che con la loro
loquacità, malgrado la lingua, riescono a superare tutte le barriere.
Francesca con due
care amiche italiane, Oriana e Tea.
Una
cosa che sto facendo in questi giorni, approfittando che sono solo, è
di vedere film in lingua originale. Non mi capita spesso di poter vedere la
TV quando ci sono Gianna e Francesca, così ne approfitto per riabituarmi
ad ascoltare i dialoghi in inglese. A dire il vero non mi sento di aver fatto
molti progressi in questi 9 mesi. Continuo a fare una fatica enorme a capire
gli americani quando parlano svelto e usano quelle contrazioni che solo loro
possono capire. L'altra sera sono stato anche al cinema, tanto per vedere
che differenza c'era rispetto ai nostri cinema. Ho visto "War of the
worlds" (la guerra dei 2 mondi) di Spielbierg, tratto dal romanzo di
H.G.Wells, con Tom Cruise nei panni di uno scaricatore di porto che subisce
l'invasione degli alieni. Effettivamente i suoi dialoghi erano proprio da
scaricatore di porto e non ci ho capito niente. Fortunatamente chi ha visto
il film, e vive in USA da molto più tempo di me, ha confessato che
ha avuto le mie stesse difficoltà. Però che alienazione! A proposito
di cinema mi sono divertito ad osservare i frequentatori tipici. Era sabato
sera, quindi serata di libera uscita per i ragazzini, infatti secondo me l'età
media era 16 anni... Sembravano più interessati a comprare ettolitri
di Coca Cola e quintali di pop corn piuttosto che scegliere quale film vedere.
La struttura è identica a quella del Warner Village di Roma con le
stesse 18 sale disposte allo stesso modo. I botteghini identici e la rivendita
dei pop corn pure. Eppure non era una sala della catena Warner ma di un'altra
catena che si chiama Fandango. La globalizzazione si vede anche da queste
cose...
Cosa
mi stanno insegnando queste lunghe giornate solitarie? Innanzitutto la credenza
che si potesse ingrassare soltanto con la cucina della mamma o della suocera
è assolutamente da sfatare. Non riesco a capire perchè, pur
non mangiando in modo esagerato, continuo a mettere su chili. Al nostro ritorno
occorrerà cambiare totalmente regime alimentare altrimenti la prossima
volta non mi faranno neanche entrare nell'aereo come carico troppo pesante.
Eppure mica mangio le tipiche schifezze gonfia-palloni americane! In fondo
mangio soltanto un piatto di pasta a pranzo e un secondo con contorno a cena.
A dire il vero, le porzioni per una persona sola non si trovano e non posso
lasciare niente nel frigo altrimenti fra 10 giorni trovo la muffa. A tutto
ciò si aggiunge la paura di cucinare insipido e quindi spesso mi capita
di esagerare un po' con il condimento. Tutto qui. Certo un po' di carenza
d'affetto c'è, e poi ci si mettono il dolce di Ersilia, i biscotti
che mi son portato dall'Italia, quelli che mi sono fatto da solo ricopiando
la ricetta dei Tarallucci del Mulino Bianco (che sono venuti completamente
diversi, ma ho dovuto comunque assaggiarli) e un barattolino di Nutella scovato
nella credenza... insomma effettivamente ho mangiato, ma senza esagerare!
Penso che non basterà mettersi a dieta ferrea, mi toccherà correre
parecchi chilometri ogni giorno per smaltire il grasso in eccesso... Uffa!
Un posto particolare
dove trascorrere il tempo libero.
Della
serie "ogni giorno è la festa di qualcuno", oggi è
l'onomastico di tutte coloro che si chiamano Maria. Auguri a tutte quante
e soprattutto a Gianna (è una storia lunga ma fidatevi, è anche
il suo onomastico). Per regalo le ho fatto una sorpresa, ho anticipato di
un paio di giorni la partenza per Roma così la riabbraccerò
(naturalmente assieme a Francesca) due giorni prima. Ormai non sto più
nella pelle. Sono soltanto 8 giorni che mi barcameno da solo in questa landa
sperduta, ma mi sembra un'eternità. Il tempo non passa mai. Sembra
che il ticchettio dell'orologio nel soggiorno sia sempre più lento,
quasi a fermarsi. Naturalmente è solo un'impressione ma qui la vita
va così a rilento, piatta, senza sussulti, senza sapore, che ogni giorno
è identico al precedente ed al successivo. Soltanto la presenza di
Francesca e Gianna potrà ravvivare non soltanto la mia giornata ma
anche quella di tutta la comunità italiana in Huntsville. Infatti tutti
le stanno aspettando con ansia. Credo che anche il Mayor (sindaco) in testa
le accoglierà all'aeroporto con estrema gioia ed orgoglio, indossando
la fascia tricolore (bianca, rossa e blu) e tenendo saldamente le chiavi della
città in mano. Nel frattempo la banda municipale accompagnerà
l'evento intonando una musica allegra, probabilmente "O sole mio"
mixata con l'inno americano. Tutto naturalmente inserito nell'ambito delle
celebrazioni previste per il bicentenario della fondazione della città
(1805-2005) con la grandiosa coreografia di spettacolari fuochi d'artificio.
L'11
settembre è una data che non passa inosservata. Soprattutto per chi
vive in USA. Per tutto il giorno tutte le televisioni hanno ricordato i tragici
eventi di 4 anni fa ed hanno inevitabilmente messo in evidenza il parallelismo
con la furia distruttrice di Katrina. Stesse immagini di disperazione, di
distruzione, di impotenza. Per un giorno tutti gli americani si sono stretti
attorno al ricordo e alla solidarietà con le vittime di attentati e
calamità naturali. Da domani, probabilmente, ognuno tornerà
ad occuparsi del proprio giardino, della casa, del lavoro, della macchina,
della famiglia. Chi sta soffrendo continuerà a soffrire. Ma il telefono
continua a squillare, ci sono tante organizzazioni religiose, laiche, assistenziali,
che cercano denaro, in nome di Katrina, e continuano a ricordarci che c'è
ancora gente da salvare, corpi da recuperare. Qualcosa tuttavia sta cambiando.
Il delirio di onnipotenza, la presunzione di essere intoccabili e invincibili
si è sgretolata amaramente, sommersa da tonnellate di fango, annegata
in fiumi di sangue innocente. Oggi come 4 anni fa. Gli americani si stanno
ponendo molte domande. Auguro loro di trovare le giuste risposte, che siano
illuminate e, per una volta, portatrici di pace e sollievo per tutti.
Un ricordo per le
vittime delle calamità naturali e delle guerre.
Oggi
è il compleanno del mio papà (nonno Antonio). Tantissimi auguri
da parte mia e, naturalmente, anche da parte di Francesca (anche se ancora
non lo sa). Nonno Antonio si è praticamente sciolto come la neve al
sole da quando è nata Francesca. La sua prima nipotina femmina (dopo
tre vivacissimi nipotini maschi) ha cambiato completamente ogni suo atteggiamento.
Non è mai stato burbero, ma con Francesca non ci prova neanche a fingere.
Darebbe qualsiasi cosa per poterla prendere in braccio, si commuove ad ogni
parolina, ad ogni espressione, ad ogni timido passettino... Un bacetto da
lei lo farebbe arrivare al settimo cielo o ancora più su! In questo
periodo se la sta gustando, ma purtroppo i giorni in Italia stanno per finire.
Peccato. Ma credo che entro l'anno prossimo se la farà una transoceanica
pur di rivedere un sorriso della sua cara nipotina. Un piccolo pensiero anche
per un'altra persona che compie gli anni oggi. Un amico, un fratello. Uno
che ha sorriso tanto alla vita, ma a cui, invece, la vita non ha sorriso molto.
Vorrei tanto stringerlo al mio cuore e fargli sapere quanto gli voglio bene
e quanto vorrei averlo vicino a me, a sorridere, a scherzare, a fare ancora
quelle lunghe chiacchierate, quelle mangiate, quelle passeggiate, quelle vacanze
che hanno segnato tanti anni passati insieme. Se ho un sogno, oggi, è
di poter rivedere ancora quel sorriso che conservo stretto nel mio cuore.
Forza Graziano, tanti auguri per tutto, hai una moglie e una figlia stupende
che ti adorano e ti stanno sempre vicino. Ma soprattutto tieni duro, lo spirito
e la forza interiore non ti mancano e vedrai che con l'aiuto del Signore ce
la farai!
Non
c'è molto da dire e da fare in questo posto senza le mie donne. A dire
il vero non me le vado neanche a cercare le cose da fare. Mi piace oziare,
quando posso, e devo sfruttare il momento propizio. Ma sarò contentissimo
di riaverle con me. Sono due donne fantastiche che mi riempiono la giornata,
danno un senso ad ogni istante della mia vita. La cosa che mi sorprende é
che il tempo libero, che disperatamente bramo quando ci sono loro, ora non
ha più valore, non so più cosa farmene. Allora aspetto soltanto
che me lo cancellino inesorabilmente al loro ritorno. La generosissima Ersilia
mi ha anche preparato da mangiare per almeno una settimana, così non
devo neanche perdere tempo per cucinare. I piatti li lava la lavastoviglie
(è incredibile come una sola persona, che non cucina, possa sporcare
tanti piatti, posate e pentole in così poco tempo). La spesa l'ho fatta
il primo giorno (per questioni di sopravvivenza) e credo che potrei continuare
a sopravvivere senza tornare al supermercato per altri 10 giorni. Anche il
computer mi dà noia, i miei interessi sono stati ormai catturati tutti
da quell'esserino che a quest'ora (spero) sta dormendo tra le braccia di sua
madre a 8500 chilometri da qui. Come cambiano le prospettive, le abitudini,
gli interessi, le aspettative di un uomo che da poco più di un anno
è diventato padre...
Noi tre, fra qualche
giorno saremo di nuovo insieme.
Rispetto
a ieri le cose sono andate meglio. L'aria condizionata è stata riparata,
ho sostituito la batteria alla macchina e il frigorifero non piange più.
Ho anche comprato il primo telefonino americano, un Motorola 120T costruito
in Messico che ricorda molto i nostri primi cellulari, grossi e con il software
molto elementare. Ma costava soltanto 19 dollari (poco più di 15 euro)
e non ho resistito alla tentazione. Come i nostri vecchi ETACS ha la sim integrata
e non è sostituibile. I cellulari in America hanno avuto una storia
completamente diversa rispetto ai cugini europei. Soltanto da poco tempo sono
apparse le schede prepagate, finora era praticamente obbligatorio stipulare
un contratto con uno degli innumerevoli operatori di telefonia mobile. Il
vantaggio tuttavia era che il costo del telefonino era compreso nel prezzo
contrattuale e pertanto veniva offerto quasi sempre gratis. Ora con le schede
prepagate le tariffe sono un po' più simili alle nostre, anche se ci
sono ancora differenze notevoli. Ad esempio quasi sempre paga anche chi riceve
(telefonate o sms) e le ricariche non sono espresse in dollari ma in unità
che possono costare da 20 cent a 1 dollaro a seconda del taglio della ricarica.
Un minuto costa una unità, e non ci sono frazioni di minuto... I cellulari
non hanno un prefisso che li contraddistingue. Nel momento dell'attivazione
mi hanno chiesto in quale zona lo avrei usato prevalentemente e mi hanno assegnato
lo stesso prefisso di Huntsville. Con questo prefisso posso chiamare, spendendo
come se fosse una telefonata locale, buona parte del sud e dell'est degli
Stati Uniti, altrove posso chiamare ma in roaming, spendendo circa il doppio.
Insomma non è facile districarsi nella complessa matassa delle tariffe
telefoniche, esattamente come da noi in Italia.
Esattamente
un mese dopo la nostra rimpatriata, sono tornato all'ovile americano, da solo.
E' una strana sensazione quella che sto provando, una specie di déjà-vu.
Mi sembra di ripercorrere gli stessi avvenimenti, le stesse peripezie di 8
mesi fa quando arrivai per la prima volta in terra americana. Il benvenuto
me l'ha dato la Delta Airline che ha pensato bene di perdersi la mia valigia.
Speravo di raggiungere quota 100 voli senza dover subire l'inconveniente classico
di chi viaggia spesso in aereo e invece al mio 94° volo ho esperimentato
per la prima volta l'emozione e la rabbia di non vedere la mia valigia tra
tutte quelle che sono sbarcate a destinazione. L'inconveniente, fortunatamente,
non è stato molto grave perchè rientravo a casa e stamattina
non sono andato al lavoro (oggi è la festa dei lavoratori in USA),
ma poteva andare peggio. Me l'hanno consegnata a domicilio stamattina alle
11,30 dopo circa 18 ore di attesa. Naturalmente l'hanno aperta e vivisezionata
tutta, credendo di trovare esplosivo nei barattoli della camomilla e nei tubetti
di Pasta Fissan di Francesca. Hanno risparmiato le bambole ma potrebbero averle
scansionate ai raggi X. Stamattina ho anche dovuto combattere con l'automobile
che, prima della nostra partenza, aveva già dato segni di batteria
a terra e naturalmente, dopo un mese di inattività, non ha voluto più
saperne di partire. Anche l'aria condizionata è moscia e non funziona
a dovere. Dovrò segnalare il guasto alla reception. E non ho ancora
fatto la spesa, il frigorifero piange a dirotto. Un bell'inizio, non c'è
da dire...
Il
grande giorno è arrivato! Siamo finalmente in ferie! Non è che
qui ci siamo stancati troppo (parlo almeno per il sottoscritto), però
le ferie almeno una volta l'anno ci vogliono. E che ferie sono se, dopo un
anno di lontananza, non le trascorriamo con i nostri cari? Così siamo
tutti in fibrillazione. Persino Francesca si rende conto che c'è aria
di novità in famiglia. Speriamo soltanto che ci faccia fare un viaggio
sereno, senza mal di denti e d'orecchi. Mi ricordo l'andata, a marzo, fu un
calvario, soprattutto durante gli atterraggi. Probabilmente non avrò
la possibilità (e il tempo) di aggiornare regolarmente questo diario.
Del resto vedremo di persona gran parte dei nostri lettori più affezionati.
Comunque a tutti auguriamo BUONISSIME VACANZE e (soprattutto per chi le ha
già fatte) BUON FERRAGOSTO!